Sandro Battisti è, ex-aequo con Francesco Verso, il vincitore del Premio Urania 2014 con il romanzo L'impero restaurato, pubblicato in Urania con il titolo Il sangue e l'impero. Blogger e scrittore, ha fondato con Giovanni De Matteo e Marco Milani il movimento denominato Connettivismo, ma ha al suo attivo anche due romanzi romanzi – PtaxGhu6 (Kipple Officina Libraria, 2010, scritto con Marco Milani) e Olonomico (CIESSE, 2012). Le sue più recenti antologie sono del 2015 e pubblicate da Kipple Officina Libraria con i titoli di I dispacci imperiali e Nel paradigma frattale.
Lo abbiamo intervistato in occasione della pubblicazione di L'impero restaurato, in uscita su Urania n. 1624 dal titolo Il sangue e l'impero.
Quali sensazioni hai provato e cosa significa per il tuo percorso di scrittore vincere il premio Urania?
Pensavo di essere gelido, ma alla prova dei fatti mi sono scoperto anche più distaccato di quanto pensassi: il giorno che Giuseppe Lippi mi ha contattato per dirmi del Premio sono stato molto tranquillo, nessuna frenesia o gioia particolare, e c’è voluto ottobre per farmi comprendere davvero di aver vinto il Premio Urania: è stato quando mi sono trovato a Stranimondi, al panel con Lippi stesso, Dario (Tonani) e Francesco (Verso) per presentare quest’edizione del Premio e di Millemondi. Certo, la consapevolezza di aver vinto il prestigioso contest mi fa sentire l’appartenenza a una bellissima ed esclusiva famiglia, in compagnia dei grandi nomi italici che hanno dato lustro al genere; credo abbia ragione Alessandro Forlani quando dice che vincere l’Urania ti fa cambiare prospettiva: non si scrive più come prima, tutto diventa più serio e si smette di scribacchiare tanto per farlo. Si capisce di aver assunto un grosso impegno verso i lettori, gli editori, gli appassionati, se stessi, si è a un next level in ogni senso, buono o cattivo, oneroso od onorevole che sia.
L'impero restaurato fa parte di una vera e propria saga di fantascienza che è strettamente collegata al Connettivismo, il movimento di cui sei uno dei fondatori insieme a Giovanni De Matteo e Marco Milani. Ci sono altri quattro romanzi e vari racconti… Facciamo un po' il punto su queste storie del ciclo?
L’Impero connettivo è forse il mio più corposo contributo al Movimento, atto a esplorare i limiti dimensionali che abbiamo recepito all’atto della nascita del Connettivismo, confini poi ridefiniti in tutti questi anni. Con De Matteo e Milani avevamo all’epoca della fondazione una visione del continuum acerba ma lucida, divenuta poi via via sempre più matura e audace, autorevole, poderosa: in questo contesto di crescita le gesta di Totka_II, del predecessore Totka, di Sillax e di Florian, il primo personaggio che ha animato l’Impero, sono tappe di un continuo modellare l’idea di entità statale particolare, trascendente, ineffabile e aliena ma anche storica; il fatto di dominare sul tempo, oltre che sullo spazio, mi dà la possibilità di rendere verosimile una quantità di eventi e intrecci temporali, energetici, così articolati da donare la vertigine. In questo senso, l’Impero è cresciuto con e per il Connettivismo, e il fatto di essere recentemente riuscito nell’aver reso la saga imperiale un mondo narrativo aperto ad altri scrittori ha aumentato le possibilità di crescita dell’Impero stesso, come in un modello opensource, donando così al Connettivismo uno dei cardini della sua crescita/espansione, accanto alla pletora di progetti e cerebralità che co
ntinuano a percorrere il collettivo che ogni membro, di volta in volta, architetta.
Per quanto riguarda strettamente la struttura delle storie imperiali, c’è una cronistoria di massima in tutte queste puntate che ho sviluppato da undici anni a questa parte, ma è qualcosa “a blocchi”, una costruzione che serve a definire soltanto delle dinastie di fatti e tendenze coinvolgenti il metamondo connettivo. Il leitmotiv imperiale rimane la tensione alla crescita, mirata al tentativo di sconfiggere l’entropia usando le scappatoie dimensionali usate dalla dinastia d’imperatori alieni, di stirpe nephilim, in grado di uscire e rientrare a piacimento nel nostro basso continuum tridimensionale.
