Avere il “pugno di ferro” è sinonimo di carattere per chiunque usi la forza per imporsi. Nel fumetto british questo concetto va alquanto oltre la metafora e battezza il serial di Ken Bulmer disegnato da Jesus Blasco.
Tutto parte da un’idea fulminante che inverte l’esito di una circostanza incresciosa.
Nell’ottobre 1962, Louis Crandall perde la mano destra durante un esperimento scientifico, riottenendola in versione metallica, sostituita da una protesi d’acciaio. La faccenda in sé sarebbe già sfigata, ma all’assistente del professor Barringer la menomazione non basta e, catalizzando sfortuna alla Fantozzi, finisce con incappare in un altro incidente di laboratorio investito da una potente scarica elettrica.
Povero ragazzo, pensiamo, ridotto in polvere nel fiore degli anni.
Saremmo già pronti a toglierci il cappello piangendone la dipartita, eppure da lettori cresciuti a Marvel e DC Comics nasce il sospetto che un evento simile sia il biglietto da visita di qualcosa d’altro.
Infatti, per una strana combinazione creatasi tra l’arto meccanico e la corrente, il corpo di Crandall diventa per qualche tempo invisibile e il nostro eroe va simpaticamente in tilt, diventando così la prima incarnazione psicotica di Steel Claw, di professione super-criminale.
L’attività fumettistica de L’artiglio d’acciaio prende il via così, sotto la stella del crimine, proponendo il suo titolare in un ruolo negativo imparentato non poco al folle Griffith di Herbert George Wells.
Entro pochi episodi, i limiti di un soggetto dal protagonista cattivo e le aspettative del target giovanile cui è rivolto, fanno in modo che Louis Crandall si penta, ritornando in sé, per riprendere i binari della normalità brevemente offuscata a causa del sinistro.
Ripulito nello spirito (e supponiamo anche nella fedina penale) Crandall entra al servizio dello spionaggio inglese, in una posizione che lo rende una sintesi tra un super-eroe e James Bond, essendo dotato di qualità sovraumane e di un gadget (la mano), che verrà implementato via via di nuove risorse. Nella sua permanenza all’interno della Shadow Squad vedremo il personaggio ricevere una caratterizzazione meno ricca della sua controparte meccanica, dimostrando che anche uno stereotipo appena abbozzato può bastare a una storia, se sono variati gli ingredienti di contorno. L’artiglio (vero protagonista della serie) avrà quindi più funzioni di un coltello svizzero, predisponendosi al lancio di proiettili, a quello di micro-missili, gas e scariche elettriche, oltre che diventare radio ricetrasmittente alla bisogna ed essere teleguidabile come un drone.
Mentre Tim Tully subentra a Bulmer ai testi, il plastico Jesus Blasco – autore in patria del fortunato comic Cuto – rimane a lungo il disegnatore della serie, cui si aggiungono per esigenze editoriali altri fumettisti attivi in UK come Massimo Belardinelli (dello staff di 2000 AD), oltre a Cambiotti, Rosi, Di Maio e lo spagnolo Carlos Cruz.
In una parentesi narrativa seguente al passaggio di consegne degli autori, l’Artiglio assumerà anche uno status supereroistico a tutti gli effetti, indossando un costume attillato con tanto di antenne, poi tornando in abiti civili uscirà dalla Shadow Squad per trasferirsi in Sudamerica dove potrà far perdere le tracce del suo passato criminoso e riciclarsi come detective.
Non male per Louis, che in una vita spesa contro mostri, alieni, cyborg geniali e organismi spionistici in puro stile SPECTRE, riesce sempre a stare in scena divertendo i lettori di un numero impressionante di paesi.
Nella sua avventura editoriale Steel Claw passa dalle pagine di Valiant, su cui debutta nel 1962, a una serie di albi mensili del 1967 (alternandosi con The Spider di Cowan e Bunn) e infine approda nel 1975 sulle pagine di Vulcan, un progetto antologico della Fleetway in cui la casa editrice londinese vi ristampa i suoi eroi più popolari. Nel frattempo, la scala editoriale de l’Argiglio, diventa internazionale, vedendo tra gli anni 1960 e gli ’80 la sua pubblicazione in Francia, Spagna, Germania (sul magazine Kobra), oltre a Finlandia, Olanda, Portogallo, Svezia, Yugoslavia e persino il continente indiano.
Da far rodere d’invidia pure Topolino.
Le incarnazioni mondiali dell’eroe assumono nomi diversi, in cui si dà rilievo al suo arto meccanico o all’invisibilità, e il formato generalmente è quello di albi pocket monografici, salvo le pubblicazioni su rivista.
In Italia le storie de l’Artiglio d’acciaio hanno una vita vagabonda, apparendo su numerose testate ed edizioni spesso parziali e interrotte. Dopo una presenza in forma di striscia quotidiana sulle pagine de Il Giorno e ABC dei ragazzi tra il 1962 e il 1963, Crandall riappare nel 1967 con quattro numeri per la collana Apollo di Agena Editoriale. Elemento di particolare interesse della pubblicazione sono le belle copertine pittoriche di Carlo Jacono, che, insieme alla confezione grafica a fondo nero, sottolineano l’aspetto spionistico della serie ammiccando alla Mondadoriana Segretissimo. Subito dopo, gli albi artigliati riappaiono nella collana Testarossa della Bianconi, per snocciolare nove numeri dal 1967 e il 1968 con le copertine prodotte del pittore italo-americano Pino Dangelico.
Pur non trovando una dimora fissa nel panorama italiano, il comic torna a più riprese vedendo nuove sporadiche presenze nei 1970 sulle pagine del rinnovato L’Avventuroso delle edizioni Sole e poi in alcune comparse sui pocket della Sansoni, in cui lo troviamo in compagnia di altri personaggi targati Fleetway, da Rick Random a Tim Kelly e l’occhio di Zoltec, ad Adam Eterno.
Le edizioni Planeta – De Agostini, sensibili all’interesse del pubblico per personaggi vintage di spessore, gli dedicano recentemente una ricca riedizione in volume delle prime storie restaurate.
Sul fronte britannico, invece, il vecchio Steel Claw riaffiora dal suo termine di corsa in varie incursioni, le cui più rilevanti sono una ristampa per Quality Comics del 1986 e la presenza all’interno della serie Zenith scritta da Grant Morrison per 2000 AD.
Il geniale Alan Moore, pratico di riscritture e vecchi Gentlemen, recupera il personaggio insieme ad altri eroi coevi reinserendoli nel 2005 dentro la mini-serie di sei numeri Albion.
In questi albi della DC Comics scritti dalla figlia Leah col marito Jack Reppion, vediamo riapparire molti eroi appartenenti alla IPC Media con i disegni di Shane Oakley e George Freeman.
Questi personaggi dei comics vengono descritti come figure reali, nascoste alla conoscenza del pubblico e tenute in prigione dal governo con ruoli di guardiani o d’internati, come nel caso del nostro Steel Claw, di Tim Kelly e The Spider.
È un classico esempio di corsi e ricorsi storici. Dopo essere partito dal crimine, Louis Crandall alla lunga finisce in gattabuia, dimostrando però una tenace presenza sulla carta stampata, capace di ancorarsi al presente con nuove incarnazioni e identità.
Con quelle sue dita adunche e ungulate un eroe chiamato Artiglio d’acciaio non poteva proprio non lasciare il segno.
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