L’esplodere, negli ultimi decenni, di forme sempre più strampalate di religiosità new age ha portato molte persone in tutto il mondo ad abbracciare la filosofia Jedi di Star Wars come se fosse una sorta di nuova fede. Nel 2001 il censimento nazionale in Gran Bretagna ha visto circa 390.000 persone dichiararsi “Jedi” alla voce “religione professata”. In Australia i credenti nella Forza superano i 70.000, la qual cosa ha creato un certo imbarazzo per il governo visto che le leggi australiane riconoscono lo status di religione a tutte le forme di fede che superano i diecimila adepti. Addirittura nel novembre 2006 l’ONU ha dovuto rispondere ad un appello di due sedicenti “cavalieri Jedi” i quali hanno chiesto alle Nazioni Unite il riconoscimento della loro religione (l’appello è stato respinto). In Italia è attiva nientemeno che una Diocesi Italiana del Culto della Forza (www.cultodellaforza.it), di chiara impronta caricaturale, che vuole fondere gli insegnamenti di “Star Wars” con quelli di Padre Pio: nel maggio 2005 gli adepti della diocesi inaugurarono una statua di Yoda accanto a quella di Padre Pio nei giardini di Porta Saragozza, a Bologna. Tuttavia molti appassionati della saga hanno preso giustamente le distanze da questo fenomeno, come dimostra un opportuno articolo di Davide Canavero, direttore dello “Star Wars Athenaeum”, dal significativo titolo: San Lucas? No grazie. Lungi dal voler contribuire a costruire un sostrato pseudo-scientifico per la ‘religione Jedi’, in questo articolo si punta a sottolineare una serie di similitudini tra l’idea della Forza e le teorie più audaci e significative della moderna fisica quantistica che secondo alcuni autori riprenderebbero le principali concezioni delle religioni orientali, in primis taoismo e buddismo. Poiché lo stesso Lucas ha più volte ammesso di essersi ispirato a queste filosofie per l’elaborazione del concetto di Forza, quest’analisi servirà a evidenziare la fondatezza dell’idea di fondo di Lucas, non certo la sua interpretazione in chiave metafisica.
La Forza è stata descritta nei film come un “campo di energia” che permea l’universo, presente in tutti suoi elementi, dagli esseri viventi agli alberi alle pietre. Curiosamente, questo campo di energia sarebbe costituito dai “midichlorian”, corpuscoli la cui presenza in misura maggiore alla norma in un essere vivente permette ad esso di controllare la Forza e diventare un Jedi. Naturalmente Lucas ha inserito quest’ultimo concetto solo nel 1999 con La Minaccia Fantasma allo scopo di ridurre l’appeal metafisico della filosofia Jedi; ma il fatto che la Forza sia al contempo un campo di energia e un insieme di particelle (molecole? cellule? componenti subatomici?) non costituisce di per sé un paradosso. Tutti coloro che hanno studiato elementi di fisica alle scuole superiori sanno che la luce ha una natura molto particolare, caratterizzata dalla cosiddetta “dualità onda-particella”: essa assume comportamenti descrivibili a volte come l’effetto di un’onda a volte come l’effetto di un insieme di particelle definite “fotoni”, ossia quanti di luce, pacchetti di energia. La luce è entrambe le cose e nessuna di esse: assume una delle due caratteristiche a seconda della strumentazione usata per osservarla. Questo fenomeno caratterizza tutte le particelle elementari (elettroni, protoni ecc.). Il paradigma olistico, teorizzato da fisici quali David Bohm e Frijiof Capra, è una visione particolare della realtà che può essere sintetizzata dall’affermazione di Bohm: “La parte nel tutto, il tutto nella parte”. In un suo articolo del 1975, Bohm scrisse: «Si è condotti a una nuova concezione di totalità ininterrotta che nega l’idea classica della possibilità di analizzare il mondo in parti esistenti in maniera separata e indipendente… Anzi, diciamo che la realtà fondamentale è l’inseparabile interconnessione quantistica di tutto l’universo e che le parti che hanno un comportamento relativamente indipendente sono solo forme particolari e contingenti dentro a questo tutto». Ci si può quindi rendere conto che il paradigma olistico – o “paradigma olografico” perché ispirato alla tecnica degli ologrammi – considera l’universo come una sorta di tutto indifferenziato costituito non dalle sue singole parti (quark e altre particelle subatomiche) ma dalle interazioni tra di esse. Il celebre discorso di Yoda ne L’Impero Colpisce Ancora fa riferimento a questa teoria già sostenuta dalla filosofia taoista a cui la meccanica quantistica ha conferito una robusta dignità scientifica.
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