Se avete davvero creduto che il grande e compianto Douglas Adams sia morto nel 2001, virtualmente lasciando incompleta la sua celebre Guida galattica per autostoppisti (a parte il proseguimento firmato da Eoin Colfer intitolato E un'altra cosa…, 2010 Strade Blu) dovrete essere pronti a ricredervi: Adams è ritornato, solo che ora si è trasformato nella scrittrice americana Catherynne M. Valente.
Da noi è uscito solo il suo romanzo per bambini La bambina che perse la sua ombra per salvare la magia del mondo (Sperling & KUpfer, 2013) in realtà facente parte del ciclo Fairyland, ma in patria era arrivata alla ribalta con due romanzi molto cupi come Palimpsest (2009, finalista all'Hugo) e Deathless (2011), almeno fino al 10 aprile scorso, quando negli Stati uniti è uscito il suo nuovo romanzo, intitolato Space Opera, e tutto è cambiato.
Così tanto e così in fretta che la Universal non ha perso tempo e ne ha acquisito i i diritti e messo al lavoro il regista e sceneggiatore di Jurassic World (nonché sceneggiatore dei tre capitoli e regista del futuro terzo film) Colin Trevorrow, per realizzare la sceneggiatura di una storia che sembra uscita direttamente dalla macchina da scrivere di Douglas Adams.
Dunque, cosa succede in Space Opera?
Tutto comincia con Enrico Fermi che si lamenta del sole torrido del deserto, inconsapevole che nell'universo, molto lontane da noi, esistono migliaia di razze aliene di ogni forma e tipo: gli uomini fungo che venerano il (la?) grande Chanterelle, palloni di vetro che contengono gas senzienti chiamati Ursula, gli Inaki, una razza di lucciole così piccole da essere praticamente invisibili ma capaci di creare una sofisticata coscienza di gruppo, a patto di poter trovare rifugio nel corpo degli elefantiaci Lensari. E non solo, quello che riteneva di essere l'impero dominante, ovvero gli Alunizar, una specie di tunicate (per noi semplici esseri invertebrati marini) spaziali, scopre l'esistenza degli Sziv, una razza di alghe rosa che si è evoluta alla velocità della luce grazie alla creazione di nanocomputer basati su spore e il cui linguaggio consiste in un grido luminoso lungo anche quattrodici ore e in grado di far andare a male il latte nelle vicinanze. Senza contare gli Hrodos, i Voopret, i Meleg o i 321, solo alcune delle razze più assurde che purtroppo a un certo punto hanno deciso che dovevano decidere chi era superiore.
Risultato, la cosiddetta Guerra dei senzienti, durata fino a, come dice l'autrice, cento anni fa venerdì prossimo.
Alla fine, dopo essersi divorati, evaporati o bombardati, i pochi rimasti hanno deciso che era arrivato il momento di cambiare, letteralmente, musica, creando un gran premio megagalattico, in parte combattimento di gladiatori, in parte concorso di bellezza, di danza, di canto, in qualsiasi modo le varie specie siano in grado di farlo. È una grande e folle festa, in cui chi perde viene sterminato fino all'estinzione, per lasciare il tempo al loro pianeta di creare una nuova specie senziente.
Ed è così che un bel giorno gli umani vedono arrivare gli alieni simili a uccelli chiamati (casualmente?) Esca, che dopo aver scoperto la nostra esistenza in pratica impongono la partecipazione del pianeta Terra al concorso galattico.
Così vengono scelte due ex rock star ormai decadute, Decibel Jones e Oort St.Violet, ex componenti della band Decibel Jones and the Absolute Zero, i quali non si vedono da tempo e covano ancora vecchie ferite.
Riusciranno Decibel e Oort a superare le loro diffidenze e vincere la competizione?
La caratteristica che rende la Valente così simile ad Adams risiede nella sua capacità di usare lo humor e la comicità per trattare temi molto seri e attuali come razzismo, genocidio, discriminazione, in una non troppo velata analisi dei giorni nostri attraverso questo tanto colorito quanto letale festival universale.
Non ci sono per ora date di arrivo né per il film né per un'edizione italiana del romanzo, ma molto presto riceveremo un invito dallo spazio che proprio non potremo rifiutare.
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