Una minaccia in arrivo dallo spazio che potrebbe cancellare qualsiasi possibilità di sopravvivenza per l’umanità e un’unica persona investita della missione di salvare la Terra, neutralizzando il pericolo incombente. Prey, il nuovo sparatutto in soggettiva firmato da Arkane Studios per la major Bethesda, atteso il 5 maggio per Xbox One, Playstation 4 e Pc, promette di unire, come le acclamate creazioni precedenti dello sviluppatore francese, autore della serie Dishonored, la coinvolgente esperienza di una simulazione con un avvincente intreccio narrativo, in un thriller fantascientifico dove lo stesso personaggio principale, Morgan Yu, è un mistero nel mistero: la sua identità si svela progressivamente man mano che si procede nell’avventura, gli esiti della quale sono determinati anche dalle scelte del giocatore.      

Una storia alternativa

L’azione si svolge nel 2032 nella stazione orbitante Talos I, ma per comprendere come si sia arrivati fin lì è necessario riavvolgere il nastro del tempo, andando a ritroso nel pieno della guerra fredda. Gli autori hanno immaginato uno scenario di storia alternativa, calata nel momento della corsa allo spazio che vide le due superpotenze dell’epoca, Stati Uniti e Unione Sovietica, gareggiare nel tentativo di conquistare la supremazia non solo sulla Terra, ma nel cosmo. Se i fatti ci dicono che nel 1957 l’Urss vinse effettivamente il primo round, segnando al suo attivo il lancio del primo satellite artificiale, lo Sputnik, seguito nel 1961 dal volo del primo uomo nello spazio, Yuri Gagarin, Prey racconta che nel 1958 faccia il suo felice debutto il satellite russo Vorona I, le cui comunicazioni con la madrepatria però a un certo punto si interrompono senza una plausibile spiegazione. Viene quindi deciso di inviare una squadra di esperti per indagare, ma i cosmonauti, constatata l’assenza di danni evidenti all’esterno della struttura, una volta penetrati all’interno vengono tutti uccisi da un’oscura entità aliena. Le autorità decidono allora di secretare le riprese video effettuate e di abbandonare il progetto, per poi vincere ogni ritrosia e avviare una collaborazione con gli Usa al fine di bloccare la situazione a rischio di precipitare nel baratro, senza più scampo per nessuno.

Si immagina dunque che nel 1963 Nikita Kruscev e John F. Kennedy rendano pubblico l’accordo di cooperazione raggiunto, che consente di varare il programma Kletka per costruire una stazione orbitante attorno ai resti del Vorona I, pensando così sia di fermare gli alieni, sia di riuscire a studiarli. Dopo essere scampato all’attentato di Dallas, è il presidente americano a prendere il controllo del programma Kletka e saranno proprio gli States, nei vent’anni successivi, a ingrandire la stazione spaziale, incrementando la ricerca sui Typhon, come viene denominata la forma di vita aliena, con l’obiettivo di replicarne i poteri sugli esseri umani. Un grave incidente libera invece le cavie da laboratorio provocando la morte dell’équipe di scienziati e il congelamento del progetto nel 1998. Soltanto una trentina d’anni più tardi una società privata, la Transtar, decide di compiere massicci investimenti su ciò che resta del relitto della stazione spaziale, rendendola di nuovo operativa con il nome di Talos I. 

Cartoline dal retro futuro

Il domani prossimo venturo nel quale catapulta Prey ha per cornice quella che sembra una vera e propria città, anche se in realtà si tratta di una complessa costruzione che si muove lungo un’orbita. Completamente autosufficiente, ha ben poco in comune con gli spazi angusti che caratterizzano di solito le stazioni di questo tipo. Talos I comprende vaste aree per il relax di equipaggio e scienziati. Ci sono anche una piscina e una sala cinema, nonché un giardino dove prosperano molte specie vegetali. La corporation Transtar ha infatti voluto creare un’ambiente quanto più piacevole per riuscire ad attrarre le migliori menti del nostro pianeta. Le ricerche alle quali è interessata sono del resto ai confini dello scibile (e dell’etica): ottenere un essere umano ibrido che integri nel suo corpo le sensazionali abilità dei Tyhpon. Se dal punto di vista dell’innovazione tecnologica siamo nel campo delle più ardite sperimentazioni, il contesto elaborato da Arkhane Studios ha invece il sapore retro futuristico di eleganti architetture Art Déco, che convivono con la monumentalità delle sezioni realizzate dai sovietici e le sofisticate strutture high-tech della rinascita nel segno inquietante della Transtar.