Qualche giorno fa ha fatto un certo scalpore la recensione di Mad Max Fury Road redatta dall'esimio critico cinematografico del Corriere della Sera, Paolo Mereghetti. Che Mereghetti non abbia mai avuto simpatia per i film di fantascienza è cosa ben nota, ma questa volta il decano dei critici ha in qualche modo passato il segno, liquidando il film di George Miller come un "noioso videogame" mentre la gran parte dei suoi colleghi ne tesseva le lodi, esaltando il genio creativo del regista australiano, che era riuscito ancora una volta ad andare ben oltre il film d'azione.
Mereghetti, insomma, questa volta sembra essere andato oltre la sua solita patina di snobismo intellettuale e aver lasciato scoperto qualcosa di molto diverso: incapacità di comprendere un certo tipo di cinema, svogliatezza, e senza dubbio una buona dose di pregiudizi nei confronti del genere.
Questi pregiudizi però non li ha solo Mereghetti. Secondo l'attore, regista e sceneggiatore inglese Simon Pegg, l'idea che la fantascienza sia un genere infantile e un po' stupido è diffusa ed è sostanzialmente colpa del cinema di fantascienza. In particolare di Star Wars.
"Prima di Star Wars i film che dominavano gli incassi erano Il padrino, Taxi Driver, Bonnie e Clyde, Il braccio violento della legge. Film grintosi, amorali, artistici. Poi improvvisamente la cosa più importante è diventata la spettacolarità, e tutto è cambiato" dice Pegg in un'intervista sul settimanale Radio Times.
"Non so se questa sia una cosa positiva. Ovviamente come ho sempre confessato sono un fan della fantascienza e del cinema di genere. Ma parte di me guarda alla società come è oggi e pensa che abbiamo infantilizzato troppo i nostri gusti. Oggi noi consumiamo essenzialmente cose molto infantili, fumetti, supereroi, gli adulti guardano queste cose e le prendono seriamente!"
Pegg ha scritto la sceneggiatura (e recitato) di vari film di fantascienza o fantastici, come L'alba dei morti dementi, Paul, La fine del mondo. Attualmente sta scrivendo la sceneggiatura del terzo film della nuova serie di Star Trek.
"È una sorta di rincretinimento, in un certo senso" continua. "Perché ci porta a distrarre la nostra attenzione dal mondo reale. I film erano sfide, viaggi emotivi o dubbi morali, che potevano farti andar via dal cinema con un nuovo modo di vedere le cose. Ora andiamo via dal cinema pensando a niente di più che Hulk ha fatto a botte con un robot."
Pegg conclude: "Qualche volta mi sento come se mi mancassero le cose da adulti. Spesso penso di ritirarmi dal mondo dei geek. Sono diventato quasi un simbolo di questa generazione, ma non ci tengo affatto a esserlo. Mi piacerebbe piuttosto andarmene a recitare in qualcosa di serio."
E voi cosa ne pensate? C'è del vero nelle parole di Simon Pegg?
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