Tabula Fati ha pubblicato il volume dal titolo Lo schermo immaginario (2016) nel quale sono stati raccolti recensioni, saggi, tutti incentrati sul cinema fantastico che Riccardo Rosati, noto studioso di cinema ha scritto in circa quattordici anni. Da precisare però che, ovviamente, in tutto questo periodo la sua attività non è stata solo questa, infatti ha dato vita a molte altre opere di cui una parte è citata nelle note biografiche che riportiamo più sotto.
Gli scritti che il lettore troverà in questo agile volume spaziano dai film di genere fantascientifico a quelli fantasy e ancora dall’horror ai film provenienti dal lontano oriente (in particolare il Giappone) dei quali l’autore dichiara apertamente di essere un appassionato e un esperto.
Le sue recensioni , che certo non possono prendere in esame i tanti film che sono stati prodotti in questo periodo, spaziano su diciassette opere: partendo da L’invenzione di Morel, passando poi a L’uomo che cadde sulla Terra (con l’alieno magistralmente interpretato da David Bowie), a Gattaca, che molto fece discutere gli amanti della fantascienza; The Host tratto dal romanzo della Stephenie Meyer, senza dimenticare il famoso Ultimatum alla Terra, due film di Star Wars e altri che non citiamo se non per dire di aver notato una certa predilezione dell’autore per i film dei Transformers.
Seguono infine i capitoli (molto più nutriti) attinenti le recensioni di film fantasy, horror e quelli provenienti dall’oriente.
Tranne per i film fantasy, al termine delle varie recensioni troviamo vari saggi, su George Pal, Lovecraft e il cinema e Le navi indistruttibili di Ishiro Honda, solo per citarne alcuni.
Il volume viene presentato da Annarita Curcio (laureata al DAMS, ha conseguito un Master of Arts in Critica Fotografica. Si interessa da tempo alle culture asiatiche, specialmente al Giappone, approfondendone aspetti legati alla cinematografia e alla cultura visiva).
Vi è anche una postfazione di Antonio Tentori, notissimo sceneggiatore di film horror e saggista.
L’autore
Riccardo Rosati è uno studioso di cinema, ma non solo. È bilingue italiano-inglese e da anni studia anche l’Oriente. Ha al suo attivo numerosi saggi e articoli su pubblicazioni italiane e straniere e ha preso parte a conferenze in Italia e all’estero. Con Starrylink ha pubblicato: La trasposizione cinematografica di Heart of Darkness (2004), Nel quartiere (2004) e La visione nel Museo (2005). Sul Giappone ha scritto Perdendo il Giappone (Armando Editore, 2005) e, con Arianna Di Pietro, Da Maison Ikkoku a NANA. Mutamenti culturali e dinamiche sociali in Giappone tra gli anni Ottanta e il 2000 (Società Editrice La Torre, 2011). Ha inoltre co-curato il testo Nihon Eiga. Storia del Cinema Giapponese dal 1970 al 2010 (Csf edizioni, 2010). Negli anni, ha comunque continuato a fare ricerca anche nell’ambito della anglistica, della francesistica e della museologia.
Il libro
Quattordici anni di scritti, tra recensioni e saggi, sul cinema fantastico. Questo libro fa il punto su di un percorso di maturazione, stilistico e intellettuale, di chi la Settima Arte non l’ha vissuta nel cicaleccio dei circoli festivalieri, né dietro cattedre che propongono perlopiù film a uso e consumo degli studiosi, tradendo, in tal modo, l’essenza stessa di questo popolare medium artistico. Non è certo un mistero che l’ambiente cinematografico sia quasi completamente avvolto dal manto del Pensiero Unico, pregiudicando sia una critica adatta a comunicare col pubblico, che a incoraggiare una ricerca indipendente.
In queste pagine, il lettore vedrà come si siano sempre sostenute determinate idee, persino quando scomode e impopolari, il che porta inesorabilmente a essere controcorrente. Poco ci interessa del riscontro che queste riflessioni potranno avere tra i “colleghi” critici cinematografici, i quali spesso considerano il genere come qualcosa di deteriore, ancor di più se poi si tratta di storie “non mimetiche” (fantascienza, fantasy e horror). L’intento principale di questo viaggio all’interno di film così diversi è quello di sollecitare nello spettatore una visione più cosciente del cinema e, al contempo, proporre determinate teorie analitiche al di fuori del ristretto ambito settoriale, nonché una metodologia talora più vicina agli studi letterari che a quelli cinematografici.
Riccardo Rosati, Lo schermo immaginario (2016), Edizioni Tabula Fati, collana Maschera e volto 20, pagg. 179, euro 14,00
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