- Core business
- Donne, non principesse
- Come Han Solo c'è solo Han Solo
- Vincere con le immagini
- La Forza 2.0 e la galassia in diretta
- Ma alla fine ci è piaciuto?
Già prima di aver visto il film avevamo capito una cosa. L'avevamo capita negli ultimi mesi per il livello di attesa che si era accumulato, l'abbiamo capita nelle ultime settimane per il merchandising che ha riempito negozi e centri commerciali, l'abbiamo capita nella lunga mezz'ora abbondante di spot pubblicitari che hanno preceduto l'inizio del film, per tre quarti dedicati a prodotti marchiati Star Wars, dai droni Millennium Falcon alla Fiat Cinquecento col cagnetto-Chewbacca. Quello che abbiamo capito è che qualunque cosa i critici possano dire, JJ Abrams e la Disney avranno ragione. Perché questo film probabilmente incasserà da solo, tra biglietti e merchandising, più di quanto la Disney abbia pagato a Lucas per comprare la Lucasfilm (quattro miliardi di dollari). E d'ora in poi uscirà un nuovo film ogni anno.
Core business
La scelta vincente è stata quella di dimenticare tutto quello che era stato costruiti attorno a Star Wars, l'universo espanso e soprattutto la trilogia dei prequel, e fare come fa un'azienda che è in crisi per essersi diversificata troppo: tornare al core business, tornare alla trilogia iniziale, allo Star Wars che si chiamava solo Star Wars, e che poi diventò Episodio IV Una nuova speranza.
JJ Abrams aveva già messo in pratica la stessa cura su Star Trek e, per quanto una parte dei trekker la consideri un fallimento totale, dal punto di vista di chi ci deve mettere i soldi il successo è stato completo: Abrams ha trasformato un franchise cinematografico di filmetti per fan che incassavano niente in un blockbuster per tutte le famiglie. E lo ha fatto riprendendo il core business, i personaggi della serie classica, adattando loro (ringiovanendoli) e lo stile cinematografico (più semplice, meno intellettuale, più esplosivo e rocambolesco) a quelli che si pensa siano i modelli più efficaci per raggiungere il grande pubblico.
Con Star Wars Abrams ha avuto apparentemente più rispetto di quanto abbiamo mostrato con Star Trek; ma il lavoro era certamente più facile, perché partiva da un materiale originale che era già stato un successo di suo; oggi Star Wars è piuttosto in basso nelle classifiche di incasso, sembra un moscerino confronto ad Avatar o a Jurassic World, ma ricordiamoci che nella classifica riadattata secondo il valore reale del dollaro il film di Lucas è sempre saldo al secondo posto dopo Via col vento.
La grande critica che un po' tutti muovono a Star Wars Il risveglio della forza è che in quest'ansia di tornare alle origini Abrams abbia decisamente esagerato. Giusto riprendere i personaggi della Trilogia originale, giusto inserire qua e là ammiccamenti e citazioni. Ma Abrams si è spinto molto più in là, realizzando un film che più che un seguito è un vero e proprio remake.
Dei documenti segreti sono stati nascosto dentro un droide. Un incrociatore stellare con al comando l'emissario dell'Imperatore sbarca truppe sul pianeta per cercare il droide; un giovane popolano, abbandonato da piccolo da misteriosi genitori, trova il droide e lo salva, scoprendo di essere un eroe e di avere in sé i poteri della Forza. Trova in un anziano grande guerriero il suo mentore, che lo aiuta a fuggire dal pianeta e a conoscere le sue potenzialità; insieme vanno sulla base dell'Impero, dove l'anziano incontra finalmente il cattivo, col quale aveva avuto uno stretto rapporto, e dal quale viene ucciso. Sul finale, la base spaziale viene distrutta.
