Manoscritto trovato in una macchina del tempo abbandonata (in originale Ms. Found in an Abandoned Time Machine) è un racconto lungo di Robert Silverberg apparso per la prima volta nel 1973 nell'antologia Ten Tomorrows curata da Roger Elwood, ma poteva tranquillamente far parte di Dangerous Visions, la mitica antologia curata da Harlan Ellison. Quest'ultima uscì nel 1967, in un momento storico in cui la fantascienza abbandonava i lidi sicuri dell'Età dell'Oro ed evolveva verso territori fino ad allora poco esplorati. Entrarono così prepotentemente nelle storie argomenti come il sesso, l'uso delle droghe, l'alienazione procurata dalla vita nelle grandi metropoli, l'omosessualità. Come è noto, Ellison chiese ad un nutrito gruppo di scrittori di osare come mai avevano fatto fino ad allora, sia nel contenuto sia nella forma delle loro storie. Ed era anche questo l'obbiettivo della New Wave, il movimento letterario di quegli anni che aveva fatto della sperimentazione il suo cavallo di battaglia.
Il racconto di Silverberg s'inserisce a pieno diritto in questo filone, laddove lo scrittore americano abbandona l'uso della trama per trascinarci in un flusso di coscienza. Prima ci presenta i due protagonisti, due giovani americani, che dialogano fra loro o alternativamente parlano direttamente al lettore, e poi ci proietta in alcune situazioni paradossali che riguardano la storia dell'America e/o fatti più o meno di cronaca spicciola. Il culmine di questi eventi è il tentativo dei due giovani protagonisti, attraverso il viaggio nel tempo, di impedire l'assassinio del Presidente Lincoln, per dissipare un secolo di odio razziale. Poi l'obiettivo diventa più ambizioso ancora: controllare il cervello, e quindi le scelte e le azioni, del Presidente Nixon (nella storia indicato con il nomignolo Dick), attraverso un trasmettitore di impulsi.
L'obiettivo dei due eroi della storia è ben delineato, quando uno dei due afferma:
"La nostra libertà… la nostra liberazione… possono venire solo da una trasformazione della struttura e dei rapporti sociali… nessun gruppo può essere libero mentre un altro è ancora in catene. Noi vogliamo costruire un mondo in cui la gente possa scegliere il proprio futuro e possa amarsi senza giochi di dipendenza, e dove non muoia di fame. Noi vogliamo creare un mondo in cui gli uomini e le donne possano riferirsi gli uni alle altre come simili che si amano e che dividono ciò che hanno, e così con i bambini. Dobbiamo eliminare i due oppressori gemelli… il capitalismo gerarchico e quello sfruttatore ed i loro miti che ci avvincono così saldamente… la mercificazione del sesso, il razzismo ed altri mali inventati da coloro che governano per tenere a bada noialtri."
Quella di Robert Silverberg è una metafora dell'America, del suo ruolo nella Storia e nel mondo; della società che è riuscita a creare; di come certi valori più autentici e sani siano stati sacrificati nel nome di un progresso sfrenato che non ha più messo l'uomo al centro.
Un racconto che è fantascienza allo stato puro, ma anche un inno alla Rivoluzione, al cambiamento della società che in quegli anni sembrava possibile e di cui proprio i giovani, come i due protagonisti della storia, sembravano dovessero essere gli attori principali.
Un plauso a Sandro Pergameno, curatore della collana Biblioteca di un sole lontano, per averci dato la possibilità si riscoprire questo gioiellino del percorso artistico di uno dei grandi della fantascienza americana qual è Silverberg e un bravo a Tiziano Cremonini per la bellissima copertina che ben sintetizza l'atmosfera del racconto.
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