Anche se il secondo tempo di K-PAX può sembrare meno agile e più "buonista" del primo, questo film con protagonista un grande Kevin Spacey, dosato e sornione, è una vera e propria epitome della "fantascienza della mente", ovvero quel fantastico dello spirito dove gli incontri con alieni avvengono in atmosfere rarefatte dai toni New Age. Un racconto quasi "gotico" con uno psicanalista newyorchese che viene in contatto per caso con un enigmatico paziente che dice di provenire da un pianeta lontano di nome K-PAX, appunto. L'essere apparentemente umano- sullo stile un po' di Patch Adams, e un po' di Risvegli - oltre ad un'intelligenza ed ad un'arguzia superiori dimostra di avere cognizioni non comuni di astrofisica, ma la sua fisionomia è quella di uno scomparso probabilmente uscito di senno a causa di un trauma subito in passato. Realtà o patologia, grande genio della fisica o alieno proveniente da un altro pianeta? Questo è l'enigma proposto in questa elegante pellicola dal tono inizialmente molto leggero e accattivante. Ma - alla fine dei conti - conta così tanto quale sia la risposta? Anche se il film propende leggermente per una tesi piuttosto che per un'altra K-PAX colpisce lo spettatore per il suo tono complessivamente fantastico che richiama alcuni grandi racconti del passato, in cui sono le parole e non certo le astronavi o tantomeno gli effetti speciali a fare compiere viaggi mirabolanti allo spettatore. K-PAX rappresenta dunque un passaggio interessante, perché sembra riunire un certo gusto letterario per la fantascienza ad un cinema dalle emozioni forti, temprate e al tempo stesso addolcite nella rilassata eleganza dell'anamnesi dell'analisi psicologica. Anche se l'extraterrestre o presunto tale di turno, non si sdraia sul lettino e - alla fine - sarà il medico a sentirsi curato da questo incontro, K-PAX è una pellicola intrigante e riuscita sia dal punto di vista della recitazione dei suoi interpreti, sia perché propone un modello fantascientifico in cui l'elemento umano e quello mentale sono dominanti rispetto ai viaggi intergalattici più mirabolanti. Inoltre dando per vera una delle due ipotesi, ovvero che Prot, questo il nome dell'alieno, provenga realmente dalla costellazione della Lira, intenerisce il cuore pensare che un ragazzo qualsiasi possa avere stabilito un contatto tale da semplicemente "chiamare" l'amico extraterrestre e farlo venire sulla Terra in suo soccorso... il sogno di tutti quelli che amano scrutare le stelle e che - finalmente - trova una rappresentazione artistica e poetica migliore di quella della famosa canzoncina di Eugenio Finardi...