Questa è la trama dell'Episodio IV, ma è anche la trama di Episodio VII. Cambia qualche ruolo, l'eroe è una ragazza invece che un ragazzo, il ruolo originale di Han Solo viene ricoperto un po' da vari personaggi (Finn, Dameron, lo stesso Han Solo). Ma la struttura è davvero troppo sovrapposta al film originale. A questo punto quelle stesse citazioni che avrebbero dovuto far sorridere il fan piano piano diventano quasi fastidiose, quando non persino spoiler: quando Kylo Ren incontra Han Solo con la frase "è da molto che aspettavo questo momento" già si capisce come andrà a finire questo incontro.
Donne, non principesse
Il rinnovamento, e questo ci piace, qui si esplicita soprattutto in un maggiore approfondimento dei personaggi e in una visione più moderna e leggermente meno favolistica. Abbiamo delle donne che non sono principesse da salvare, e che addirittura parlano tra loro – e non di uomini. Abbiamo dei soldati imperiali che non sono solo burattini. I personaggi stessi hanno quell'approfondimento, quei problemi, quell'umanità che nella Trilogia originale troveremo solo nell'Impero colpisce ancora.
Molto interessante da questo punto di vista il personaggio del "cattivo", Kylo Ren. Un cattivo che, come Darth Vader, è forse destinato tra qualche film a una redenzione, ma che appare subito tormentato, da una parte dalla sua adesione non del tutto convinta e con motivazioni "strane" al lato oscuro, dall'altra dalla sua paura di non essere all'altezza, non tanto di quello che il Supremo chiede da lui, quanto di suo nonno Anakin.
E tuttavia è un cattivo che non ha l'appeal che aveva Darth Vader. Kylo si toglie la maschera apparendo col volto di Adam Driver, un ragazzotto bruttino dal naso storto e dall'aspetto brufoloso – tanto che ci si chiede che come sia possibile che i geni di Harrison Ford e di Carrie Fisher possano essersi combinati a quel modo. Se dal punto di vista critico possiamo apprezzarlo, dal punto di vista estetico ci chiediamo il perché di questa scelta: il fascino del cattivo è stato fondamentale per Star Wars, e qui si poteva lavorare molto di più.
Come Han Solo c'è solo Han Solo
Parlando di fascino, lo Star Wars originale contava su diversi candidati sex symbol che hanno turbato l'immaginario degli adolescenti, uomini e donne, per decenni. Il risveglio della Forza ha una protagonista femminile probabilmente adatta ai canoni di bellezza moderni, una donna forte e indipendente capace però di mostrare anche qualche debolezza. Sul versante maschile però è Han Solo che surclassa tutti, dimostrando di avere più mojo di qualunque altro giovincello. Poe Dameron (Oscar Isaac) compare troppo brevemente e senza il minimo approfondimento per fare presa, Finn (John Boyega) è troppo ragazzotto e Driver semplicemente è bruttino. Insomma, Abrams non dà al pubblico femminile nessuna ragione sbagliata per apprezzare questo film, e per una produzione che vuole sfondare ogni record di incasso, e soprattutto aprire un ciclo, è una mossa rischiosa.
Vincere con le immagini
È vincente invece la scelta visuale: la decisione di abbandonare quasi completamente la computer grafica per tornare il più possibile ai modellini.
Conosco parecchi esperti di cinema di fantascienza che stravedono per Ray Harrihausen e aborrono la computer grafica. Personalmente, non ho mai condiviso questa opinione, trovo inguardabili la maggior parte delle animazioni stop motion dei film d'epoca e credo che la computer grafica abbia fatto fare passi da gigante alla cinematografia di fantascienza.
È innegabile però che George Lucas sia riuscito a dimostrare, con la trilogia prequel e con i rimaneggiamenti a quella originale, che anche la computer grafica può essere usata in modo eccessivo e sbagliato. Abrams lo ha capito e ha dichiarato a gran voce di volerla abbandonare per tornare a modellini e costumi, anche se in realtà, più ragionevolmente, si è mantenuto su una via di mezzo, usando il computer là dove ci voleva e cavandosela egregiamente in modo tradizionale dove era possibile. Il risultato è un film che da subito ricrea egregiamente l'atmosfera e il fascino della trilogia originale. Non sappiamo come questo si combini con la visione in 3D, noi abbiamo preferito evitare gli occhialini.
