Il poster italiano di Terminator: Genisys
Il poster italiano di Terminator: Genisys

Dopo aver rivisto Arnold Schwarzenegger al cinema, in qualche pellicola action qua e là, solleticava non poco l'idea di rivederlo in almeno in due delle sue iconiche interpretazioni: Conan e Terminator, ovvio, quindi, che il maggior richiamo al cinema, per Terminator Genisys, sia proprio la presenza del buon Arnold cosa che, ahimè, non basta a giustificare nemmeno il prezzo del biglietto né a risollevare le sorti del film e della saga.

Se avete visto i primi due film ricorderete di sicuro quanto fossero claustrofobici ed angoscianti, segnati com'erano dalla presenza di inesorabili macchine programmate per uccidere e decise a portare a compimento l'estinzione umana attraverso la catastrofe nucleare. Si usciva dalla visione di quei due film con la sensazione che magari stessimo tutti davvero ballando mentre la nave affondava.

Onore al merito di James Cameron, che su quei film ha apposto il proprio sigillo, perché questo episodio, invece, mi ha lasciato diverse strane sensazioni e relative domande.

La prima strana sensazione si è manifestata proprio durante la visione con questa domanda: perché mi sento come se stessi vedendo una sitcom quando si tratta di Terminator?

Sarà forse merito/colpa di Alan Taylor che mescola in questo film due delle sue migliori caratteristiche di regista (regista seriale per Il Trono di Spade e regista Marvel con Thor: The Dark World) gettando solo basi di una nuova trilogia (e quindi i tempi dilatati e i dialoghi “per presentare il personaggio”) e alleggerendo il tono perché di disgrazie ne stiamo già vivendo troppe nella vita di ogni giorno (ma allora perché produrre film di fantascienza e non solo commedie)?

L'altra sensazione è quella di serena piattezza della trama e anche qui mi sono chiesto: sarà forse che tra il primo episodio e questo sono trascorsi trentuno anni durante i quali abbiamo avuto modo di conoscere altre macchine assassine votate allo sterminio umano quali quelle di Matrix (il primo e unico episodio) e i Cylon di Battlestar Galactica by Ronald D. Moore?

E la terza, ovviamente, riguarda la premessa della storia.

Probabile, mi sono detto, che ad Hollywood gli sceneggiatori, quando vengono interpellati per mettere le mani su reboot, sequel, prequel di un franchise da spolpare fino all'osso abbiano come unico metodo di lavoro il P.T.P. (Protocollo Paradosso Temporale) e quindi via vai di linee temporali parallele, personaggi che incontrano se stessi vecchi o bambini, duelli tra terminator vecchi, nuovi e vecchissimi, e se a qualcuno dovesse balenare un “non è possibile” dettato dall'ultimo neurone logico funzionante ecco anche la riflessione filosofica del cattivo di turno: “Noi siamo come naufraghi temporali” che alla fin fine non spiega niente ma è una gran bella frase!

Insomma, sezione sceneggiatura/regia, mi dispiace, ma non ci siamo.

La sezione casting?

Salviamo Arnold (e qui non ci piove) ma per quanto i due protagonisti Emilia

Clarke nel ruolo di Sarah Connor e Jai Courtney in quello di Kyle Reese presi singolarmente siano ottimi professionisti, sui quali non avrei nulla da eccepire, è la chimica tra i due che non funziona.

Torniamo al primo episodio (e non perché pecco di nostalgia ma proprio perché è il film a pretenderlo) quello del 1984: Sarah Connor era Linda Hamilton e Kyle Reese Michael Biehn, con una presenza scenica fisica diversa, la Hamilton trasmetteva quel misto di indifeso stupore infarcito da una durezza di fondo che non si riesce a trovare in Emilia Clarke. Il viso di quest'ultima, la postura, la fisicità, la rendono fin troppo bambina e poco credibile nella versione guerriera, e quando poi si confronta con i due colossi che sono Courtney e Schwarzenegger diciamo che ne esce ammaccatina costringendo Courtney/Reese ad una recitazione dismessa, che non sembra essere nelle corde dell'attore, se proprio dovevano prendere una del cast del Trono di Spade perché non riprendere la Hadley che aveva già interpretato Sarah nella serie tv?

Quanto poi a Jason Clarke/John Connor, anche se non ci fosse stato il trailer spoileratore, bastava guardare il profilo del personaggio e la sua recitazione per capire che, prima o poi, una scivolatina nel Lato Oscuro gli sarebbe toccata. Ottima presenza gigionesca da cattivo, ma come Salvatore dell'Umanità, decisamente no. A tal punto che quando c'è la scena in cui John Connor cattivo parla con la personificazione di Skynet (interpretata da Matt Smith, avete capito bene proprio l'undicesimo dottore) è proprio quest'ultima a rimanere più simpatica.

E veniamo alla trama.

Si parte con un prologo ambientato nel futuro della guerra macchine/uomo dove vediamo il primo contatto tra John Connor e Kyle Reese e li seguiamo fino alla notte dello scontro finale per distruggere Skynet, momento nel quale viene attuata l'ultima difesa delle macchine con l'utilizzo dell' arma temporale: l'invio del T-800 nel passato allo scopo di uccidere Sarah Connor.

Mentre Kyle parte a sua volta vede John assalito da un terminator e durante il viaggio ha “reminiscenze” di una sua infanzia che in realtà non aveva vissuto.

