Giovanna Carboni nasce vicino Roma nel 1974. Lavora a RAISAT ART e collabora con riviste musicali. Questo è il suo primo romanzo.

In una società futuribile, o già introdotta nel tempo presente, il vinile è illegale: la polizia fa irruzione nelle radio per sequestrare i vinili. La protagonista è innamorata, o almeno così crede, di uno speaker di una radio indipendente che propone al pubblico dei suoi ascoltatori dischi rigorosamente rigati, vecchi, incisioni su vinile. La protagonista ad un certo punto della sua vita decide che è tempo di andare a cercare se stessa: la sua valigia è un computer portatile e i contatti con il mondo sono a stretto giro di posta elettronica. Si rifugia presso un'amica: qui scopre che la vita può essere anche morte soprattutto quando si ha a che fare con la lotta contro la volgare globalizzazione. Il fidanzato della sua amica durante una pacifica manifestazione viene preso dagli squadroni della polizia, malmenato e portato in questura dove muore per le violente percosse subite. Ovviamente dimostrare questa verità sarà impossibile e la giovane protagonista, sconfitta, demoralizzata, fuggirà in Sardegna sempre alla ricerca di se stessa: qui incontra due hacker, un incontro miracoloso quanto improbabile. I due hacker sono una giovane coppia che la protagonista conosceva solo tramite le mail; grazie a questo incontro, la protagonista ritrova se stessa. Poi, come nel più mieloso romanzo harmony, il fidanzato, lo speaker, la raggiunge in Sardegna e per la prima volta nella sua vita dice alla ragazza a chiare lettere di amarla. Ed ecco le solite lagrime di rito. Adesso la protagonista è stanca del fancazzismo (!) e anche lo speaker di una improbabile radio indipendente, ora, entrambi sono pronti ad impegnarsi seriamente per il resto della loro vita a vivere seriamente (!). Intanto i vinili continuano ad essere merce fuorilegge. Ma c'è di più... e io non me la sento proprio di raccontare tutta la storia.

E' un esordio letterario né felice né banale, semplicemente un esordio: la peculiarità più saporita di questo romanzo è l'incontro con una (ir)realtà che si dipana attraverso la rete informatica, gli hacker, la musica come messaggio di protesta. Non è fantascienza, non è forse neanche fiction, è piuttosto la scusa per parlare di musica e dischi; poi la lotta contro la globalizzazione è un accessorio che l'autrice ha inserito nel tessuto narrativo per dargli una apparenza di valorizzazione sociale/politica. Fortunatamente Giovanna Carboni, pur citando William Burroughs, scrive utilizzando registri narrativi nostrani, non tenta di emulare gli scrittori americani che ama (o che dice di amare), ed è questo un punto che va a suo onore: purtroppo, chi oggi esordisce nel già vasto panorama editoriale ha l'assurda pretesa di scrivere scopiazzando gli stili dei grandi maestri della letteratura americana con risultati pietosi. Pur non essendo un capolavoro, pur adottando un edulcorato cliché a lieto fine, il romanzo non è malvagio, non completamente: si lascia leggere se non si hanno grandi pretese. E la protagonista di Hai presente Seattle? così come Giovanna Carboni non nutrono grandi pretese politiche/sociali/comunicative, solo un quasi genuino desiderio di una vita borghese farcita da qualche avvenimento inatteso e un po' di fancazzismo per addolcire l'amara pillola del quotidiano vivere.