Arriva il programma Xbox Play Anywhere, che spinge sul progetto Microsoft di un ecosistema Windows in cui si possa usufruire dei propri contenuti indipendentemente dalla piattaforma utilizzata in quel momento. Nello specifico, Xbox Play Anywhere è dedicato al mondo del videogame e cerca di rompere le tradizionali barriere tra computer e console. In questo caso, acquistando in formato digitale dallo store ufficiale di Microsoft uno dei titoli compatibili con il programma si ottiene la licenza per scaricarlo sia in versione Xbox One che Windows 10 potendo, grazie ai salvataggi nel cloud, condividere i progressi nel gioco su entrambi i sistemi, cosicché si sia in grado di passare dall’uno all’altro senza interruzioni o ricominciare tutto daccapo.
Per il debutto di Xbox Play Anywhere, che avrebbe probabilmente l’obiettivo di dare anche un po’ di ossigeno al Windows Store, il colosso di Redmond, che produce già saghe SF estremamente popolari quali Halo e Gears of War, ha scelto ancora un videogame di fantascienza, molto particolare, Recore, che costituisce un'affascinante collaborazione tra oriente e occidente. Al titolo hanno infatti lavorato insieme due studi, la giapponese Comcept di Keiji Inafune, ex dirigente Capcom responsabile di serie come Mega Man, e la statunitense Armature, fondata dagli ex Retro dei Metroid Prime. E, di nuovo, non chiamatelo sparatutto. Recore rappresenta per certi versi un moderno approccio all’action platform di matrice nipponica, dove riverberano echi di classici come appunto Mega Man e Metroid Prime, fino a The Legend of Zelda.
Scritto dallo sceneggiatore di Halo e Destiny, Joseph Staten, Recore è ambientato su un pianeta desertico, chiamato Far Eden, che di dungeon in dungeon fa da sfondo semi open world, mentre i suoi segreti si aprono davanti al giocatore man mano che la protagonista, Joule, scopre gadget e abilità per superare gli ostacoli che le si parano davanti. Recuperando un leitmotiv caro a Inafune, il ruolo centrale spetta ai compagni robotici che l’affiancheranno nell’avventura. Il primo è un cane. Ma ce ne sono altri, ciascuno con la propria personalità, che riescono a esprimere benissimo anche senza parlare, perlomeno in una lingua comprensibile, un po’ come al cinema Wall-E o R2-D2. Le atmosfere del videogame ricordano in effetti Star Wars (molte le affinità con Il risveglio della forza), pure per la capacità di inserire qua e là sempre un pizzico di humour.
La sabbia che ricopre Far Eden e ogni tanto si scatena alzandosi in terribili tempeste nasconde ovviamente anche un mistero. Il pianeta avrebbe dovuto accogliere l’umanità in fuga dalla Terra in un futuro nel quale la nostra specie ha come ultima speranza quella di viaggiare in cerca di una nuova casa tra le stelle. Il piano originale prevedeva una prima fase di terraformazione a opera dei robot per la cui durata, calcolata in duecento anni, i coloni avrebbe atteso in criosonno. Ma quando Joule si sveglia dall’ibernazione non c’è traccia degli altri membri della spedizione, Far Eden è ancora una distesa inospitale e la stragrande maggioranza dei robot risulta fuori controllo, mostrando un comportamento aggressivo. Recore è in fondo il percorso di crescita della sua giovane e caparbia protagonista, che battendosi per sopravvivere avrà modo di riflettere sul significato di famiglia e di amicizia, così come, in definitiva, sull’essere umani, in un mondo dove il confine tra vita naturale e artificiale si è fatto sottilissimo.
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