Si passa quindi al 1984, e qui non si può che apprezzare profondamente il lavoro fatto per presentare le scene dell'arrivo del primo episodio in maniera fedele (per queste sequenze si meritano un 8 pieno) dove però Kyle Reese non trova una Sarah Connor ignara, ma una vera guerrigliera addestrata da un altro T-800 giunto dal futuro a salvarla nel 1973, cioè uno Schwarzenegger invecchiato che lei chiama... Papà?!?

Seguono incontri/scontri con poliziotti, sparatorie, inseguimenti ed esplosioni per far fuori un T-8000 (quello fatto di metallo liquido visto nel secondo episodio) il tutto condito dal senso di sitcom ingenerato dal trio Papà Terminator/figlia Sarah/fidanzato Kyle. Schwarzenegger tira fuori il nuovo tormentone “Vecchio non obsoleto” e si concede anche una battuta cameratesca con la figlia/guerrigliera “Ti sei già accoppiata?”, preoccupato com'è che non venga piantato il seme del John Connor del futuro.

Attimo di pausa per spiegare che ormai le linee temporali sono ingarbugliate più che mai e che le strane memorie di Kyle Reese sono legate all'assenza della catastrofe nucleare del 1997 che si è solo spostata venti anni avanti.

È il 2017 il nuovo punto di svolta, e Skynet è una App/Social chiamata Genisys che connetterà tutti i dispositivi di tutto il mondo permettendo, appunto, la nascita del Nemico dell'Umanità.

Ovviamente Kyle e Sarah si denudano, si abbracciano e partono alla volta del 2017 grazie al modello casalingo di macchina del tempo costruita da Papà Terminator.

Arrivati nel 2017 ricominciano gli incontri/scontri con i poliziotti (e, sorpresa, ne trovano anche uno sopravvissuto dal 1984 e fissato con i robot che vengono dal futuro), sparatorie, inseguimenti ed esplosioni super ipertrofiche portate all'eccesso per far fuori il nuovo cattivo John Connor, che non solo è consulente della Cyberdine e papà di Genisys/Skynet, ma anche un terminator formato da nano macchine.

Da questo punto in poi il cervello si disconnette (quello dello spettatore) per arrivare ad un finale dove John Connor non è stato ancora concepito, anche se i suoi genitori sono innamorati, Skynet è distrutta, Arnold si è uploadato a T-8000 e il gruppetto parte in furgone verso l'ignoto futuro tutto da scrivere.

Non manca nei titoli di coda la scena che conferma quanto sia difficile distruggere una macchina assassina.

So benissimo che resta una ampia questione aperta: chi ha mandato il terminator nel 1973 a salvare Sarah Connor?

Ma ci sono ben altri due episodi da girare per questo, no?

Adesso leggete questo:

Garth, un cyborg dal futuro, viaggia indietro nel tempo dal 2087 agli anni sessanta del Novecento, per evitare che il professor Sigmund Marx riveli la sua nuova scoperta, un'idea che renderà possibile il controllo della mente e che sarà responsabile di una società tirannica nel tempo di Garth.

Sulle tracce di Garth vengono inviati altri due cyborg programmati per eliminarlo. Garth chiede l'aiuto della dottoressa Sharon Mason, assistente di Marx, affinché uno scienziato suo amico, il dottor Zeller, lo operi ed elimini un dispositivo all'interno della sua struttura corporea che consente ai due cyborg inviati dal futuro di rintracciarlo. Intanto lo sceriffo locale comincia ad interessarsi al caso.

Alla fine Garth riesce a sconfiggere i rintracciatori e convince il professor Marx a tenere segreta la sua scoperta. Poi, con il suo futuro spazzato via a seguito del cambiamento del corso del tempo, Garth cessa di esistere, e le persone che lo hanno aiutato non ne hanno neppure più un ricordo.

È la trama di 2087 Cyborg, film del 1966 con protagonista Michael Rennie (volto famosissimo della SciFi USA) che ispirò a suo tempo Cameron per Terminator.

Quando questo film uscì nel 1966 ci fu chi si divertì a riflettere sul messaggio di monito all'uso della tecnologia e sulla paura dell'ideologia comunista considerato il nome dello scienziato pazzo, così come nel 1984 quando uscì il primo Terminator ci furono diverse riflessioni perfino su presunti significati biblici nel paragone tra Sarah Connor/Maria Madre del Salvatore e Kyle Reese/Arcangelo Gabriele.

Genisys avrebbe almeno potuto affondare i denti sul tema Social Network, visto che è da lì che fa partire Skynet, ma anche quel debole accenno si perde nella tiepidezza dell'insieme.

Come avrete capito, dunque, mi sto ancora chiedendo perché questa sensazione di insoddisfazione nei confronti di questo film al quale, tuttavia non posso non assegnare nel complesso un 6.

Per ora la risposta che mi sono dato è la differenza sostanziale di budget, enorme per questo quinto episodio, limitato per i primi due della saga e limitatissimo per il suo film ispiratore cosa che spinge a privilegiare il “blockbusterismo” rispetto alle idee e anche l'ostinazione pervicace con la quale i produttori di Hollywood si intestardiscono a rispolverare vecchi franchise invece di produrre nuove storie.

Sarebbe bello discuterne approfonditamente, magari in altra occasione.