Sono non solo conosciuti anche da chi è piuttosto digiuno di anime e manga, ma robottoni come Mazinga, Goldrake e Jeeg hanno pure segnato uno spartiacque, all’interno di una cultura, quella giapponese, tanto affascinata dalle creature meccaniche, da essere tuttora all’avanguardia nel settore, dal punto di vista sia scientifico che tecnico. Non a caso, in queste settimane si stanno già “allenando” a Tokyo, in vista delle Olimpiadi, automi umanoidi che dovrebbero venire impiegati per aiutare i turisti quando sbarcheranno nella capitale del Paese del Sol Levante per assistere ai Giochi del 2020. Se queste realizzazioni si possono toccare dunque concretamente con mano, di robot continua ad alimentarsi lo stesso immaginario nipponico, che sotto questo aspetto ricalca la caratteristica dicotomia tra innovazione e tradizione leggibile in molti ambiti della società giapponese. E proprio alla lunga storia di un fenomeno tipicamente locale, e diventato di portata internazionale, sono dedicate le pagine del libro C’era una volta… prima di Mazinga e Goldrake di Massimo Nicora, Youcanprint edizioni, che abbraccia un ampio arco temporale, dall’epoca Tokugawa, con i suoi ingegnosi automi artigianali, agli anni Settanta del secolo scorso, per aiutare a cogliere l’humus da cui sono nati i personaggi celebrati nelle serie animate di Gō Nagai e di altri autori simbolo per un’intera generazione.
Il libro
Un viaggio nella storia e nella cultura popolare giapponese che parte dai karakuri, gli ingegnosi automi creati dagli artigiani in epoca Tokugawa (1603-1868) e che arriva agli anni Settanta analizzando la ricca e caleidoscopica produzione giapponese di manga e anime a tema robotico che ha preceduto l’avvento dei più celebri Mazinga e Goldrake.
Il Giappone è stato, spesso e volentieri, definito come il “Regno dei Robot” e, nell’immaginario collettivo, il paese del Sol Levante è ormai diventato sinonimo di elettronica e tecnologia.
Certamente alla creazione di quest’immagine hanno contribuito i notevoli passi avanti compiuti in campo industriale a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma è altrettanto vero che il concetto stesso di robot sembra essere quasi consustanziale alla cultura giapponese in quanto tale, affondando le sue radici nel passato stesso del paese.
Se tra le luci sfavillanti di Akihabara, il quartiere di Tōkyō noto per essere un vero e proprio supermercato dell’elettronica, è possibile non solo trovare qualsiasi tipo di gadget ultra tecnologico, tra cui anche robot giocattolo realizzati con grande cura dei dettagli, è altrettanto vero che bastano pochi passi per imbattersi in antichi templi, retaggio di un passato glorioso che convive, in maniera più o meno armonica, con la modernità e i suoi nuovi riti.
Una dicotomia questa che si ritrova, non a caso, anche nei fumetti e nei disegni animati dove gli elementi della storia e della tradizione si sposano, in maniera quasi sempre del tutto naturale, con la modernità e il futuro immaginato dalla fervida mente degli autori di manga e anime.
Se questo vale in generale, vale ancora di più in particolare per i fumetti e i disegni animati aventi come protagonisti dei robot che risultano essere un vero e proprio compendio tra passato, presente e futuro, avveniristici giganti di acciaio che tradiscono, in maniera evidente, il retaggio di una cultura più antica e pregna di simboli, con richiami neppure troppo velati alla tradizione marziale:
Raccontare la storia dei robot giapponesi significa intraprendere un lungo viaggio tra realtà e fantasia che, dai primi automi creati da abili artigiani in epoca Tokugawa (1603-1868), arriva alla più moderna produzione di manga, anime e serie tv, in un florilegio di idee e protagonisti che hanno segnato un’epoca e l’immaginario fantastico di più di una generazione.
Da Tetsuwan Atom a Tetsujin 28, da Eight Man ai Cyborg 009, da Astroganga a Doraemon, la fantasia degli autori giapponesi ha dato vita a una lunga serie di personaggi che hanno accompagnato tutta la storia del Giappone moderno gettando le basi per una produzione che, a partire dagli anni Settanta, ha subito un incremento esponenziale con la creazione di numerose serie che hanno trovato nel mercato europeo il loro Eldorado.
Prima dei più noti Mazinga, Goldrake e Jeeg, dunque, ci sono molti altri robot, spesso famosi e talvolta sconosciuti, che hanno conquistato il grande pubblico. Questa è la loro storia.
L'autore
Massimo Nicora, Varese 1972. Laureato in filosofia teoretica all’Università Cattolica di Milano, si occupa di comunicazione e relazioni con la stampa per conto di importanti aziende internazionali e nazionali con focus specifico sui settori di maggior interesse per un pubblico giovane quali videogames, home video, animazione.
Giornalista pubblicista, ha collaborato con diverse testate scrivendo di videogiochi e tematiche legate all’animazione giapponese degli anni Settanta e Ottanta. Appassionato di Gō Nagai e in particolare di Goldrake, si è anche occupato, per conto del produttore giapponese d/visual, del lancio e della promozione dei dvd ufficiali su tutto il territorio italiano.
Ha tenuto conferenze sui 30 anni di Goldrake in Italia nel corso di manifestazioni come Maggio Bambino (Firenze, maggio 2008), FirenzeGioca (Firenze, settembre 2008), oltre a interventi e interviste su Radio Deejay e tg3 Neapolis. Ha organizzato un seminario dal titolo Anime Boom: Storia di un’invasione. I cartoni giapponesi in Italia negli anni Settanta e Ottanta in occasione di A-Tube The Global Animation Film Festival (Varese, maggio 2009).
Di prossima uscita il suo volume C’era una volta Goldrake. La vera storia del robot che ha rivoluzionato la tv italiana.
Gestisce il blog ceraunavoltagoldrake.blogspot.it.
Massimo Nicora, C’era una volta… prima di Mazinga e Goldrake. Storia dei robot giapponesi dalle origini agli anni Settanta, 186 pag., Youcanprint Edizioni. Euro 16,00.
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