Il sostegno di Warner Bros. ha fatto molto bene a Ed Boon e al suo Mortal Kombat, che in questi anni è stato al centro di un profondo processo di miglioramento, fino a decretare lo sbalorditivo successo dell’ultimo episodio, Mortal Kombat X, diventato oggi il titolo di riferimento di un intero genere, i picchiaduro, dove si vive una stagione di grandi revival, da Killer Instinct a Street Fighter, da Dead or Alive a The King of Fighters

Uscito nel 2015, Mortal Kombat X si è arricchito nel tempo di nuovi personaggi, livelli, costumi e correzioni distribuiti inizialmente sotto forma di contenuti scaricabili e poi inseriti in un’edizione onnicomprensiva, Mortal Kombat XL. Già accolta con estremo favore dagli utenti delle console Ps4 e Xbox One, per le quali è disponibile da marzo, la versione XL del gioco arriva adesso anche su Pc, chiudendo un’accesa diatriba con i fan, che avevano temuto in una mancanza di supporto a lungo termine su personal computer, dopo un esordio piuttosto travagliato. Warner Bros. ed Ed Boon non li hanno invece abbandonati, affidando il lavoro di aggiustamento e rifinitura a un altro team, Qloc, che ha sostituito in corsa i precedenti responsabili del porting, High Voltage, restituendo in definitiva il risultato sperato. Il lancio di Mortal Kombat XL per Pc coincide inoltre con la diffusione di una mega patch che si occupa di ribilanciare un po’ tutti gli aspetti del gameplay, lottatore per lottatore, in base ai dati raccolti e analizzati in mesi di match. Mortal Kombat X non è infatti solo un picchiaduro altamente spettacolare, ma regge ormai bene il confronto anche nella scena pro dei tornei.

Il piatto forte di un menù peraltro ricchissimo, tra modalità online e offline, segreti, extra, sbloccabili, vecchie conoscenze, new entry e chicche varie, è rappresentato comunque dallo story mode di taglio cinematografico, nel quale azione e filmati si fondono senza soluzione di continuità in un pirotecnico b-movie di genere, citazionista, grottesco e un po’ cafone in pieno stile Mortal Kombat. La trama prosegue l’arco narrativo riordinato col reboot del 2011. Ma alla nostalgia si preferisce stavolta gettare maggiormente lo sguardo verso una nuova generazione di giocatori, introducendo nel cast i figli degli eroi di un tempo, come d’altronde ama fare la stessa Hollywood. 

Il cinema è da sempre un faro per l’universo di Mortal Kombat, nato sull’onda dei film di arti marziali di Jean-Claude Van Damme e squisitamente derivativo in parecchi dettagli. Mortal Kombat XL si spinge addirittura al crossover. Contiene infatti, tra i lottatori selezionabili, anche alcune guest star del calibro di Alien, Predator, Jason di Venerdì 13 e Leatherface di Non aprite quella porta, ciascuno perfettamente tradotto in picchiaduro, con colpi e fatality (ossia le sanguinarie mosse finali marchio di fabbrica di Mortal Kombat) fedelissimi al personaggio e ricalcati in molti casi direttamente da quanto mostrato nelle pellicole, per la gioia appunto dei cinefili.

Pur trattandosi tutti di debutti assoluti per la serie Mortal Kombat, quello con Predator in realtà si può considerare un rapporto di lunga data, sebbene mai ufficializzato. I personaggi di Cyrax e Sektor, oggi riuniti insieme a Smoke nel cyborg collettivo Triborg, sono palesemente ispirati all’alieno guerriero del film cult con Schwarzenegger che in Mortal Kombat XL viene richiamato anche da un set di costumi a tema, così come ne esistono altri per abbigliare i lottatori alla Mad Max o in omaggio ai classici dell’orrore, come Il mostro della laguna nera