Delos 22: Fantasia&Nuvole Fantasia & Nuvole
con la collaborazione occasionale di
Paolo Grasso
Ancora una volta protagonista della rubrica Fantasia&Nuvole, un personaggio proveniente dalla schiera degli "anime", i lungometraggi d'animazione giapponesi. Si tratta questa volta di Ken il guerriero.
Lontano anni-luce dagli scenari ipertecnologici e barocchi di Akira, duro, scarno, violento, questo "anime" rappresenta uno straordinario esempio di fusione tra fantascienza e kung-fu movie, e si avvia rapidamente, grazie ad un fantastico e del tutto imprevisto successo internazionale di pubblico, a diventare un autentico classico, un punto di riferimento per le storie fantascientifiche di ambientazione post-catastrofe.
LA TRAMA
La serie Hokuto No Ken ("Ken il guerriero" nell'edizione italiana e "Fist of the North Star" in quella americana) si colloca temporalmente alla fine del ventesimo secolo. La guerra atomica globale ha sconvolto geologicamente e climaticamente il pianeta; gli oceani e le grandi masse d'acqua si sono prosciugate; il territorio ha assunto le sembianze d'un deserto arso e polveroso, uno scenario da incubo che richiama quello cinematografica della saga di Mad Max.
Cos'è rimasto del genere umano dopo il conflitto nucleare? Come ci si può aspettare, i superstiti si sono imbarbariti: la mancanza di comunicazioni ha fatto crollare ogni tipo di governo; il cibo e i medicinali sono scarsi, il carburante è prezioso, sono rarissimi i mezzi motorizzati ed inesistenti le armi da fuoco. Ci si uccide per un pacco di viveri, o semplicemente per un bidone di benzina.
L'umanità vive, o meglio sopravvive, in piccole comunità agricole. Gli elementi più violenti, come branchi di lupi, vivono sulle spalle dei contadini, saccheggiandone i villaggi e sottoponendoli alle peggiori angherie.
Alcune bande di guerrieri si sono organizzate in piccoli imperi, i cui dittatori ambiscono al dominio totale su tutte le comunità. Costoro hanno raggiunto, e mantengono il potere, grazie alla loro perfetta conoscenza delle arti marziali, che usano in maniera micidiale per terrorizzare e soggiogare i loro stessi seguaci, non esitando a massacrarli platealmente non appena questi tentano di ribellarsi.
Le due scuole di combattimento più antiche ed importanti
sono la scuola di Nanto, che ha come simbolo la costellazione
della croce del Sud, e la sacra scuola di Hokuto, il cui
emblema é l'Orsa Maggiore. Regola di entrambe le scuole
è che ci possa essere un solo legittimo Gran Maestro: questo
implica inevitabilmente una serie di confronti ad eliminazione
tra i migliori guerrieri, con il potere supremo come traguardo per
il vincitore.
Ken Shiro, l'uomo dalle sette cicatrici, che gli disegnano
in petto le stelle dell'Orsa Maggiore, è un maestro della
scuola di Hokuto. Egli padroneggia lo stile di combattimento Hokuto,
che si basa sulla conoscenza dei punti segreti di pressione del
corpo umano. Un colpo portato con precisione su tali punti può
scatenare nell'avversario una mortale reazione autodistruttiva:
i muscoli si paralizzano, le vene si spezzano, le carni si lacerano,
gli organi interni esplodono.
All'inizio della vicenda Ken è impegnato nella ricerca della "Croce del Sud", il regno di Shin, un maestro di Nanto che, dopo averlo sconfitto in combattimento, gli ha portato via anche Yuria, la sua donna. Dopo varie peripezie, Ken affronta Shin in un confronto finale in cui si prende la sua rivincita, senza però riuscire a salvare la vita di Yuria.
Tolto di mezzo un antagonista, immediatamente ne spuntano di nuovi: Ken deve misurarsi via via con avversari sempre più forti, come Sauther, un lottatore appartenente alla schiera dei più grandi campioni di Nanto, chiamati Le sei stelle. Costui é immune alla tecnica Hokuto perché, avendo il cuore a destra, ha tutti i punti di pressione in posizione invertita rispetto a un uomo normale.
La sacra scuola di Hokuto, secondo una tradizione vecchia di duemila anni, può avere un solo legittimo successore; perciò è destino di Ken affrontare anche i suoi stessi fratelli: il crudele Jagger e l'ambizioso Raoh, autoproclamatosi re di Hokuto. Suoi alleati invece sono i maestri di Nanto Reye Shuu, ed il fratello Toki, che ha ripudiato la violenza per dedicarsi invece alla medicina, adoperando le tecniche Hokuto per curare i malati (una via di mezzo tra l'agopuntura e la chiroterapia).
GLI AUTORI
La serie televisiva approdata sul circuito italiano è prodotta dalla Toei Animation. Come recitano i titoli di coda (fortunatamente non tutti in giapponese) gli autori del fumetto originale sono Buron Son e Tetsuo Hara. Disegnatori della serie sono Kouki Nakamura e Masaki Sura.
Per quanto riguarda il disegno, "Ken il guerriero" è uno dei meno curati tra gli "anime". Senza i dettagli tecnologici di Akira, le astronavi ed i robot delle serie classiche, le tavole di Ken sono scarne, addirittura squallide. Tuttavia questo può essere un effetto voluto, una scelta meditata per sottolineare la desolazione, la rovina, lo stato di penoso abbandono del mondo post-catastrofe.
