Una delle immagini più iconiche della fantascienza cinematografica è quella di Yul Brynner col cappello nero da cow boy che, spietato, insegue Richard Benjamin per ucciderlo. L'androide ribelle che diventa una macchina di morte inarrestabile: l'abbiamo vista anche in Terminator, in Battlestar Galactica, nella serie tv Westworld, e in molti altri film. Se la fantascienza visiva indulge spesso nella figura del robot cattivo, la fantascienza letteraria invece ha spesso usato il robot come metafora dello schiavo, del lavoratore sfruttato.
Runaway, il corto del 2017 che vi proponiamo oggi, è una sintesi di entrambi questi punti di vista. La metafora del razzismo è evidente; i robot, che hanno rubato il lavoro agli esseri umani e quindi ne sono perseguitati, come accade ai migranti in USA come in Europa. Ma non mancano i riferimenti cinematografici, a partire dalle pistole e dal cappello nero del cacciatore (di androidi…).
Gli attori sono tutti più o mano dilettanti, ma abbastanza esperti; Rico E. Anderson, che interpreta il pistolero nero, è apparso anche in diverse serie tv, tra cui Orville; Ed Trucco, che interpreta il "buon samaritano", è comparso in Mr. Robot. Nessuna parentela, sembra, con Michael Trucco, androide di Battlestar Galactica. Registi e sceneggiatori Harrison Heller e Tommy Kraft. Quasi tutti, cast e autori, hanno lavorato in produzioni amatoriali di Star Trek, come Star Trek: Horizon o Prelude to Axanar.
Curiosità: questo è il secondo corto intitolato Runaway che vi proponiamo.
Buona visione.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID