Sono passati trent'anni da quando sul display di una macchina del tempo Doc e Marty selezionavano la data del 21 ottobre del 2015. Come dire: il Futuro è adesso! Stiamo parlando, ovviamente di Ritorno al futuro, il cui primo film uscì nel 1985. La Rete si è scatenata nel ricordare quest'evento: sono piovuti omaggi, tributi, parodie, citazioni. E, al cinema e in televisione, sono stati riproposti i tre film della saga.
Tanto si è scritto sui giornali e su Internet sulle previsioni contenute nel secondo episodio cinematografico, quando i protagonisti vanno per l'appunto nel 2015. Questo non c'è, questo sì, e via discorrendo. Ma non si è colto la cosa essenziale, il cuore narrativo e ideologico dei film.
Intanto, lo abbiamo già scritto altre volte, pensare – o meglio ridurre – la fantascienza ad una mera previsione di cose future è quasi una bestemmia. La fantascienza solo casualmente ha previsto cose che poi si sono avverate nel futuro, ma altrettanto sono le cose che non è riuscita a intravedere neanche con un potente cannocchiale. Essendo una forma di intrattenimento che ha al suo centro "il futuro", statisticamente parlando scrittori o sceneggiatori di film hanno per forza di cose indovinato o azzeccato qualcosa sul futuro. Ma questo non vuol dire che fossero degli ottimi astrologi.
Il centro di Ritorno al futuro, ci sembra essere una questione morale: laddove potessimo cambiare il futuro, manipolando il passato, sarebbe giusto farlo? E ciò cambierebbe davvero ciò che siamo? La Storia dell''uomo di strada, cioè di tutti noi, in fondo è fatta di bivi, sembrano volerci dire i tre film. Non importa quale strada s'intraprende, se si va a destra o a sinistra (non in senso politico), ma è importante essere davvero consapevoli della direzione che si sta scegliendo.
Poi, se ci capita tra le mani un vecchio almanacco dello sport, bé allora la storia potrebbe essere davvero un'altra cosa…
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