Cominciamo con una premessa. Nel 1992 venne pubblicato il romanzo di Robert Harris Fatherland (due anni dopo diventato anche un film intitolato Delitto di Stato) che è stato un best seller mondiale. Si tratta di un thriller ben scritto e condotto, ma non certo di un capolavoro: un onesto romanzo che si legge bene, in linea con la produzione di altri scrittori specializzati ma niente di più. Non sappiamo all'estero, ma in Italia quello che colpì i numerosi recensori fu l'ambientazione: il romanzo infatti appartiene al genere ucronico ed è ambientato in una Germania del 1964 che ha vinto la Seconda Guerra Mondiale (il delitto e l'indagine che costituiscono la trama in questa sede non ci interessano). Grandi lodi all'autore per aver avuto la capacità e la forza di immaginare un simile sviluppo! Ora, come noi lettori di fantascienza ben sappiamo, l'idea era niente affatto originale e presente in numerose opere, a partire ovviamente da quel capolavoro che è La svastica sul Sole di Philip Dick, sicuramente ben più valido del romanzo di Harris sotto molti punti di vista. Ma naturalmente il libro di Dick era "solo" fantascienza, uscito in una collana specializzata, non considerabile dall'establishment…
Bene, questa premessa era solo per notare che il fatto ci sembra si stia ripetendo con la pubblicazione di Sottomissione di Houellebecq, romanzo certamente più valido di Fatherland ma anche opportunista, e che – anche in questo caso – arriva almeno secondo. Perché l'idea di una "sottomissione" all'Islam era già presente nella fantascienza, e per di più ad opera di uno scrittore italiano, Pierfrancesco Prosperi. Era infatti il 2007 quando Prosperi pubblicava per Bietti La Moschea di San Marco, che ha lo stesso sottofondo del romanzo di Houellebecq, cioè la conquista del potere da parte di un partito musulmano che vince le elezioni. Prosperi ovviamente ambienta la storia in Italia e non in Francia, la situa nel 2015 (Sottomissione invece nel 2022) e vi inserisce una trama di tipo giallo con un funzionario di polizia che indaga su un delitto che si rivelerà "di Stato", invece che la vicenda del decadimento morale di un accademico, ma lo scenario è identico. Scenario che viene mantenuto nel secondo romanzo della serie, La casa dell'Islam, dove il potere del Partito della Verità musulmano si è consolidato ma ha anche assunto toni più integralisti applicando rigorosamente la shari'a ed ha pure provocato la scissione del Nord Est dell'Italia. Nella successiva continuazione, La terza Moschea, apparso quest'anno sempre da Bietti e ambientato nel 2025, dopo alterne vicende (il commissario Vincenzi, già protagonista degli altri due episodi, viene inviato a Roma sotto copertura per sventare un attentato) sembra che la situazione torni alla normalità con la sconfitta del Partito islamico alle elezioni.
Come i due precedenti, anche questo può sembrare frammentario, perché l'autore alterna alla vicenda che sorregge la trama, che in questo caso è più spionistica che poliziesca, una serie di capitoli che di volta in volta sono estratti dalla Storia della Terza Repubblica (Mondadori, 2025), articoli di giornale, interviste televisive, stralci dagli Atti parlamentari, post sui blog, colloqui privati e altro materiale, tutto rigorosamente inventato. Ma si tratta di una scelta ben precisa che costituisce la cifra stilistica dell'autore, perché messe tutte insieme queste tessere completano il mosaico e danno un quadro quanto mai verosimile della situazione. Della situazione immaginaria, ovviamente. E attenzione al fatto che, invece, tutte le citazioni da fonti reali, riconoscibili dalla data, sono assolutamente vere e contribuiscono a dare un tocco, più che di verosimiglianza, di realtà.
Mescolando abilmente il reale con l'estrapolazione, descrivendo situazioni in modo attendibile, presentando personaggi con una precisa psicologia e senza trascurare i momenti di pura azione, con l'abilità narrativa che lo contraddistingue, Prosperi ha scritto una distopia quanto mai attuale, un romanzo di fantapolitica che non farà a meno di far riflettere. Come tutta la buona fantascienza, aldilà di quello che ne pensa (o ne sa) l'establishment.
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