Quello che maggiormente colpisce di La matematica dell'infinito, saggio della divulgatrice scientifica matematica Eugenia Cheng, è l'estrema semplicità con la quale avviene il passaggio tra esempi semplici (ma non banali) e rigore formale.
L'infinito è una cosa che troppo spesso nella mia esperienza di studente ho trattato quasi senza timore.
Eugenia Cheng spiega a tutti perché. Ossia spiega il percorso che la matematica ha compiuto per arrivare a rispettare un concetto che se oggi sembra maneggiato dai matematici con disinvoltura, è grazie una lunga storia che dall'istintualità dell'intuito è arrivata a formalisimi complessi.
Un percorso che è affiancato a quello dell'intero progresso scientifico.
Alcuni esempi di come si possa gestire in qualche modo l'infinito sono noti anche ai lettori di fantascienza. L'albergo infinito che fu protagonista del racconto di Stanislaw Lem L'hotel straordinario, o il milleunesimo viaggio di Ion il Tranquillo.
La Cheng non usa un pretesto narrativo, ma arriva dall'esposizione del concetto di base, alla estensione a infiniti alberghi infiniti, fino a esporre, in termini comprensibili la dimostrazione di Cantor sulla corrispondenza biunivoca tra numeri naturali numeri razionali.
Gradualmente la Cheng passa per caposaldi del progresso matematico, insegnandoci a "contare" l'infinito, a concepire l'infinitamente piccolo, l'infinitamente grande, gli ordini dell'infinito e l'infinitesimo.
Un viaggio vero e proprio in un universo vastissimo, con esempi dalla vita di tutti giorni, dalla cucina ai LEGO, all'annoso problema del "boccone della vergogna" di una fetta di torta, al tiro con l'arco. Esempi che aiutano a scoprire come la Matematica non sia una scienza di invenzioni, ma di scoperta del nostro mondo.
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