La Forza 2.0 e la galassia in diretta
Una cosa che ci lascia sempre un po' perplessi è come sia possibile che film sui quali lavorano varie persone per così tanto tempo e con così tanti soldi in ballo poi vengano fuori con aspetti della trama che lasciano insoddisfatti. Certo, lo Star Wars originale ne era pieno – per dire, dopo quarant'anni siano ancora qui a chiederci cosa intendesse Obi Wan quando ha detto a Darth Vader che se lo uccideva sarebbe diventato potentissimo – ma Lucas lavorava da solo e con pochi soldi e idee ancora vaghe su cosa sarebbe venuto dopo.
Per dire, siamo ancora stupefatti da quanto l'Impero o i suoi eredi sappiano costruire basi gigantesche con altrettanto gigantesche falle di sicurezza. La prima volta va bene, la seconda già è poco credibile, alla terza è davvero troppo.
Alcune scelte sono in modo troppo evidente artifici senza spiegazione. Perché dovrebbe esserci una mappa per trovare Luke Skywalker, come arriva nelle mani del personaggio di Max von Sydow, come fanno tutti, in tutta la galassia, a sapere che il Primo Ordine cerca un robottino bianco e arancione, perché R2D2 si sveglia soltanto al momento giusto e non prima?
A proposito del rispetto di Abrams per la saga, non ci piace che la Forza diventi magia tout court acquisendo funzionalità mai viste prima, come la possibilità di leggere la mente, ma perdendo quasi del tutto la sua dimensione mistica. Niente più di un superpotere come ormai ne vediamo in continuazione nei mille film di supereroi, e che alla fine tra un Kilgrave e un Magneto siamo ormai abituati a ben altro.
E per finire, scusateci la pedanteria scientifica, ma nello Star Wars originale quando la Morte nera voleva distruggere un pianeta si recava nel suo sistema e sparava da lì. Come già in Star Trek, dove Spock vedeva la distruzione di Vulcano in diretta da un altro pianeta, anche qui abbiamo pianeti che vengono distrutti e che vediamo esplodere in cielo, come se l'intera scena, base Starkiller, base dei ribelli, pianeti della Repubblica fossero tutti nello stesso sistema solare a poca distanza uno dall'altro. Non è impossibile, ovviamente; ma è chiaro che se fosse così l'arrivo della base Starkiller nel sistema solare che ospita tutti i pianeti della Repubblica avrebbe dovuto scatenare ben altre reazioni.
Ma alla fine ci è piaciuto?
Questa recensione alla fine è venuta forse più critica di quanto ci ripromettessimo; in realtà è abbastanza normale. I motivi per cui il film ci è piaciuto sono molto meno razionali, fanno riferimento al bambino dentro di noi, quello che vide Star Wars per la prima volta a quattordici anni. Sono razionali invece i motivi per cui non ci ha convinto del tutto. Ma sì, ci siamo emozionati nel vedere il film, non ci siamo messi a piangere alla morte di Han Solo o alla vista di Luke invecchiato ma un po' di commozione c'è stata. E siamo usciti dal cinema contenti, e lo andremo a vedere di nuovo.
Con la convinzione, però, che il film avrebbe potuto essere molto più bello osando un po' di più. Per esempio, se i nostri eroi non fossero riusciti, per una volta, a distruggere la base Starkiller, se i sistemi di sicurezza dell'Impero avessero funzionato e l'attacco fosse stato sventato e la base dei ribelli distrutta, lasciando sulla ricerca di Luke Skywalker tutto il peso dell'eventuale riscatto della Resistenza contro i nazisti imperiali, saremmo usciti dal cinema con ben altro spirito, con una voglia incontenibile di vedere i seguiti, come accadde, in fondo, con l'Impero colpisce ancora, che resta di gran lunga il miglior film della serie.
Ma forse questo tipo di scelte è impossibile da prendere quando su un film gravano interessi economici di queste dimensioni. Peccato.
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