Immaginate un drappello di soldati americani che, in territorio nemico, deve stanare un terrorista. I militari avanzano con cautela, con le armi spianate e gli ordini del comandante che risuonano nelle orecchie. Ebbene, fra qualche anno quei soldati potrebbero comunicare fra di loro non attraverso l’uso della parola e di radio, ma attraverso il pensiero. Fantascienza? Si e no. O meglio, oggi potrebbe sembrarlo, ma in futuro potrebbe essere realtà.
L'US Army Research Laboratory (ARL), un laboratorio di ricerca dell'esercito americano, fondato nel 1820, è infatti al lavoro per creare un elmetto che consenta di tradurre le onde cerebrali in onde radio. In questo modo, durante una battaglia o operazione militare, i soldati non devono guardarsi e comunicare attraverso gesti, ma semplicemente pensare e l’ordine o la comunicazione verrà trasmessa attraverso un sofisticato computer ed un auricolare. L’elmetto sarà composto da 128 sensori che saranno in grado di riconoscere frasi chiare e ben definite che già oggi vengono utilizzate durante le azioni militari. La chiave di tutto ciò sta in piccolissimo computer in grado di leggere un elettroencefalogramma che sarà diverso per ogni frase pensata e, quando il soldato sarà sul punto di emettere la parola dalla bocca, il computer trasformerà il pensiero in onda radio e la diffonderà.
C’è solo una piccola controindicazione: i soldati non devono pensare altre cose al di fuori delle frasi convenzionali con cui dovranno comunicare e per questo saranno addestrati intensamente. Il problema principale è che il cervello è unico per ognuno di noi – così come lo è l’elettroencefalogramma – ed è abituato ad un’intensa attività,.
Le possibili applicazioni civili di questa scoperta sono sicuramente più interessanti, basta pensare a l’aiuto che una tale tecnologia può offrire a quanti hanno difficoltà nel parlare.
Nulla, però, ci viene detto a proposito di una possibilità: e se mentre un soldato, mettiamo il comandante del plotone, ordina – e quindi comunica via pensiero – è colpito a morte, cosa trasmetterà? Il pensiero (o l’audio) della morte? La domanda ci sembra lecita, ma siamo sicuri (o almeno lo speriamo) che gli scienziati che lavorano a questo progetto ci abbiano pensato.
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