I supereroi combattono contro il male ovvio, ma sono anche impegnati a ricostruire un senso identitario che nella realtà diventa sempre più fantasmatico. Si avverte un vuoto e serve un potente impulso contro il cinismo ottundente della nostra contemporaneità. Anche i supereroi sono una metafora: come potremmo essere se riuscissimo a non sederci, a non addormentarci in porti sicuri vivendo la nostra vita o il nostro lavoro come un parcheggio. Del resto l’autodeterminazione e la democrazia richiedono senso di responsabilità e manutenzione: un’attenzione che se abbassata lascia il campo a prepotenze e totalitarismi. Dietro l'angolo l'indolenza raccontata dallo scrittore francese Michel Houellebecq nel suo romanzo fantapolitico Sottomissione. L'angoscia della libertà conduce allo scivolamento di una esausta democrazia francese nelle mani di un partito islamista. «È la sottomissione. L’idea sconvolgente e semplice, mai espressa con tanta forza, che il culmine della felicità umana consista nella sottomissione più assoluta».
In una scena di The Avengers Loki, il semidio Asgardiano maestro dell'inganno, è sul punto di sottomettere il genere umano. Spiega ad una folla inginocchiata che la libertà è una condizione innaturale per l'uomo. Dal suo punto di vista il concetto di libertà è solo una folle corsa verso il potere che allontana dalla felicità. Ma ecco il prode Capitan America irrompere sulla scena insieme agli altri vendicatori, a ricordarci che questa libertà sarà anche un peso ma comunque dobbiamo farcene carico, punto. E allora in bocca al lupo agli eroi che dovranno passare il resto della loro vita a recidere le infinite teste di forze oscure come l'organizzazione Hydra, come il neonazismo, come le guerre sante combattute da terroristi con il volto coperto.
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