Ci sono le storie di due rivincite in questa notizia: come ricorderete, qualche anno fa il regista sudafricano Neill Blomkamp non solo aveva proposto un sequel diretto di Aliens – Scontro finale alla Fox ma la major e Sigourney Weaver si erano detti ben disposti a realizzarlo. Salvo arrivare Ridley Scott, il quale in quanto produttore della saga decise che potevano esistere solo i suoi capitoli prequel, fermando il progetto e prendendosi anche il sottotitolo: Awakenings.
L'altra storia era nascosta nel limbo delle produzioni mai realizzate: i due sceneggiatori originali del primo Robocop di Paul Verhoeven, ovvero Ed Neumeier e Michael Miner aveva già all'epoca del primo film realizzato una prima stesura per un sequel, ma allora come accaduto anche qualche anno fa, arrivò lo sciopero degli sceneggiatori, loro vennero tagliati fuori e il celebrato fumettista Frank Miller venne chiamato a scrivere la sua versione, mentre il regista Irvin Kershner (Star Wars: l'impero colpisce ancora) veniva chiamato a dirigere Robocop 2, un sequel che divise pubblico e critica ma che fu comunque migliore del pessimo Robocop 3.
Nella giornata di ieri, Deadline Hollywood ha riportato in esclusiva che la MGM ha dato la luce verde alla realizzazione proprio del suddetto sequel: i due sceneggiatori rimarranno in carica come produttori esecutivi e consulenti creativi, mentre alla regia è stato chiamato proprio Neill Blomkamp (District 9, Elysium), il quale non solo riesce finalmente a realizzare un sequel, ma proprio quello del film che lui stesso ha definito come fondamentale per la sua formazione come regista.
Il sogno diventa realtà
Blomkamp ha raccontato non solo di quanto il film originale lo abbia influenzato fin da piccolo, ma di come ancora oggi abbia un significato profondo nascosto sotto la superfice che ben si adatta ai nostri tempi:
Io spero di realizzare quanto di più simile a un vero sequel del primo film, questo è il mio obiettivo.
E parla dei due aspetti del film: da una parte la rappresentazione dell'era di Reagan, il tema anni ottanta dell'America sotto steroidi, il consumismo e il materialismo, dall'altra la ricerca di una identità.
Per Blomkamp Robocop è un western, un film di fantascienza e un dramma in cui la connessione umana è importante, la perdita della propria identità da parte di coloro che vogliono trarne beneficio.
E conclude che è entusiasta di poter lavorare ancora con lo sceneggiatore Justin Rhodes (anche al lavoro sul sequel di Terminator 2 e su Green Lantern Corps), perché nella sua riscrittura della sceneggiatura originale sta inserendo molti di quegli elementi che facevano parte del mondo di Verhoeven.
La sceneggiatura originale
Sì, perché come abbiamo anticipato, il duo di sceneggiatori del film originale aveva realizzato uno script per il sequel, che non venne mai realizzato, anche perché come ha spiegato Neumeier, Verhoeven riteneva i sequel come una cosa non di classe motivo per cui non volle farne parte, poi arrivò lo sciopero e loro dovettero lasciare il progetto del tutto.
Ma racconta che, quando Trump stava per diventare presidente, ricevette una telefonata dal presidente della MGM Jon Glickman il quale gli chiese
Non avevate scritto un sequel [di Robocop] in cui la star di un reality show partecipava alle elezioni e vinceva?
Sì, lo avevano fatto, motivo per cui Glickman chiese loro di aggiornare lo script, che poi finì direttamente nelle mani di Blomkamp e di Rhodes, diventando Robocop Returns, che si presenta come il sequel diretto del primo film, quindi ignorando i due sequel e il reboot del 2014 diretto da Josè Padilha, nonché ovviamente le serie tv.
Non ci sono ancora date ufficiali né notizie sul ritorno nell'armatura del protagonista originale Peter Weller. Voi che ne dite, è possibile ricreare il tono iperviolento, satirico e grottesco dell'originale ai giorni nostri?
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