David Kyle Johnson è un professore associato di filosofia al King's College in Pennsylvania. Per i suoi corsi universitari utilizza la cultura pop per spiegare argomenti filosofici, scrivendo in tal senso anche vari libri e articoli su cartoni animati come South Park o serie tv come Doctor Who e Heroes, fino a film come Inception. A margine del suo recente corso dal titolo Sci-Phi: Science Fiction as Philosophy, il professor Johnson ha scritto un articolo per Psychology Today in cui ipotizza che le decisioni politiche del presidente degli Stati Uniti stiano favorendo, ma allo stesso tempo danneggiando, la fantascienza.
Proviamo a capire in che senso.
Fatta una premessa in cui Johnson pone la fantascienza e la filosofia in stretta connessione (citando pensatori come Platone, Luciano di Samosata, Rousseau, Hobbes, Bacone e altri), il professore sostiene che la science fiction ci aiuta a migliorarci perché permette di esplorare temi filosofici e spazzare via i nostri pregiudizi. Il meccanismo è semplice: davanti ad una storia di fantascienza mettiamo necessariamente da parte i nostri preconcetti per aprirci a qualcosa di totalmente nuovo e “alieno” alla nostra vita, ma spesso – sostiene Johnson – alla fine della storia ci accorgiamo che è molto simile alla realtà in cui viviamo. E questo ci consente di guardarla da un altro punto di vista e, in alcuni casi, di cambiare opinione, di rivalutare le nostre convinzioni su un tema o un fatto.
Il professore fa un esempio utilizzando Star Wars. Paragonando l'ex presidente degli Stati Uniti George Bush con l'imperatore Palpatine, il docente sostiene che come quest'ultimo ha usato falsi pretesti per riorganizzare “La Repubblica” nel “Primo Impero Galattico”, così Bush ha utilizzato false e inesistenti premesse per scatenare la guerra in Iraq (le ormai famose armi di distruzioni di massa che non sono mai state trovate). Certo, aggiunge Johnson, forse la cosa è stata voluta da George Lucas, che ha cominciato ascrivere il film proprio negli anni in cui Bush scatenava l'offensiva contro l'Iraq, ma se molti avessero visto il film prima o contemporaneamente alla guerra forse avrebbero cambiato opinione in merito a quel conflitto e il presidente non avrebbe avuto il sostegno che gli americani gli attribuirono in quel momento.
Qualcosa di simile accade con la presidenza di Donald Trump ai giorni nostri. Prima di tutto Johnson nota come oggi la fantascienza sia molto popolare: dai film sui Supereroi a quelli della saga di Star Wars, senza dimenticare le serie televisive del momento come The Handmaid's Tale, tratta dal romanzo distopico di Margaret Atwood. Ma il professore di filosofia va oltre, sostenendo che molte opere di fantascienza sono ridiventate attuali grazie proprio a Trump e questo sarebbe un bene per la fantascienza stessa. Johnson fa l'esempio di due romanzo. 1984 di George Orwell e Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. Entrambi sono ambientati in un mondo in cui i libri vengono bruciati e la stampa è soppressa o controllata. Ebbene, Trump ha intrapreso fin dalla sua elezione una vera e propria campagna contro la stampa, denigrandola continuamente. Trump, sostiene il docente americano, vuole rivedere la legge sulla diffamazione in modo da consentirgli di citarli in giudizio ma in modo che il tutto avvenga in silenzio, senza il clamore mediatico. Ancora, secondo Johnson, l'amministrazione usa spesso notizie false o alternative per far passare propri messaggi e in questo Fox News sarebbe il primo strumento utilizzato dall'amministrazione Trump, Non a caso il docente paragona il telegiornale americano al Ministero della Verità presente in 1984.
E non è un caso che proprio il romanzo di Orwell e Fahrenheit 451 di Bradbury sono schizzati in alto nella classifica dei libri più venduti all'indomani dell'elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti.
Fin qui, il professore – facendo anche altri esempi, tra cui il triplo episodio intitolato in italiano La rivolta che pare la seconda stagione di Star Trek: Deep Space Nine – afferma che Trump e la sua amministrazione stanno consentendo alla fantascienza (letteraria e televisiva in primis) di emergere con forza, di ritornare a essere rivalutata, ma c'è anche un aspetto negativo. Secondo Johnson la fantascienza potrebbe essere considerata anche meno credibile, perché quasi sempre nelle sue storie i “cattivi” (vedi il Palpatine di Star Wars) alla fine vengono sconfitti, ma il docente non è ottimista che anche Trump possa essere messo da parte con l'inchiesta avviata dal procuratore speciale del Russiagate, Robert Mueller.
Tuttavia, come nota lo stesso professore di filosofia, 1984 non finisce proprio bene per il protagonista, che viene arrestato e ricondizionato per essere un cittadino modello.
Un dato, tuttavia, emerge con forza nelle riflessioni di Johnson: parte della fantascienza, la migliore potremmo dire, del passato e anche del presente, è un ottimo strumento per analizzare la realtà odierna, la società in cui viviamo. Cosa che non ci pare di poco conto.
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