"Los Angeles: la porta dell'inferno è ancora aperta. Un action-thriller al cardiopalmo". La scritta appare nell'angolo sinistro inferiore, sulla copertina di Città oscura di Alan D. Altieri (1996, ma la prima edizione risale al 1980), 654 pagine fittissime. La storia è narrata in prima persona dal tenente di polizia nero (lui si definisce "sbirro negro") Solomon Earl Newton, sui quarant'anni, laureato a Berkeley in architettura (urbanistica): una sorta di gigante buono ma anche estremamente determinato, la cui "educazione sentimentale" annovera tra l'altro l'esperienza-chiave della guerra in Vietnam. Solomon ha idee abbastanza precise su cosa fare per sopravvivere nell'inferno quotidiano di Los Angeles. Delinquenza spicciola, stupri, droga, ma soprattutto delinquenza ad altissimi livelli, e quindi mafia, mazzette, cantieri edili, agenti segreti, giudici corrotti, prostitute d'alto bordo, Vip intoccabili, e così via. La trama è quasi esile: Solomon, nei suoi interventi, viene a imbattersi in un gigantesco e criminale complotto mafioso concernente l'edilizia losangelina, ma la strada verso la verità è seminata di ostacoli burocratici, politici, e di morte facile. Il punto è che contemporaneamente, all'improvviso, nella metropoli si registra un inspiegabile incremento di violenza e di efferatezze. Pare che il tessuto metropolitano stia cedendo sotto i colpi di una pressione antropica che ha superato i limiti di guardia, e che anzi la stessa Natura voglia in qualche modo reagire. Allora è il caos. "Jessie", un tifone la cui forza distruttiva supera ogni immaginazione, si abbatte su Los Angeles. Occorre sopravvivere, il che significa che a questo punto l'uso obbligato della forza degenererà in città scene apocalittiche e da guerra mondiale. E svanito l'incubo del ciclone, una nuova catastrofe sembrerà delinearsi sull'intero scenario mondiale... Eppure Solomon conosce qualcuno (Michael Schwarz, suo ex professore d'urbanistica a Berkeley) che aveva intuito molte cose, e che anzi aveva in mente una sorta di utopia urbana...
Facile e difficile definire Altieri. Inquadrata l'ambientazione, infatti, occorre inquadrare la sua narrativa: perché questo libro-fiume non è il banale abusato luogo comune di violenze e giustizieri della notte (o del giorno) che potrebbe sembrare dopo ciò che ho scritto. Anzitutto, Città oscura è "anche" fantascienza: non esistono (per fortuna) tifoni come Jessie; e la Natura non ha mai dimostrato - finora - di saper quasi "reagire" allo scempio dell'uomo come se fosse un organismo vivo. Inoltre se è vero che oggi Los Angeles è la mostruosa-meravigliosa metropoli paradigmatica dei fasti e nefasti che ci attendono, è anche vero che le situazioni descrittevi da Altieri non vi si riscontrano, almeno... non ancora, in quei termini parossistici; e non ci sono eserciti di coccodrilli albini nelle fogne della città; né è reale Ultima Tappa, l'utopia cittadina "senza proprietà privata" realizzata in gran segreto da Schwartz negli Usa, sulle Montagne Rocciose al confine con il Canada. Ma Città oscura è soprattutto, al di là dei generi narrativi, una specie di enorme poema metropolitano disperato, ricchissimo di inventiva, di situazioni a catena, illuminazioni, agnizioni, potenza dinamica, novità, intelligenza. Si potrà essere o meno d'accordo su alcuni aspetti umani del protagonista, condividerne o no scelte e prese di posizione; ma questo attiene al carattere dei personaggi, con i quali è lecito talora non trovarsi d'accordo. Ciò su cui non si può discutere è la forza narrativa dell'autore, sorta di inesauribile cantastorie attuale capace di infondere un autentico soffio vitale negli innumerevoli personaggi, di generare l'una dall'altra situazioni dense di significato e interesse, di creare "immagini" che, simili a grosse schegge archetipiche, hanno presa profonda nel lettore; né guasta un velo di malinconia esistenziale, già sotterraneo, che poi si precisa nell'ultimo terzo del romanzo; insomma il saper essere, Altieri, un autentico medium tra lettore e un certo tipo di immaginario. Il che lascia a mio avviso in second'ordine anche alcuni aspetti della storia, su cui si potrebbe obiettare.
Probabilmente sono buon ultimo a scoprire le qualità di Altieri, ma sono lieto di esserci arrivato, sia pure in ritardo. Si discute molto sul fatto che esistano o meno in Italia narratori "di genere" validi. Ce ne sono, eccome. E' infatti opportuno precisare che Altieri è nato a Milano nel 1952 e lì vive, benché abbia risieduto per molto tempo a Los Angeles lavorando per il cinema come sceneggiatore. Ha all'attivo vari romanzi (tra i quali Città d'ombre, che conclude la vicenda narrata in Città oscura) e non per nulla è considerato il maestro italiano dell'action-thriller; anche se è lecito pensare che l'esperienza negli Usa sia stata determinante.
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