La notizia della scomparsa di Sergio Altieri, che venerdì ha impietrito il mondo italiano della fantascienza e in generale della narrativa, è stata la notizia pubblicata su questo sito di gran lunga più condivisa sui social da quando facciamo questo tipo di conteggio.
Dico questo per un preciso motivo: perché mi sembra un metro chiaro, evidente, al di là di tante parole che si dicono in queste circostanze, di quanto Sergio fosse amato e di quanto questa notizia abbia colpito un enorme numero di persone.
Alan D. Altieri, lo scrittore, aveva un grande seguito di appassionati, lettori che semplicemente amavano leggere i suoi libri, così carichi di energia, così duri, spietati. Ma Altieri scrittore era anche uno che si concedeva molto ai suoi fan, partecipava ai forum, ascoltava, rispondeva. Era un gigante come scrittore, ma tra i suoi appassionati era soprattutto un amico.
E anche conoscendolo di persona, era l'epitome del gigante buono. Lo vedevi e quasi ti incuteva timore: grande e grosso, con quei muscoli che non danno l'idea di palloncini gonfiati ma di vera forza. Sempre vestito un po' in stile militare. Massiccio, l'aggettivo giusto. Ti incuteva timore quando lo vedevi, ma quando lui vedeva te ti veniva incontro a braccia aperte, felice di vederti sprigionando umanità che, forse anche perché filtrata da quel suo modo di fare, da quel suo modo di parlare, sempre pieno di gergalità americane, in qualche modo lo sentivi ancora più vero.
Spesso quando si parla di una persona scomparsa si dice che era pieno di vita, sempre gentile, sempre disponibile. Chi ha avuto a che fare con Sergio sa che era davvero così. Una persona splendida.
L'ultimo contatto che ho avuto con lui è stato proprio ieri. Ho aperto alcune buste di libri, copie per recensione che mi si accumulano sulla scrivania senza che magari le apra per settimane. In una di queste ho trovato una copia di Magellan, il suo ultimo libro. L'ho aperta e ci ho trovato la dedica: Hey Silvio, here we go! – Sergio
. Non ho fatto neppure a tempo a ringraziarlo.
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