Tu immagini perciò un impero, nel futuro, “connettivo e postumano”, sulla scia dell'impero romano e bizantino, che si estende però nel tempo e nello spazio. Come è nata l'idea di questo scenario per le tue storie?
Rileggendo miei vecchi racconti mi sono accorto di quanto questo germe imperiale fosse maturato fin dai primi anni delle mie scritture; l’Impero è nato undici anni fa con il Connettivismo, ma i germi erano stati gettati alcuni anni prima parlando di Augusto di fronte alla vertigine del Futuro, oppure subendo il fascino di Costantinopoli o della Storia in senso generico. La mia è stata quindi una maturazione dove, a un certo punto del processo di formazione delle idee, mi sono chiesto come sarebbe stata una nazione imperiale al pari di Roma che avesse posseduto, in più, la capacità di governare sul tempo. Mi venne naturale incastonare le figure potenti dei Nephilim, di biblica memoria, nel ruolo d’imperatori di uno Stato postumano, oscuro, gothic e cibernetico, occulto, dove il motivo di evoluzione postumana sarebbe stato dato dal denaro, ovvero dall’informazione.
Fu un gioco, quasi, pensare a tutto ciò; probabilmente immaginai di svilupparne al massimo una trilogia, ma farsi prendere la mano è un attimo quando qualcosa ti caratterizza così profondamente e ora, direi che scrivere di Impero Connettivo è per me come indossare la divisa da connettivista, quella da gran parata.
I protagonisti principali del romanzo sono l'imperatore di Bisanzio Giustiniano I, l'imperatore Totka_II e il suo plenipotenziario Sillax dell'Impero Connettivo. In cosa si somigliano e in cosa si differenziano i due regnanti?
A parte l’attitudine al potere e al comando, i due non hanno nulla di simile. Giustiniano è un uomo del suo tempo, conscio della tradizione romana che è chiamato a onorare e pieno del suo immenso potere; Totka_II non è legato al tempo e nemmeno allo spazio, e si può permettere di essere lui stesso la tradizione e il potere. Giustiniano è devoto al Cristianesimo, ne governa il regno temporale, mentre Totka_II è potenza mistica e trascendentale ed è in grado di vivere ciò che per Giustiniano è di pertinenza di Dio. Anche i compiti che investono i due sovrani sono differenti, pur se ognuno di loro affronta il comando ai limiti delle proprie forze e possibilità.
La cosa che più caratterizza, però, la saga imperiale non è tanto il tratteggiare i personaggi protagonisti o comprimari, quanto l’affermarsi delle leggi quantistiche, occulte, energetiche, mistiche; in altre parole, l’Impero è il vero regno dell’inumano, l’ultima frontiera della Fantascienza, un luogo dove l’umanità o la postumanità sono pallidi riflessi di un’inutile antropizzazione, qualcosa che non serve a molto se non a confermare l’impressione che se l’umanità non fosse mai esistita, nell’universo nulla e nessuno se ne sarebbe mai accorto.
Un ruolo non secondario ce l'ha anche Teodora, la consorte di Giustiniano. Ci racconti un po', senza svelare troppo, il ruolo di questo personaggio?
Teodora, la vera moglie di Giustiniano, catalizza la parte incarnata di Totka_II esaltandone, così, le sue ascendenze dominanti. Le è destinata la parte più sessuale, quella interpretazione inconsapevolmente BDSM quantica (sesso quantistico) del romanzo, una povera donna dalle spiccate caratteristiche di comando subordinato a quello del marito, ancora più poveramente umana di Giustiniano ma che è capace di crescere in fretta appropriandosi di uno stato evolutivo lontano da quello del consorte. Sarà parte della sorpresa finale del romanzo, preparatevi.
Il tuo è un romanzo di fantascienza, ma che ha una forte “connessione” con la Storia, quella con la S maiuscola, in particolare con la storia dell'Impero Romano e di Bisanzio. È una tua passione?
Io sono di Roma e amo ogni sua declinazione storica. Sono appassionato di archeologia e di esoterismo, di occultismo, e vivere in questa magnifica metropoli oscura (è una colossale balla affermare che Roma è un luogo solare) mi ha fatto e fa percepire ogni suo luogo in modo particolarmente singolare; scrivere di Storia e di Roma è stata solo una questione di tempo, anzi credo di aver cominciato presto a scrivere cose storiche in ambito fantascientifico e più largamente, in ottica fantastica. La mia visione circolare, connettiva del sapere mi fa convergere Storia, energia, Futuro e occulto in un unico canale, e l’Impero Connettivo ne è la quintessenza; certo, continuo a scrivere di Storia SF anche al di fuori dell’Impero, ma questi rimane il luogo elettivo per parlare di Roma antica in chiave fantascientifica.
Sono passati undici anni dalla nascita del Connettivismo, quale bilancio ti senti di tracciare di questo movimento che ha comunque segnato la fantascienza italiana?
Sono orgogliosamente parte del Connettivismo, profondamente grato a De Matteo, Milani, Kremo, Tonelli, Agnoloni, Brugnoli, Gazzola, Mastrapasqua, Bertani, Moretti, Fazzari, Ferrante, Battaglia, Landini, Ferranti e tanti altri che hanno attraversato e attraversano lo spettro connettivo del nostro collettivo, nel florilegio delle arti espresse dal Movimento, dalla scrittura fino alle espressioni più multimediali della modernità, passando per gli omaggi a coloro che ci hanno preceduti e da cui pensiamo di ricavare ulteriore energia, creatività, fonte di ispirazione per nuove forme di espressione o di organizzazione. Personalmente credo che il collettivo connettivista sia una delle forme di massima espressione artistica a livello internazionale, non solo italiana; se ci trovassimo a operare negli USA o nel mondo anglosassone, credo che raccoglieremmo molto di più di quanto siamo riusciti a capitalizzare in questo decennio. Ho profonda ammirazione per ognuno dei connettivisti e sono convinto che questo Premio Urania sia, prima di tutto, un’affermazione del gruppo tutto, che si esprime editorialmente e artisticamente anche attraverso l’opera editoriale di Kipple Officina Libraria, di cui ne sono parte e a cui capo è Lukha B. Kremo, altro connettivista unitosi cinque minuti dopo l’atto fondante di Milani, De Matteo e mio. Perdonatemi, quindi, se affermo che i connettivisti hanno tuttora e sempre più maggiormente un ruolo centrale nel Fantastico italiano, non solo nella Fantascienza, perché forniscono (insieme ad altri autori, ovviamente) una possibile evoluzione del genere coerente con un futuro vertiginoso, probabile a venire.
Quali progetti hai dopo la pubblicazione de L'Impero Restaurato?
Ascolto il continuum cosa ha da dirmi. Da pochi giorni sono impressionato da una suggestione, che in realtà ci accompagna, come connettivisti, da prima che dessimo vita al Movimento. Ne sto apprezzando risvolti per me inediti, approfondimenti che erano già lì ma che non avevo compreso in alcune declinazioni. Forse non scriverò solo di quello, oppure stravolgerò le idee che ora transitano in me parlando di altro, ma so di sicuro che non sarò io a scrivere la prossima storia, come sempre essa si presenterà a me in modo medianico e io dovrò semplicemente seguirla e svilupparla, sviscerarla. Il metodo delle scuole di scrittura per me non è positivo, non è creativo, non posso scrivere di qualcosa che è già compiuto, che è già stato pensato nei dettagli, ho bisogno di vivere la concentrazione riguardo alla storia a lungo, scoprire pian piano dove il plot si sta sviluppando e rabbrividire nel trovare le connessioni finali, meravigliarmi di come esse si mostrino a me con tutte le loro implicazioni occulte e trascendentali, chiudendo il cerchio che avevo inconsapevolmente iniziato all’inizio del romanzo o, più estesamente, del progetto artistico che mi aveva ispirato.
Ritengo parte creativa anche la cura editoriale di Kipple Officina Libraria, dove affianco l’editore Kremo e la piccola redazione composta da Ksenja Laginja, Alex Tonelli, Roberto Bommarito, tutti coinvolti in un turbine di contributi e ricerca delle nuove connessioni, dove la parte del collaboratore la ricopre lo stupefacente Alessandro Manzetti, cui devo la genesi de L’impero restaurato (insieme al fantastico lavoro di editing operato da Kremo, De Matteo e Milani).
Voglio ringraziare, infine, Delos e Carmine Treanni per lo spazio concessomi e per le splendide domande che mi hanno rivolto, cui ho dovuto dedicare con immenso piacere tempo ed elevata energia psichica cerebrale.
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