Questa sorprendente teoria, poi confermata decenni dopo da diversi esperimenti, rende chiaro l’assunto secondo cui la realtà sarebbe “costruita” dall’osservatore. È possibile, con uno sforzo di pura fantasia, trovare un’attinenza tra questa teoria e quel bellissimo momento ne L’Impero Colpisce Ancora in cui Leia riesce a sentire la voce di Luke, pure a grande distanza, grazie alla Forza? O, sempre nello stesso film, in cui Luke su Degobah avverte la sofferenza dei suoi amici su Bespin? O quello in cui Obi-Wan, in Una nuova speranza, avverte una perturbazione nella Forza dovuta alla distruzione di Alderaan avvenuta a centinaia di anni-luce? Naturalmente è pura speculazione. Alcune teorie molto curiose sono state proposte, tra gli altri, dal fisico italiano new age Fabrizio Coppola e dall’americano John Hagelin. Tali teorie siano state osteggiate da buona parte della comunità scientifica a causa del loro utilizzo promozionale in favore della pratica della “meditazione trascendentale”, ma meritano comunque un accenno. In pratica, il campo unificato che costituisce il substrato della realtà, quel campo che sarebbe descrivibile attraverso la Teoria del Tutto e che riunisce in sé le forze fondamentali dell’universo, godrebbe di una curiosa proprietà, quella della consapevolezza. Coppola nel suo Ipotesi sulla realtà (1991) sostiene: «La “consapevolezza” non sarebbe il prodotto precario e quasi accidentale di un meccanismo biologico complesso (sistema nervoso e cervello), ma sarebbe una proprietà fisica fondamentale ed universale (presente a livello latente e primordiale nel campo unificato). Il cervello avrebbe invece la funzione di evidenziare ed elaborare questa straordinaria proprietà». È un’ipotesi suggestiva che consente di spiegare il rapporto misterioso tra l’osservatore cosciente e l’universo, rapporto che rappresenta un continuo paradosso nelle teorie della meccanica quantistica. Come sostengono Coppola, Hagelin e numerosi altri teorici vicini alla Maharishi University of Management (l’istituzione americana che studia questa ipotesi, fondata dal fisico e maestro indiano Maharishi Mahesh Yogi), il cervello umano potrebbe riuscire attraverso particolari tecniche di meditazione a fondersi con il campo unificato e diventare un tutt’uno con esso. Il cervello, come un laser, avrebbe l’effetto di rendere coerente e “in fase” la coscienza latente dell’universo, potendo così inoltre acuire le facoltà mentali di un soggetto. Secondo Hagelin, «il campo unificato della pura coscienza auto-interagente ed il campo unificato della moderna fisica teorica sono uno e lo stesso. In altre parole, il livello più profondo dell’esperienza umana, la pura coscienza, costituisce l’esperienza diretta soggettiva del campo unificato che attualmente viene esplorato dalla fisica teorica moderna». I sostenitori della meditazione trascendentale di Maharishi ritengono che intorno al soggetto che medita si venga a creare una sorta di campo, definito “campo Maharishi”, capace di produrre effetti positivi sul prossimo. Esperimenti pratici al riguardo si sprecano anche se vanno presi con l’ovvio beneficio del dubbio. Secondo Coppola ed altri, un esperimento di meditazione collettiva compiuto da 7000 persone nel 1983 per tre settimane produsse un “effetto Maharishi globale” che ridusse la virulenza dei conflitti nel mondo e produsse un simultaneo rialzo di tutti i mercanti finanziari. Nel febbraio 2007 Maharishi Mahesh Yogi ha inviato in sedici Paesi europei, tra cui l’Italia, alcune migliaia di esperti di meditazione trascendentale con lo scopo di creare effetti benefici alle popolazioni nazionali.Il lettore avrà subito fatto i dovuti collegamenti con la Forza di Star Wars senza troppa difficoltà. Si potrebbe sostenere che un “effetto MaharishI” è alla base della capacità degli Jedi di modificare le volontà altrui, attraverso una diretta interazione tra la coscienza dello Jedi e il campo unificato, cioè la Forza; lo Jedi, fondendosi con la Forza (il campo unificato), riuscirebbe a modificare la realtà che lo circonda. Quando Qui-Gon Jinn, attraverso la Forza, modifica il risultato del dado lanciato da Watto così da permettere la liberazione dalla schiavitù di Anakin, egli agirebbe attraverso gli effetti della meccanica quantistica. Il fisico Paul Davies nel suo Dio e la nuova fisica(1983) fa in effetti un esempio sconcertante: durante una partita a carte, sappiamo che il nostro avversario sta per calare un asso. Ma quale asso? Di cuori? Di picche? Lo sapremo soltanto quando il giocatore calerà la carta; e se accettassimo l’idea che la realtà è costruita dall’osservatore, l’asso diventerà di cuori o di picche soltanto allorquando lo vedremo. Prima si trovava in un limbo probabilistico tra le due possibilità. È chiaro il paradosso insito in ciò: il giocatore che possiede l’asso sa già, prima di calarlo, che questo è un asso di cuori o di picche. Allora quale dei due osservatori ha la precedenza? Se accettassimo la Forza di Star Wars potremmo dire che lo Jedi ha la precedenza perché, potendo interagire con il campo unificato attraverso la mente, può modificare la realtà e anche la percezione della realtà da parte dell’osservatore “dalle mente debole”. Più realisticamente, l’esempio di Davies non avviene nella realtà e ciò porta alcuni fisici a sostenere che i paradossi della meccanica quantistica non si applicano nella realtà macroscopica. Ma questo ambito c’interessa poco.
La Forza dell’universo: la filosofia Jedi e la fisica quantistica
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