Dieci anni fa, il 22 dicembre, veniva alla luce ufficialmente il movimento del Connettivismo, con la pubblicazione in rete del Manifesto. Il documento era firmato dai tre fondatori del movimento, Giovanni De Matteo (X), Marco Milani (Pykmil) e Sandro Battisti (Zoon). Su altri lidi Lukha B. Kremo in parallelo e senza che avessimo avuto notizia gli uni dell’altro seguiva un altro percorso caotico, istintivo e analogo, destinato a incrociarsi presto col primo. "Ci sentivamo, tutti, esattamente come ora, voci di una sensibilità strisciante nel cyberspazio e non solo" dicono Battisti e Milani sul blog Hyperhouse , "figli dei quei tempi assai poco dissimili da questi giorni connessi e trascendentali in cui le tecnologia emergenti, le frontiere della scienza e le sensibilità mistico-occulte occupano un posto definito, e importante, nel mood che anima le nostre emozioni."
"Questo post è un misero evocare quei giorni, e tutti quelli che si sono succeduti in questa decade così emozionante, esaltante, incredibile" dicono ancora Zoon e Pykmil. "Nessuno di noi, e delle successive decine di aderenti all’idea iniziale, pensava che sarebbe successo tutto quel che è accaduto dopo; nessuno immaginava l’importanza che stavamo evocando con le nostre idee ed emozioni, percezioni, volontà. Non faccio altri nomi degli aderenti al Movimento, ne dimenticherei sicuramente qualcuno e non è giusto, l’apporto di ognuno di noi è stato determinante nell’economia del Connettivismo, nell’evoluzione di questo sistema aperto alle innovazioni, di questo molosso che ha sempre avuto e avrà forme indefinite perché nulla è scritto sulla pietra, nulla è precluso agli sviluppi futuri, alla nostra creatività, alle barriere che esistono soltanto in virtù di un’attitudine al superamento senza, peraltro, dimenticare i nostri tangibili sbocchi editoriali. Perdonate soltanto se ho nominato i miei favolosi compagni di iniziazione, è un atto dovuto nei loro confronti anche se ormai cronaca storica, spero non me ne vogliate."
Fantascienza.com quindi si unisce al coro degli auguri ai connettivisti. E in fondo possiamo dire che lo siamo un po' tutti, in qualche misura, connettivisti.
Chiudiamo ripostando anche qui quel documento storico.
Il Manifesto del Connettivismo
Siamo i Custodi della Percezione, i Guardiani degli Angeli Caduti in Fiamme dal Cielo, Lupi Siderali. Un gruppo di liberi pensatori indipendenti.
Viviamo nel cyberspazio, siamo dappertutto. Non conosciamo frontiere.
Questo è il nostro manifesto.
Canteremo la resurrezione dell’anima consumata nella tecnologia. La notte, il sogno, la visione e la connessione. E tutto ciò che sublima le nostre anime a un ordine superiore di conoscenza.
Il deragliamento dei sensi, le corrispondenze analogiche e la rottura del controllo saranno gli strumenti fondamentali della nostra ricerca.
Noi vogliamo scavare a fondo nelle carni dell’universo, penetrare sotto l’epidermide del mondo e raggiungerne il midollo pulsante. La parola, l’immagine e l’equazione sono i virus che trasportano la nostra infezione.
Noi crediamo che il mistero dell’universo è codificato in una chiave inafferrabile e indistruttibile: l’ologramma. Il principio olografico, il modello olonomico della mente e l’olomovimento: dalla struttura della realtà ai nostri schemi di senso la percezione conosce un solo paradigma, che racchiude le istanze della relatività e dell’indeterminazione.
L’ordine esplicito dischiuso al senso è solo l’immagine proiettata di un ordine implicito irraggiungibile. Non basta dissecare il mondo per svelare la verità che nasconde. Occorre risalire il fascio di luce fino alla pellicola per comprendere da dove proviene l’immagine che vediamo. Vogliamo rimontare il flusso fino a toccare la sorgente che inganna la percezione e staccare la luce: solo così solleveremo il velo.
Ci abbandoniamo al riflusso pronti a catturare l’onda irrequieta del tempo. Sulle spiagge del futuro ascoltiamo la voce dei morti e la musica che emerge da tutte le cose del mondo: il nostro sogno è un rituale di negromanzia quantistica.
Noi siamo quelli che camminano da soli per strada, quelli sospesi tra l’illusione del mondo virtuale e l’inganno del mondo reale. Scorriamo i sentieri eterei della rete, navighiamo nell’oceano dell’informazione, siamo impulsi di adrenalina nei cavi che cablano la realtà. Siamo lupi siderali alla deriva sulle correnti ioniche del vento solare, ombre che cantano alla notte per ascoltare l’eco delle voci risuonare in lontananza. Immersi nel flusso ininterrotto dell’informazione, ci lasciamo guidare da spettri e percorriamo le immense distese silenziose di periferie entropiche adagiate nel crepuscolo dei sensi. Siamo quelli che sostano all’ombra degli alberi, in ascolto del loro respiro avvolgente. E quando dormiamo, esploriamo le Terre del Sogno.
Non abbiamo nomi. