- 1. Pura soap opera
- 2. Banale
- 3. Minimale
- 4. (Quasi) plagio
- 5. Privo di originalità
- 6. Privo di logica
- 7. Semplicistico
- 8. Giovanilistico
- 9. Buonista
- 10. Pieno di errori
Visto Star Wars Il risveglio della Forza, settimo episodio di Guerre Stellari e primo della nuova trilogia di J.J. Abrams per la Disney ormai proprietaria della Lucasfilm, si può dire come premessa che due affermazioni di George Lucas e della Disney stessa sono del tutto errate. Il primo aveva definito la saga da lui ideata, diretta e prodotta una soap opera, mentre per la seconda aveva affermato e fatto dire dai suoi uffici stampa che il nuovo episodio poteva essere visto anche da chi non aveva conosciuto né sentito parlare dei precedenti sei. No. Quella di Lucas era una vera e propria favola proiettata nel futuro, e chi non ha visto gli episodi precedenti non ci capisce un accidente, magari solo per sommi capi.
Infatti, tanto per essere schematici ecco dieci buoni motivi per criticare Il risveglio della Forza, indipendentemente e nonostante i milioni e milioni incassati sull’onda non solo della pubblicità ma soprattutto della nostalgia e del ricordo dei vecchi spettatori.
1. Pura soap opera
È in fondo esattamente una pura soap opera in salsa stellare invece che salsa terrestre nella essenzialità del termine: la trama è una serie ininterrotta di agnizioni, di figli perduti e ritrovati, di scontri fra padri e figli, di antichi amanti che si rivedono dopo decenni, di lacrimevoli contrasti e così via. E meno male che la storia era “blindatissima” per proteggere la sua originalità… Addirittura! E, proprio come ogni soap opera, “è un film retrò” come lo ha definito Lucas intervistato da Charlie Rose per The Hollywood reporter, lui che ha sempre cercato di essere innovativo e originale in ogni episodio della serie che ha fatto.
2. Banale
È un film banale: la sua trama è del tutto elementare, senza alcuno scatto, con due o tre colpi di scena che rientrano appunto nella mentalità e nella tecnica delle telenovelas e non certo della favola e nemmeno della storia d’avventura, e quindi manca di una vera tensione.
3. Minimale
È un film minimale, una vicenda in cui, a veder bene, Abrams ha eliminato ogni riferimento alto al vero senso e al valore della Forza, cardine della saga lucasiana. Nemmeno indiretto, nemmeno come riferimento positivo, aspirazione e auspicio, dato che i Cavalieri Jedi sono scomparsi. Anche nel rappresentante del Lato Oscuro che usa la Forza, Kylo Ren, questa risulta essere come un semplice superpotere da “cattivo” Marvel grazie alla quale è possibile leggere nel pensiero, intuire la presenza degli avversari, attrarre verso di sé gli altri con un gesto della mano. Non è più qualcosa di superiore, spirituale, mistico. Si direbbe una precisa scelta. Dalla forza del Mito teorizzata da Joseph Campbell al quale Lucas si ispirò, alla degradazione, alla farsa del Mito messa in pratica da Abrams.
4. (Quasi) plagio
È, di conseguenza dovendo mirare basso, un film quasi plagio di episodi precedenti: qui non ci troviamo di fronte a “citazioni” colte come hanno affermato alcuni critici cinematografici, tipo, aggiungo, quelle presenti in Interstellar, ma proprio chiari rifacimenti di famose scene degli episodi di Lucas. Si va dal ragazzo/a abbandonato/a sul pianeta desertico, al piccolo robot BB8 che ispira simpatia (il personaggio migliore del film, peraltro); dallo scontro generazionale (in Lucas padre cattivo vs figlio buono, in Abrams figlio cattivo vs padre buono), alla nuova Morte Nera, alla sua arma, al modo di attacco dei caccia ribelli; dal bar intergalattico (l’idea originale è in una famosa copertina della rivista Galaxy disegnata da Emsh), che Abrams però realizza in una semioscurità che ne annulla fascino e curiosità, alle scene pressoché identiche dell’incursione dei nostri eroi nella tana del nemico. E addirittura i robottino rotolante BB8 ricalca lo stesso incarico che aveva in precedenza C1P8, quello di consegnare un messaggio fondamentale per la trama del film, questo riguardava Leia (o Leila che dir si voglia), quello lo scomparso Luke!
5. Privo di originalità
È un film privo di originalità inventiva, nonostante l’altissimo costo della produzione: non c’è un, dico un, essere alieno che primeggi e si ricordi con piacere o curiosità, né personaggio né animale che rimanga impresso nella mente dello spettatore come per i sei film di Lucas. Forse l’unico è Maz, l’aliena nana che gestisce la taverna galattica, ma forse nemmeno quella (per la quale, dato che è stata realizzata con la stessa tecnica del Gollum del Signore degli Anelli, non si capisce il motivo per cui sia stata ingaggiata una famosa attrice, Lupita Nyong’o: forse solo per inserirne il nome nel cast). Addirittura i paesaggi e le costruzioni sembrano quelle appunto di Il Signore degli Anelli, mentre l’accampamento nel deserto non offre alcun appiglio al regista per creare esseri che colpiscano l’immaginazione e, se non ci fosse stato per il vecchio Millenniun Falcon, è praticamente vuoto e potrebbe essere un insediamento di beduini libici. La svogliatezza arriva al punto tale che l’alieno che paga i rottami della protagonista con un pasto per avvisare i suoi complici non fa altro che usare un… telefonino stile anni Novanta! È povero in fin di conti anche di scene spaziali grandiose e coinvolgenti: non bastano gli sconti fra i caccia amici e nemici o le fughe e gli atteggi avventurosi di Han Solo per salvarlo.
