Marzo è stato senza alcun dubbio il mese dedicato a Wolverine, forse l'X-Men più amato dal pubblico fumettistico e cinematografico, di certo quello più tormentato. E questo non solo per l'uscita dell'attesissimo decimo (e ultimo?) film della saga del supereroe Marvel, Logan, ma anche per l'iniziativa di Panini Comics e del Corriere dello Sport di rimettere in circolazione le sue storie più belle. Non è un caso che la Wolverine Serie Oro si apra proprio con la storia che sembra aver maggiormente ispirato le atmosfere del film: il ciclo dal titolo Vecchio Logan scritta da Mark Millar e disegnata da Steve McNiven.
Cinquant'anni fa i più temibili supercriminali del pianeta hanno unito le forze contro gli eroi, decimandoli e trasformando gli Stati Uniti in una vasta landa post-apocalittica. Questa volta hanno vinto, si sono spartiti il territorio in quattro e hanno messo uno di loro a capo di ogni regione. James “Logan” Howlett, ormai un vecchio segnato dal tempo e dalla sofferenza, e con un tragico segreto alle spalle, abita in una fattoria della vecchia California con la moglie e i suoi due figli, cercando di sopravvivere in quella che è ormai chiamata Hulkland, la zona amministrata dalla progenie di Hulk.
L'ex vendicatore Occhio di Falco, ormai ridotto ad un vecchio e cieco corriere della droga, chiede al suo vecchio amico di accompagnarlo in un viaggio verso New Babylon, città più importante della costa est, con l'obiettivo di consegnare un pacco. Il percorso passa attraverso i quattro regni dei super-cattivi e Logan, che ha ormai deciso di non usare più la violenza contro alcun essere umano, sente puzza di bruciato. Occhio di Falco gli promette che non ci sarebbero stati problemi, il viaggio è ben retribuito e Logan non può rifiutare l'offerta a causa di un pagamento arretrato dell'affitto dovuto ai figli di Hulk.
Il viaggio ovviamente non sarà per niente facile. La coppia di eroi si trova a dover fronteggiare diverse vecchie loro conoscenze, e tutto questo senza che Logan estragga i suoi famosi artigli di adamanio: gli uomini talpa scavano così in profondità da far sprofondare intere città, Kingpin è un nero che gestisce un intero regno, Venom si impossessa di enormi Tirannosauri, e questo solo per fare qualche esempio. Ultimamente accade spesso nei fumetti Marvel, in particolare in cicli brevi come questo, che l'eroe di turno si trova ad affrontare una vera e propria retrospettiva dei cattivi storici dell'universo dei supereroi: penso a Spiderman e i 99 problemi, di Matt Kindt e Marco Rudy, dove il buon Peter Parker cade nella trappola di un misterioso nemico che ha avuto la bella idea di scatenare 99 terribili supercriminali contro il tessiragnatele. Tuttavia la narrazione di Millar è serrata e coinvolgente e gli fa passare qualche ingenuità (e qualche spiegone!).
Nel finale si scoprirà quello che il lettore si aspetta già dalla prima pagina: il pacchetto di Occhio di Falco non è droga, ma qualcosa di ben più importante per la rinascita di una alleanza dei supereroi ribelli. Le cose precipiteranno, Logan affronterà il misterioso Presidente e ne uscirà vivo, e ancora con le sue lame pulite. Ma non temete, il Wolverine verrà fuori e nella maniera più esplosiva e cruenta possibile quando gli toccheranno la famiglia.
Millar e McNiven sono bravi nel rendere le atmosfere post-apocalittiche di un mondo ormai alla mercé dei criminali. Hanno creato una road story esemplare con sferzate Western e incredibili colpi di scena (soprattutto nel lungo flashback in cui si capisce perché Logan ha deciso di non far più male a nessuno…), e personalmente ho trovato molto suggestive le carcasse di Giant Man e di Loki nelle lande desolate: enormi moniti perenni di una guerra terminata nel modo peggiore possibile. Millar, insomma, non delude. Non a caso infatti è uno dei più noti sceneggiatori di fumetti americani del momento. D'altronde le trasposizioni cinematografiche dei fumetti di Millar, come Wanted e Kick-Ass, hanno sempre goduto di un successo di pubblico piuttosto elevato.
Le differenze con il film sono evidenti, anche e soprattutto a livello della trama, cosa che ha indisposto non pochi fan. C'è da dire che Old man Logan non è un fumetto che si sarebbe potuto trasporre facilmente al cinema: ha troppi riferimenti all’universo dei supereroi Marvel, ha un tono grottesco e talvolta deprimente, cosa che per i tempi di un fumetto può andare anche bene, per il cinema decisamente no. La pellicola invece ha preferito sostituire alle tinte western del fumetto la ben più centrale questione dell'estinzione dei mutanti, continuando, seppur con qualche deviazione, la saga cinematografica per come si era svolta fin'ora. Al posto di Occhio di Falco c'è Charles Xavier, personalità centrale di tutto l'universo mutante, mentre il viaggio, l'unico reale punto di contatto tra i due media, rimane un pretesto narrativo vecchio (!), ma pur sempre efficace per raccontare un'avventura avvincente.
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