La casa editrice Profondo Rosso fondata a Roma nel 2000 con Dario Argento (dopo l’omonimo negozio nel quartiere Prati nel 1989) dall’instancabile Luigi Cozzi, autore nell’ottobre 1962 della prima fanzine italiana, Futuria Fantasia, aveva già iniziato a tracciare una succulenta storia della più celebre collana libraria (ma venduta in edicola, fin dall’ottobre 1952) di fantascienza e dell’intero genere in Italia. Nel 2006 è infatti uscito L’era di Giorgio Monicelli, seguito l’anno dopo da Giorgio Monicelli. Il vagabondo dello spazio, firmati direttamente da Cozzi come i successivi Pionieri dell’infinito 1953-57: da “Galassia” a “Oltre il cielo” nel 2008 e I fabbricanti di universi (con l’eloquente indicazione già in copertina di trattare di Urania da Fruttero-Lucentini a Montanari, passando anche per Galassia e Gamma).
Ora il tomo lungamente elaborato dall’attuale curatore (dal 1989) Giuseppe Lippi con scintillante copertina di Franco Brambilla (da 15 anni copertinista di Urania e rispettivi addentellati) prende la bisogna di petto e tratta l’argomento portandolo fino agli orizzonti attuali (quindi anche raccontando anche gli sviluppi intervenuti dagli anni Ottanta a oggi), mercato on line ed e-book compresi.
In un volume unico sembrerebbe un po’ una mission: impossible, ma la statura e la competenza editoriale di Lippi sono tali da riuscire nell’impresa, rendendo per altro il volume una vera e propria riflessione appassionata e ponderata sull’intera storia sociale e della comunicazione italiana dal Dopoguerra a oggi,
Le diverse fasi della pubblicazione sono delineate con perizia e la consueta cura filologica, dall’esordio con Giorgio Monicelli (fratello maggiore del regista Mario e nipote di Alberto Mondadori, la cui figura è divenuta “giustamente leggendaria, come quella di un Jules Verne o almeno uno Hugo Gernsback dei nostri lidi”) a Carlo Fruttero presto raggiunto dal sodale Franco Lucentini e via via fino allo stesso Lippi (che chiosa in nota: “Arrivato alla parte meno obbiettiva del volume, quella che mi riguarda, ho dovuto accettare la sfida di raccontare quel che ho vissuto, cercando di mantenere un tono obiettivo che non sfigurasse accanto ai capitoli precedenti”).
L’autore dissemina le pagine del libro della ben nota attenzione ai risvolti più nascosti – non soltanto nel senso letterale – senza perdere di vista dettagli emersi in seguiti nei meandri dell’editoria nostrana, con citazioni colte (ma indolori e appropriate) quasi a ogni capoverso: Lippi si schermisce “se il paragone non sembra irriverente”, ma è indubbio che quando si parla di Urania per molti versi “la semplice iniziativa editoriale si trasforma in un patrimonio, una creatura articolata in centinaia di tentacoli periodici”, d’importanza paragonabile alla Medusa e agli Oscar di Mondadori o gli Struzzi di Einaudi, che “hanno creato la lingua comune che parliamo ancora oggi, spinti dal bisogno di una letteratura civile e ammodernata”.
La collana è infatti grandemente affine – non solo per avere lo stesso editore ma per l’impatto e la durata che non accennano a diminuire – ai più celebri Gialli e a Segretissimo, insieme ai quali assume una rilevanza “all’interno dell’editoria di massa avvertita da tutti”, anche se Lippi precisa che “una storia dell’industria e delle sue varie manifestazioni resta ancora da fare”. con numerosi livelli a cui si potrebbe condurre l’indagine: “peso industriale ed economico, apporto letterario e grafico, tendenze espresse nel tempo, fino alla ricaduta sociale”.
Non troppo diversamente da altri fenomeni di enorme impatto popolare, come i fumetti Diabolik (ininterrottamente in edicola dal novembre 1962) e Dylan Dog (immancabilmente mensile dall’ottobre 1986), la più longeva delle testate di genere è rimasta l’unica superstite nei 30 mila punti vendita nazionali, sopravvissuti seppur con continue difficoltà ai mutamenti dell’editoria e della distribuzione nazionale (e via web).
Opportuno rilievo è inoltre riservato agli illustratori e in particolare ai copertinisti – dettaglio tutt’altro che trascurabile, ma spesso e volentieri metodicamente trascurato nelle analisi di settore – qui analizzati dando a ciascuno il giusto rilievo, dal fascinoso Kurt Caesar al sapiente Carlo Jacono, dall’immortale Karel Thole all’attuale Franco Brambilla: ma ognuno degli autori che si è trovato a visualizzare il futuro per colpire il lettore e convincerlo ad acquistare il volume dall’edicola (ma anche a goderne le fantastiche ricostruzioni visive nella propria collezione o sul monitor dei moderni tablet) viene sviscerato da Lippi con passione da fan e lucida spietatezza da entomologo delle emozioni.
Terminato il libro (che però va gustato e centellinato come un buon vino), la gratitudine per l’autore e tutte le persone – lettori compresi – che hanno accompagnato i decenni di fantascienza in Italia è tanta… mentre permangono le perplessità sulla relativa indifferenza di Mondadori che ha praticamente ridotto al lumicino (compreso il non stampare questo stesso libro nel 2012) i festeggiamenti del 60° anniversario, senza parlare dei recenti tagli ai compensi per i collaboratori… Per fortuna gli appassionati sono abituati a sopravvivere con “il futuro alla gola” (titolo ripreso da un’antologia di Urania del giugno 1966): però sarebbe bene non approfittarne.
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