Chiunque si sia sposato ha sperimentato le oscure previsioni degli amici, il matrimonio visto come fonte di sorprese sgradevoli e servile schivitù; qualche volta gli amici hanno ragione.
Lo ho sperimentato qualche giorna fa, quando la consorte mi ha annunciato "Andiamo a vedere Rogue One".
Dopo la delusione subita con Il risveglio della forza avevo deciso che basta, con Star Wars avevo chiuso, quattro delusioni di fila potevano bastare, così ho replicato "no, non mi interessa", al che la dolce metà ha replicato "Non era una domanda, ho visto tutti i film di Star Wars e vedrò anche questo".
Il tono era del tipo che consiglia di interrompere ogni discussione e dire "ok cara, come vuoi tu", così mi sono ritrovato seduto in sala in men che non si dica.
La storia inizia dopo la caduta della Repubblica e l'avvento dell'Impero, su un lontano pianeta dove ha trovato rifugio Galen Erso, ingegnere imperiale impegnato nella costruzione della Morte Nera che ha preferito fuggire piuttosto che contribuire a realizzare un'arma tanto terribile.
Dopo uno stacco di quindici anni troviamo la figlia di Galen, Jyn, in una prigione dell'Impero da dove viene fatta evadere dai ribelli.
La ragazza è l'unica che potrebbe entrare in contatto con Saw Gerrera, l'uomo che l'ha cresciuta e ora combatte una guerra personale contro l'Impero, senza collaborare minimamente con l'alleanza ribelle.
Gerrera tiene prigioniero un pilota imperiale che ha disertato portando la notizia di una potentissima arma distruttrice, la Morte Nera, che potrebbe da sola mettere fine alla ribellione; ovviamente i ribelli vogliono sapere se si tratta di un pericolo immaginario o solo di propaganda.
Per convincere Jyn a partire per Jedha, il pianeta di Gerrera, gli alti ufficiali dell'alleanza svelano alla ragazza che il pilota è stato inviato da suo padre Galen, che sta lavorando per l'Impero, prospettando la sua possibile liberazione.
A questo punto Jyn accetta di partire assieme al pilota ribelle Cassian Andor e al droide K-2SO, senza sapere che i piani dei ribelli sono ben diversi.
Una volta incontrato Gerrera Jyn scopre i piani del padre e assiste alla distruzione dell'antichissima Jedha City, la Morte Nera esiste e la sua potenza è devastante, solo una disperata corsa contro il tempo potrà salvare la libertà della galassia.
Dico subito che gli amici avevano torto, stavolta mia moglie aveva ragione (come al solito), valeva la pena di vedere Rogue One.
Niente introduzione a scorrimento, nessun cavaliere Jedi e niente duelli con le spade laser, ma questo film non è un semplice spin off ma uno dei migliori capitoli della saga di Star Wars.
Un inizio lento, un'improvvisa accelerazione e quaranta minuti di battaglia che rivaleggiano con lo scontro sul pianeta Hoth e con l'attacco finale di Una nuova speranza, una nutrita serie di easter-egg, cattivi che non frignano quando le cose vanno male, l'emozione di rivedere personaggi amatissimi (ok, magari il Grand Moff Tarkin non è tanto popolare) rendono questo film il vero terzo capitolo della serie.
Gareth Edwards è un regista giovane ma che ha dimostrato ottime qualità con Monsters (2010) e Godzilla (2014), in Rogue One riprende lo spirito dei primi tre capitoli anche se dirige un film più cupo, senza molte note umoristiche, del resto già dal primo episodio si sapeva che i piani della Morte Nera erano stati conquistati a caro prezzo.
In compenso Rogue One, oltre a rispondere alla domanda "Come è possibile che la Morte Nera venga distrutta da un solo colpo?", questione che da decenni tormenta i fans di Star Wars, ci fa vedere un buon numero di pianeti nuovi o che avevamo solo sentito nominare ma soprattutto ricattura il senso del meraviglioso della trilogia originale, un ottimo risultato dopo troppi film fuori bersaglio.
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