Vi ricordate queste frasi: “Non fidatevi di nessuno!”, “La verità è là fuori!”… Sì, sono quelle con cui ci raccontavamo negli anni Novanta la serie X-Files, uno show televisivo che ci aveva reso familiari occultisti e parapsicologi, complottisti ed ufologi. Platee sterminate di adulti e teen-agers, in piena era Internet, non rinunciano ai brividi di “una porta che scricchiola” o di “un sussurro nel buio”: case maledette e castelli infestati che cedono il posto alle vertiginose architetture di moderni e sterminate metropoli.
Diciamolo: X-Files ci aveva stregato, aveva affascinato un'intera generazione di appassionati. La serie è ora tornata e non possiamo che esserne contenti.
Ad X-Files vanno riconosciuti molti meriti. Primo: è riuscito miracolosamente ad offrirci un efficace esempio di “melting p(l)ot”: Cronaca e Finzione, scrupolose ricerche scientifiche e spregiudicate ipotesi paranormali vi si intrecciano sapientemente. Fin dai suoi primi fotogrammi, sigla compresa, eravamo condotti per mano di una trama elementare ma ipnotica. Protagonisti assoluti: i due agenti FBI Fox Mulder e Dana Scully che si ritrovano ad indagare fianco a fianco per “ordini superiori”. Lui è un solerte studioso di fenomeni occulti (“spettrale” è il soprannome che gli hanno affibbiato i colleghi). Lei una fedele osservante dei dogmi della Dea Ragione. Entrambi, però, devono confrontarsi con inquietanti omicidi ed un rapimento di matrice extraterrestre. Da quel momento le loro vite finiranno per essere segnate per sempre dall’ossessione per l’Ignoto e la ricerca della Verità. Un “oscuro scrutare” rivolto alle arcane presenza in agguato sul nostro pianeta, oltre le cortine fumogene erette da settori deviati del governo e dei Servizi Segreti.
Ora sono tornati, con una miniserie in sei puntate. E siamo contenti, molto contenti…
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