Nell’Artico, Irene cerca di “salvare il mondo nell’orario di lavoro”, interrompendo il rilascio di metano dal permafrost in via di scioglimento con l’aiuto di batteri geneticamente modificati e di intelligenze artificiali interconnesse che si prendono cura di loro. In Brasile, Fernanda ha trascorso “tre mesi nella giungla costiera a studiare la siccità” e nel corso di un incendio doloso ha perso il suo compagno di vita; tornata a casa, scopre che un graffitaro anonimo ha fatto irruzione nelle strade di Manaus e i suoi murales sembrano avere la forza di risvegliare le coscienze sull’importanza di interrompere il ciclo del surriscaldamento globale. In India, due villaggi vicini, separati dal tradizionale pregiudizio delle caste, riescono a mettersi in salvo da un tornado grazie a un piccolo intoccabile coraggioso; gli abitanti, scampati alla catastrofe, scoprono che è meglio per tutti loro unire le forze e fare fronte comune contro la multinazionale mineraria che ha allungato le mani sui terreni circostanti. In Texas, Dorothy Cartwright, ritiratasi a vivere in una struttura assistenziale dopo la morte del marito Rob, è una di quei “pensionati di cui è piena l’America”, “che si preoccupano del mondo che lasceranno ai loro nipoti”, e così finisce per unirsi a un gruppo di coetanei per opporsi all’estrazione del gas di scisto attraverso le impattanti tecniche di fracking.
In Tibet, infine, un giovane raggiunge un monastero isolato guidato solo dalla spinta di un sogno, e qui trova ad attenderlo l’unico superstite di una valanga che ha ucciso tutti i monaci. È a lui che racconta la sua storia: la storia di un ricercatore ispirato da un’insegnante a considerare il mondo come “una rete interconnessa di relazioni, tra umano e umano, tra umano e animale e pianta, e tra tutte le cose viventi e non viventi”, che così ha imparato a “studiare la complessità del mondo in un modo nuovo”. In virtù di questo Yuan ha deciso di realizzare un braccialetto, frutto di una “teoria della solitudine “ e di una “teoria dell’empatia”, in grado di misurare il livello emotivo e l’umore analizzando i livelli chimici della pelle. Il suo scopo è mettere chi lo indossa in collegamento istantaneo con qualcuno in uno stato d’animo compatibile, annullando la distanza che ci separa dai nostri simili.
Le loro storie sono le tessere che compongono il mosaico di questa sorprendente novella di Vandana Singh, apparsa per la prima volta nell’ormai leggendaria antologia Hieroglyph: Stories and Visions for a Better Future, curata nel 2014 da Neal Stephenson nell’ambito di un progetto sviluppato in collaborazione con la Arizona State University. L’autrice, di origini indiane, laureata in Fisica delle Particelle e trapiantata a Boston, dove insegna Scienze della Terra alla Framingham State University, ha all’attivo poesie, storie per bambini e numerosi racconti in antologie di rilievo. Ricordiamo tra gli altri: Delhi in So Long Been Dreaming: Postcolonial Science Fiction and Fantasy (2014), co-curata da Nalo Hopkinson; Sailing the Antarsa in The Other Half of the Sky (2013) e On Wind and Fire in To Shape the Dark (2016), entrambe a cura di Athena Andreadis; e per finire The Woman Who Thought She Was a Planet in Sisters of the Revolution: A Feminist Speculative Fiction Anthology (2015), curata da Ann e Jeff VanderMeer e attesa in Italia per il prossimo febbraio sotto le insegne di Neroeditions (s’intitolerà Le visionarie. Fantascienza, fantasy e femminismo: un’antologia). I suoi lavori sono stati spesso inclusi nelle raccolte degli Year’s Best dedicate alla fantascienza e all’horror e fantasy.
Entanglement, come denuncia fin dal titolo, è un intreccio di voci che raccontano gli effetti delle nostre scelte sul mondo di domani: un domani non così lontano come molti di noi si ostinano a credere, ma che già avrà riversato il peso incalcolabile degli interessi dei nostri debiti sulle spalle dei nostri figli e nipoti. Il cambiamento climatico è uno dei due assi di questo scenario. L’altro è rappresentato dal progresso tecnologico, trasfigurato in un’invenzione – appena accennata nelle prime quattro storie, ma di cui apprendiamo tutti i retroscena nella quinta – che suggerisce una nuova idea di social network, consentendo alle persone di questo futuro di entrare in contatto tra di loro a prescindere dalla distanza, sulla base solo del loro stato emotivo del momento. È quanto accade ai protagonisti di ciascun racconto, che grazie alla scienza e alla tecnologia apprendono ciò che “le popolazioni indigene del mondo già sapevano bene: che ogni cosa è connessa”, come riscopre Irene dopo un incidente che fa risvegliare in lei una persona che credeva scomparsa, la giovane inuit che andava a caccia di foche con suo nonno e che da lui si faceva chiamare Enuusiq.
“Tutto è connesso” ribadisce Yuan all’ultimo monaco sopravvissuto tra le rovine del monastero. “Capire questa verità, però, vuol dire soffrire. Ogni volta che so della morte di un innocente, una parte di me muore”. Ma è un passaggio necessario, l’unico in grado di dischiudere l’accesso a un livello di consapevolezza superiore e innescare la catena di eventi necessaria per realizzare il cambiamento. L’alternativa è rimanere ad aspettare il compiersi dell’irreparabile:
Inondazioni da una parte, siccità dall’altra, il tessuto della biosfera si stava strappando. Pensò alla foresta pluviale amazzonica, così spesso chiamata il polmone verde della Terra. Perfino alcune guide turistiche della città, che portavano nella giungla gruppi perlopiù composti da nordamericani, usavano quell’espressione. C’era qualcuno che sapeva cosa volessero davvero dire quelle parole? Le vennero in mente le proiezioni di molti modelli predittivi, secondo cui la grande foresta, attualmente un enorme dissipatore di anidride carbonica, poteva diventare una sorgente di CO2 se fosse stata eccessivamente rovinata da siccità e disboscamenti. Che sarebbe accaduto in tal caso?
Solo facendo in modo che il futuro che abbiamo sognato non sia molto lontano possiamo scongiurare il peggio. Le “ali del cambiamento battono nell’aria colma di luce” intorno ai personaggi di Vandana Sing, fornendoci dei modelli per sognare a nostra volta un futuro migliore di quello che stiamo costruendo. E per invertire finalmente la nostra rotta, prima che sia davvero troppo tardi.
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