Per tante generazioni di telespettatori, Ron Howard è stato, e resterà per sempre, Richie Cunningham, il miglior amico di Fonzie nella serie televisiva Happy Days, ma la carriera del poliedrico attore e regista è iniziata presto, a 5 anni, quando Howard apparve in un episodio della serie tv Ai confini della realtà. Da lì sono arrivati ruoli in film e programmi televisivi, fino ad approdare nel cast del film di George Lucas American Graffiti del 1973, che omaggiava la gioventù dei ragazzi degli anni cinquanta-sessanta.
Oggi, Howard è un regista di grande successo. Sue sono pellicole come A Beautiful Mind e Apollo 13, così come fortunate commedie come Parenti, amici e tanti guai (Parenthood) e Splash, una sirena a Manhattan. Più recenti sono i film tratti dai bestellers di Dan Brown Il codice Da Vinci, Angeli e Demoni e Inferno, con protagonista il premio Oscar Tom Hanks. Ma non possiamo non citare anche Cinderella Man – Una ragione per lottare, con Russell Crowe, con il quale aveva già collaborato a A Beautiful Mind, che è valso a Howard l’Oscar come miglior regista.
Tra gli altri film del regista americano ricordiamo anche Fuoco assassino e Cocoon, l'energia dell'universo, Il grinch e Ransom – il riscatto.
Insomma, Howard è cresciuto ad Hollywood in tutti i sensi e può ben dirsi un veterano della Mecca del Cinema Americano. Non è un caso, quindi, che sia stato chiamato in fretta e in furia dopo il defenestramento di Phil Lord e Chris Miller, a causa di divergenze creative e altri problemi con la Disney e la Lucasfilm, per predere le redini e la regia di Solo: A Star Wars Story. A quanto pare il tono del film stava diventando troppo comico e soprattutto, pare, che i due non stessero seguendo alla lettera la sceneggiatura scritta da Lawrence e Jonathan “Jon” Kasdan.
Howard, nel corso di alcune interviste rilasciate ai giornali statunitensi, ha dichiarato:
“Non sapevo che ci fosse un qualche tipo di conflitto, non avevo sentito nessuna voca a tal proposito. Kathleen Kennedy (presidente della Lucasfilm) mi chiese se potevo incontrare a colazione Lawrence Kasdan, ma non mi disse perché. E quando arrivai lì, c'era anche Jon Kasdan. Quest'ultimo mi chiese: «Prenderesti in considerazione l'idea di assumere il controllo del film?» E ho risposto: «Beh, sono lusingato, ma non riesco a immaginarmi a farlo veramente». Loro, in realtà, avevano già deciso. Ho letto la sceneggiatura e ho visto che descriveva la vita del giovane Han Solo prima di diventare quella figura iconica che tutti amiamo. Sapevo che c'era un cast fantastico. E, per un periodo di circa tre giorni, ho valutato la cosa e, a un certo punto, mia moglie Cheryl mi disse: «Ti conosco abbastanza bene e penso che resterai deluso se non lo farai». E, ovviamente, aveva ragione, come sempre.
Il regista di Coocon ha svelato anche come è nata l'idea di realizzare un film con protagonista Han Solo.
Questa storia – ha spiegato Howard – è stata creata prima che la Disney acquisisse la Lucasfilm e avesse ideato un business plan per fare più film di Star Wars. C'è stata una riunione con Kathleen Kennedy, George Lucas e Larry Kasdan, dove si sono chiesti: oltre i film della saga quale altro film sarebbe interessante per i fan e creativamente eccitante? E Larry e George furono d'accordo che era un film sul giovane Han Solo.
Howard ha comunque riconosciuto i meriti dei due registi che lo hanno preceduto e la loro impronta è comunque presente nel film.
Non ho assistito alle diatribe, sono solo stato chiamato, ho fatto il mio lavoro e ho ringraziato Lord e Miller per il loro. Sì, abbiamo portato molte sequenze in una direzione differente da quella preventivata da loro e sperimentato di più, quindi direi che c'è molto di me adesso nel film, ma le loro impronte digitali sono davvero dappertutto e di questo gli sono molto grato.
Anche se Howard è entrato nel progetto a riprese praticamente non solo iniziate, ma in stato avanzato, realizzare la storia è stata comunque un'avventura eccitante, che ha anche fornito al regista una luce diversa su tutta la saga di Star Wars.
Quello che ho imparato è che la ragione per cui questi film di Star Wars piacciono tanto, e che finiamo per vederli più di una volta, è che ti intrattengono in tanti modi diversi. E non me ne ero reso conto da fan. Ma quando stavo dirigendo le scene, ho capito che è una vera sfida. Ci sono elementi d'azione, di fantascienza, che sono molto particolari per questo genere di film; hai questa miscela di umanità, umorismo e dramma. Ed è come giocare a scacchi tridimensionali. George Lucas mi aveva detto: «Fidati del tuo istinto. Penso che ti troverai a tuo agio in questo universo cinematografico». E aveva ragione.
Solo: A Star Wars Story ha un cast che comprende Alden Ehrenreich, Emilia Clarke, Donald Glover, Woody Harrelson, Thandie Newton e Paul Bettany, ma non c'è dubbio che l'attenzione di tutti è concentrata su Alden Ehrenreich che interpreta per l'appunto l'iconico personaggio della saga di Star Wars che risponde al nome di Han Solo. Sull'approccio che l'attore ha scelto per accostarsi al personaggio e al suo precedente interprete Harrison Ford, il regista ha spiegato che hanno lavorato insieme.
Si trattava di prendere ispirazione da Harrison. Penso che Alden abbia pensato un po' al corpo per creare un collegamento quasi subliminale. Io lo feci, per Genius: Einstein, con Geoffrey Rush che interpretava il vecchio Albert Einstein e Johnny Flynn che invece era Einstein da giovane. Passavano un po 'di tempo insieme a elaborare alcuni tratti fisici e alcune scelte del linguaggio del corpo che Einstein poteva usare. E ho pensato che fosse una buona idea anche per Solo: A Star Wars Story. Alden, ovviamente, ci aveva già pensato. Ma avevamo anche Larry Kasdan che ha scritto per Han Solo interpretato da Harrison Ford così tante volte. Così è stato tutto più facile.
A proposito dell'ambientazione e del momento storico del film, Howard ha spiegato che:
È ambientato in un altro momento, in cui l'Impero governa tutto in modo opprimente. Naturalmente il film è in gran parte la storia di questo rinnegato, un ragazzo, in cerca di libertà, che tenta di fuggire da ogni tipo di oppressione.
C'è un altro personaggio, oltre al cast di attori, che ha la sua importanza, ed è il Millennium Falcon, l'astronave che è tutt'uno con il personaggio di han Solo. Ron Howard al proposito ha detto:
La relazione di Han con il Falcon è davvero interessante. Ho riflettuto molto su ciò che ho imparato sui piloti di Formula 1 con il film Rush, su come si crei una simbiosi tra i piloti e le auto da corsa. Ottieni l'autista giusto con l'auto giusta e il setup giusto e all'improvviso si materializza un campione. Così è anche per Han Solo e il Millennium Falcon.
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