C'era una volta il Vidocq televisivo che nella Francia napoleonica indagava su casi al limite del paranormale con un piglio e un approccio investigativo stile X files ante litteram. Adesso che il Claude Brasseur della tv ha lasciato il posto a Gerard Depardieu, questo personaggio storico perde il suo gradevole piglio razionalista da epoca dei lumi, e pur intessendo una trama interessante e intrigante si perde nei meandri digitali del pessimo gusto. Vidocq, infatti, risulta essere una contaminazione posticcia sulla scia dei sentimenti revisionisti che hanno portato di recente sullo schermo pellicole come Belfagòr e Il patto dei lupi, nate in una zona d'ombra tra storiografia reale e suggestioni televisive. Film pessimi o comunque noiosamente insulsi che sprecano alcuni innegabili talenti e virtuosismi dietro un'immensa marea di sciocchezze. Girato interamente in digitale, Vidocq è afflitto dal gravoso fardello di essere un po' grottesco, un po' fumettistico senza scegliere una direzione chiara. Un ibrido horrorifico senza alcuna tensione emotiva e dove tutto sembra andare in direzione di un'azione tanto scontata, quanto disarmante e deprimente. Quando il gusto per la meraviglia si ottiene con sceneggiature che non rispettano l'intelligenza del pubblico, allora si è davvero nei guai.