Tutti voi! Prendete ciò che vi va con la pistola in mano, uccidete, violentate e rubate, e lo chiamate 'portare la civilizzazione'. Ma cos'è la civilizzazione per voi se non pretendere che noi vi siamo compostamente grati di essere uccisi, violentati, derubati? […] Che cos'è la giustizia se non la vostra libertà di trattarci come volete, mentre noi veniamo condannati anche se tentiamo solo di difenderci? (Capitolo 16)
Forte del successo di Ancillary Justice, vincitore di tutti premi più prestigiosi in campo fantascientifico (Hugo, Nebula, BSFA, Arthur C. Clarke, Locus) Ann Leckie ci riporta nel millenario Impero Radchai al seguito di Breq, unico segmento ancillare sopravvissuto alla distruzione della nave da guerra Justice of Toren.
Ancillary Sword riprende esattamente da dove si era interrotta la narrazione, con la momentanea alleanza tra Breq e una delle personalità di Anaander Mianaai in lotta con sé stesso; ma, al tempo stesso, disattende le aspettative del lettore con un'improvviso cambio di marcia: dopo il precipitoso susseguirsi di eventi che si dispiegavano lungo un arco temporale di circa tremila anni, l'autrice sospende momentaneamente l'azione, spostando l'attenzione su una stazione periferica ai margini dell'Impero.
Nonostante la sua apparente marginalità nella battaglia sotterranea che sta dilaniando il Radch, la stazione di Athoek gode di una centralità politica grazie alla produzione ed esportazione del pregiato tè proveniente dal pianeta Athoek.
Investita del grado di Ammiraglio della flotta e dell'ingombrante nome di Mianaai, Breq raggiunge Athoek al comando di Mercy of Kark, con il compito di controllare questo snodo economico perché non cada nelle mani dell'Anaander sbagliato; ma ben presto il lettore si renderà conto che, dietro un incarico apparentemente secondario, si nascondono trame ben più profonde, tanto da richiedere l'attenzione di Breq e del signore del Radch in persona.
Un saggio sul dono
Tra i motivi di maggiore interesse di questo romanzo c'è senza dubbio la possibilità di approfondire la conoscenza della cultura radchaii, che nel primo romanzo ci veniva suggerita dalle azioni dei personaggi ma di rado descritta.
Con lo sguardo di un'antropologa, la Leckie ci descrive l'importanza rivestita dal colore della pelle, sempre più scuro man mano che si risale la scala sociale, e di conseguenza dell'abbigliamento (le divise blu degli ufficiali delle stazioni, quelle in varie tonalità di marrone delle navi da guerra, fino al total black di Anaander Mianaai e alla particolare divisa nera con fasce marroni che identifica Breq come appartenente alla famiglia imperiale). Apprendiamo l'importanza del tè nella cultura radchai (solo intuibile in Ancillary Justice): merce centrale di un'economia basata non su scambi di denaro, ma su una complessa pratica del dono.
Per millenni le navi radchai hanno conquistato e civilizzato (ricordo che l'aggettivo radchai designa sia il cittadino del Radch che una persona civilizzata) interi sistemi per farne delle immense piantagioni di tè, sfruttando le classi più deboli (non civilizzate) o deportando schiavi da altri pianeti.
In questo sistema economico rientra anche la clientela sessuale, ritenuta normale dai cittadini di classe più elevata, ma di fatto un'altra forma di schiavitù che i radchai impongono alle popolazioni sottomesse.
Se la scrittura di Ancillary Justice permetteva una riflessione sulla culturale dei generi sessuali, è difficile a questo punto non riconoscere in Sword le tracce della nostra storia coloniale, seppure in una veste cromatica ribaltata.
Una Mente, molti occhi
Sul piano dello stile, ho apprezzato il ritorno alla molteplicità di prospettive dovute all'intelligenza artificiale di Breq, che può nuovamente servirsi degli occhi altrui per essere in più luoghi contemporaneamente (anche se, a differenza di quando era Justice of Toren, non può essere realmente lì).
Non si tratta di una scelta fine a se stessa, perché un altro tema portante della trilogia è quello del confine tra essere umano e intelligenza artificiale. Cosa accade quando l'IA di una stazione è infelice? Come reagisce una nave quando la vita del suo comandante è in pericolo?
A differenza dei personaggi umani, Breq conosce le Menti delle navi e ne comprende i sentimenti, e così facendo può anticiparne le scelte. Nella sua narrazione in prima persona cogliamo sofferenza nel rendersi conto dell'irreparabile incompletezza a cui è condannata dalla distruzione di Justice of Toren; invidia verso Sword of Atagaris, nave da guerra ancora dotata di ancelle e profondamente legata al suo comandante; empatia per la stazione di Athoek, mutilata di alcuni dei suoi livelli, di cui non vede nulla.
Sotto questo aspetto, la forma frammentata del romanzo può all'inizio rendere difficoltosa la lettura, ma è sempre funzionale al contenuto.
Una space opera priva di azione
Purtroppo la ricchezza di contenuti e il talento stilistico della Leckie si scontrano con la debolezza della trama, aggravata da un numero di pagine decisamente eccessivo per una storia priva di grandi avvenimenti. Soprattutto nella parte centrale non mancano momenti di stanchezza, di fronte a un eccesso di riflessioni ripetitive, che non aggiungono molto alle tematiche affrontate.
Da un lato è apprezzbile la scelta di differenziare questo secondo capitolo dal primo, dandogli un taglio meno movimentato privilegiando l'osservazione antropologica, ma credo, viste queste caratteristiche, che al romanzo avrebbe giovato di più la forma breve.
Sul piano della traduzione italiana permangono, poi, le perplessità già espresse per Justice: anche in questo caso, Fanucci ha scelto di normalizzare l'uso dei pronomi e delle desinenze femminili, che vengono di volta in volta declinati al maschile o al femminile (senza peraltro mantenere sempre una coerenza, visto che allo stesso personaggio viene attribuito un genere diverso a distanza di alcune pagine).
Come spesso accade con il secondo volume, Ancillary Sword è probabilmente l'anello debole della trilogia, ma se si riesce a superare lo scoglio della traduzione e qualche innegabile momento di noia, la lettura riserva spunti interessantissimi, oltre ad essere un necessario ponte per Ancillary Mercy, ancora inedito in Italia.
A questo punto non resta che augurarci che l'editore decida di pubblicare anche il terzo volume, magari ripensando alle scelte di traduzione fatte nei primi due.
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