Leggere fantascienza non è certo una cosa stupida o da supidi, né rende stupidi. Tuttavia, uno studio realizzato negli Stati Uniti ha dimostrato inequivocabilente che leggere fantascienza porta a leggere in modo più stupido.

Lo studio è stato pubblicato dai professori Chris Gaveler e Dan Johnson della Washington and Lee University e pubblicato sulla rivista Scientific Study of Literature. Lo scopo era verificare se i lettori affrontassero un testo con una diversa predisposizione a seconda del genere. Insomma, potremmo dire, una verifica sperimentale del pregiudizio verso la fantascienza.

Lo studio, intitolato The Genre Effect, "l'effetto genere", descrive l'esperimento che è stato svolto su circa centocinquanta partecipanti, a ognuno dei quali è stato dato da leggere un testo di un paio di pagine, in due versioni.

In entrambe le versioni del testo un personaggio entra in un locale e interagisce con le persone che vi si trovano, dopo che è accaduto qualcosa che ha reso pubblica la sua opinione negativa della comunità.

Il testo è sostanzialmente lo stesso, ma in una delle due versioni un certo numero di parole sono state cambiate per renderlo "fantascientifico". Le porte sostituite con "airlock", gli avventori del locale sostituiti con robot e alieni. I dettagli modificati erano del tutto irrilevanti per la storia o per la la caratterizzazione del personaggi.

Dopo la lettura ai partecipanti sono state fatte delle domande per verificare quanto i lettori si fossero immedesimati nel protagonista, e quanto sforzo avessero fatto per comprendere i sentimenti dei vari personaggi della storia.

Nonostante l'irrilevanza delle modifiche, la differenza nei risultati ottenuti è stata, con sorpresa degli stessi ricercatori, decisamente marcata.

Convertire il mondo descritto nel testo alla fantascienza ha ridotto significativamente la percezione della qualità letteraria, nonostante il fatto che i partecipanti stessero leggendo la stessa storia in termini di intreccio e di rapporti tra i personaggi dice lo studio. Rispetto a chi aveva letto la versione realistica, i lettori del testo di fantascienza hanno dimostrato meno immedesimazione, meno fruizione dell'esperienza, meno empatia. Inoltre hanno detto di aver messo più impegno per capire l'ambientazione, ma meno per comprendere la psicologia dei personaggi. I lettori del testo di fantascienza hanno avuto un punteggio inferiore in comprensione in generale, e in particolare nelle sottocategorie riguardanti la psicologia, l'ambientazione e la trama.

A quanto sembra, insomma, i lettori del testo di fantascienza si aspettavano una storia più semplice, e questa aspettativa non è stata spostata dalla qualità del testo stesso. Il fatto che il testo fosse di fantascienza ha attivato una modalità di lettura meno attenta.

Gaveler ha voluto portare avanti questo studio dopo essere rimasto deluso da uno studio del 2013 in cui due psicologi, David Comer Kidd ed Emanuele Castano, avevano sottoposto un campione di lettori a testi di diverso tipo, ricavandone il risultato che i testi letterari ottenessero una maggiore comprensione ed empatia dei lettori rispetto ai testi di genere.

Lo studio di Gaveler in sostanza dimostra che questo effetto non dipendeva dai testi, ma dai lettori.

Il risultato ovviamente non è generalizzabile a tutti i lettori. Plausibilmente questo effetto sarà ridotto o assente con lettori più portati a leggere fantascienza, e più acceso invece in chi non è interessato o non apprezza il genere.

In questi lettori, alla prima occorrenza della parola "alieni" scatta il pregiudizio che blocca la lettura: Ah, è quel tipo di storia, si dice il lettore, e la sua attenzione immediatamente cala.

Volendo dare una risposta alla domanda iniziale, no, la fantascienza non rende stupidi, ma si può dire che porta a leggere stupidamente chi è così stupido da avere un pregiudizio verso la fantascienza.

Vedere queste conclusioni scritte in uno studio scientifico ci fa un po' quell'effetto che si prova quando si vede dimostrato qualcosa che si è sempre saputo. Sono anni del resto che gli editori pubblicano ogni genere di romanzo di fantascienza evitando accuratamente di usare questo termine. Qualche ragione, evidentemente, ce l'avevano.

Resta da capire perché nel 2017, dopo un secolo di fantascienza, dopo Philip Dick, dopo Kurt Vonnegut, dopo tanti grandi scrittori, la gente abbia ancora la sensazione di star leggendo qualcosa di frivolo appena vede la parola "alieni". E se si possa fare qualcosa al riguardo.