6. Privo di logica
È un film alla fin fine anche privo di una sua logica interna e chiarisce ben poco della situazione di lì a oltre trent’anni dall’episodio che lo prece cronologicamente, Il ritorno dello Jedi, non essendo sufficiente il sunto iniziale: da dove sbuca il Primo Ordine e come ha preso il posto dell’Impero di cui eredita la struttura e l’armamentario, ad esempio? e il Leader Supremo (una traduzione alquanto ridicola che ricorda il Lìder Maximo cubano) come ha preso il posto dell’Imperatore di cui è peraltro una copia? e come fa la spada di Luke ad essere custodita nella taverna galattica e, ma guarda un po’ che caso, ritrovata dalla giovane Rey?
7. Semplicistico
È un film di un semplicismo sconcertante: come è possibile che Chewbacca, dopo la morte dell’amico di una vita, una volta che incontra l’ex principessa Leia faccia finta di nulla e se ne vada per i fatti suoi come se la morte di Han Solo non riguardasse entrambi? come è possibile che un disertore delle sturmtruppen ex imperiali possa maneggiare una spada-laser jedi? e come lo può fare con perizia la trovatella che addirittura sconfigge il coetaneo rappresentante del Lato Oscuro della Forza? e come mai scopre improvvisamente di avere poteri mentali tali da resistere al tentativo di leggerle nella mente e poi da riuscire a condizionare il suo carceriere? è possibile che si riesca a guidare come se niente fosse una vecchia carretta come il Millennium Falcon? Certo, non si può essere tanto pignoli di fronte elle esigenze di un copione del nostro genere, ma nemmeno si può eccedere sino a questo punto.
8. Giovanilistico
È un film che strizza fin troppo l’occhio (ma lo si doveva aspettare in base a varie dichiarazioni della Disney) alle mode giovanilistiche del momento, agli spettatori delle nuove generazioni dei videogiochi, di Facebook, degli smartphone con le loro innumerevoli app, alle odierne tendenze pseudosociali politicamente corrette: al centro adesso c’è un’eroina, giovane e caruccia che s’è fatta da sé in un ambiente ostile (“Non mi prendere la mano” dice piccata a Finn, il disertore fifone mentre fuggono) e questo è adatto al femminismo generalizzato per cui oggi qualsiasi cosa al femminile e positiva a priori, è esaltata e promossa a priori e chiunque non la pensi così è “sessista” e “maschilista” a priori (chi non legge i libri scritti da donne, chi critica e chiede le dimissioni della ministra Boschi e via delirando). Questo farà impazzire le ragazzine e mandare in bordo di giuggiole il conformismo giornalistico. E che sia così è sufficientemente fare una piccola inchiesta fra amici e parenti (come ho fatto io) e costatare che il film ha entusiasmato i figli vergini e scontentato i padri quarantenni e cinquantenni conoscitori dei precedenti episodi.
9. Buonista
È un film buonista fino al midollo, sino al punto che il padre infilzato dal figlio perverso, lo accarezza mentre sta tirando le cuoia. Lo stesso “cattivo” non lo è del tutto, è incerto e impreparato e fa rimpiangere Darth Veder di cui dovrebbe esser una sorta di successore e seguace (ne conserva il teschio!): è invece un giovincello isterico che dà in escandescenze incontrollate rivestito di una maschera alla Iron Man abbastanza ridicola e non paurosa come quella del predecessore. Il mostruoso casco, che serviva a Darth anche per respirare, a lui serve soltanto per far diventare cavernosa una vocetta che assomiglia, è stato scritto, alle farse di Mel Brooks. E credo proprio che la stessa musica epica da sempre caratterizzante Star Wars sia stata lasciata in sottotono, poco usata, per questa strategia di buonismo diffuso.
10. Pieno di errori
È, last but not least, un film in cui il famosissimo regista commette, almeno a mio modesto parere, errori impensabili dal punto di vista tattico, come quello di far sollevare la sua maschera al giovane villain senza lasciare la suspense sino alla fine, ad esempio sino lo scontro diretto tra i due figli d’arte, con con la futura Cavaliera Jedi (ci scommetterei). Dove si assiste a scene un po’ ridicole come quella in cui sembra che lei voglia spegnere nella neve la spada-laser rosso fiammeggiante di lui…
Penso che basti. Che ci dobbiamo aspettare in seguito? Altre banalità/ovvietà da soap opera spaziale. La giovane Rey, che è la figlia perduta di Luke (poi Abrams ci spiegherà, ma non è detto, come un Jedi abbia potuto avere un figlio) riconsegnata la spada al padre farà rinascere i Cavalieri in cui ci sarà posto anche per le signorine, insieme si imbarcheranno in una crociata contro il Primo Ordine, che sa ormai tanto di Terzo Reich galattico assai più che di Impero, in cui il giovane “cattivo” sopravvissuto al collasso finale del pianeta(anche di ciò Abrams ci darà, o forse no, la spiegazione) crescerà di prestigio. Forse non sarà proprio così ma qualcosa del genere, dato che di certo il giovane disertore di colore, passato dalla parte della “resistenza” interplanetaria, avrà una sua parte, magari accanto alla nostra eroina divenendo anche lui, perché no?, un baldo eroe.
Tutti contenti, quindi: i sostenitori delle quote rosa, i tutori del buonismo universale, i fautori del multiculturalismo fra umani, i nemici inossidabili del Male Assoluto che si perpetua in eterno e nell’infinito (e con esso la “resistenza” da qui all’eternità). Un po’ meno lo saranno i veri appassionati di Guerre Stellari.
Una boiata pazzesca, come disse il ragionier Fantozzi dopo aver visto La corazzata Potemnkin? Bah!
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