Anche la figura umana, altro cardine classico del fumetto giapponese, in "Ken il guerriero" subisce la stessa sorte. Spesso i personaggi sono disegnati in forme grottesche, il fisico abnorme, la carne gonfiata, la muscolatura impressionante sino ad ispirare ribrezzo.
Anche in questo caso, la forzatura grafica è funzionale alla storia: i disegnatori operano una distinzione netta tra i due gruppi in cui si dividono i sopravvissuti alla catastrofe: i contadini (le vittime) sono in massima parte donne, vecchi e bambini, raffigurati piccoli, inermi; i loro aguzzini, per contrasto, hanno corpi giganteschi, fattezze deformi, volti irregolari e ghignanti.
In "Ken il guerriero" predominano i paesaggi spettrali, i colori del deserto, le tempeste di sabbia, le rovine, i paesaggi da incubo, gli scheletri anneriti dei palazzi come angoscioso monito della guerra atomica. In questo accanirsi di visioni apocalittiche, "Ken il guerriero" non si discosta dal tema tradizionale degli autori giapponesi, che si portano nel sangue, come un'eterna condanna, il pesantissimo fardello di Hiroshima.
CURIOSITA' E SPUNTI
Chi scrive è arciconvinto che non tutti i cartoni siano "roba per bambini", e "Ken il guerriero" ne è una prova lampante. Raramente si è visto un cartone altrettanto "splatter": i nemici di Ken non muoiono mai in maniera pulita, ma i loro corpi vanno a pezzi in impressionanti esplosioni di sangue, o subiscono sorti ancora più truculente. In Ken non c'è pietà. Non di rado egli comunica con gelido cinismo ai suoi avversari la loro sorte: "Ho colpito uno dei tuoi punti segreti di pressione. Tra cinque secondi il tuo cuore esploderà". Egli combatte con una rabbia, una violenza e una ferocia che non si associano di solito ad un protagonista positivo.
Ken è lo stereotipo dell'eroe cupo e tenebroso. In centocinquanta puntate non lo si vede mai non solo sorridere, ma neanche di buon umore. Le sue espressioni facciali vanno dall'incazzato nero al "come mi sono svegliato male stamattina". Egli è un incrocio tra Rambo e Iena Plisskjn, vittima di esplosioni di rabbia alla BruceBanner/Hulk, con relativa maglietta che si strappa (paradossalmente, ne strapperà in media una a puntata, e non si comprende come faccia a procurarsene di nuove).
Nonostante tutto ciò, "Ken il guerriero" gode di un impressionante favore da parte del pubblico femminile, grazie forse al suo fascino "bestiale", o meglio "bovino", alla VanDamme, per intenderci.
Eppure, la storia di Ken non è fatta soltanto di calci volanti e di pugni in faccia... Tra le righe delle sue avventure, forse ad un diverso livello di lettura, si può scorgere anche qualcos'altro, più profondo. La violenza, dopotutto, può essere un pretesto per una riflessione sociale (se vogliamo "politica") della natura umana. Il mondo di Ken è un mondo allo sbando, anarchico, ove vige la legge
animalesca del più forte. In fondo la civiltà, sembrano dire gli autori di questo anime, non è che una patina sottile, una conquista recente e fragile, terribilmente facile ad andare in pezzi. E sotto questa patina, immancabilmente, le tragedie o comunque i momenti difficili fanno affiorare la vera natura dell'Uomo, in assoluto il peggior nemico dei propri simili.
Ed allora, se la violenza è destinata a macchiare per sempre la Storia dell'umanità, possiamo almeno sperare che essa venga incanalata e codificata nelle leggi dell'Arte Marziale, che venga trasfigurata nella spiritualità, nella filosofia e nell'etica di quella che in Oriente è più una religione che una forma di lotta.
Ken il Guerriero è dunque un cartone fascista? La risposta sembra essere affermativa, anche se è sempre difficile inquadrare opere di questo genere in precisi contesti ideologici. Certo il messaggio della serie è che in momenti di caos, di grave crisi o di anarchia, la mano forte, severa ma giusta, del Sovrano Assoluto è la cosa migliore che ci si possa augurare.
Gli immancabili ideogrammi nelle sigle di testa e di coda, così come il tema tough boy, peraltro molto più coinvolgente del tema musicale italiano, identificano come profondamente giapponese la serie. Curiosamente, mentre gli antichi maestri di Hokuto riposano in orientaleggianti tumuli funerari, non è raro vedere personaggi che vengono seppelliti in fosse con sopra una croce (confusione religiosa?).
Da ricordare infine le immancabili didascalie in ideogrammi giapponesi, che interrompono l'azione per commentare una speciale tecnica o un particolare colpo eseguito da un maestro. Tra le tecniche più affascinanti ed improbabili esibite dal nostro Ken, il famigerato Colpo di Distruzione dell'Universo, con cui egli abbatte gli avversari a distanza. Per capire come questo sia possibile, ascoltiamo la spiegazione data dallo stesso Ken. "Duemila anni di scuola Hokuto," egli rivela "hanno condotto al completo dominio dello Spirito sulla Materia. Ecco perchè io oggi posso colpirti senza neppure sfiorare il tuo corpo."
Agghiacciante, non trovate?
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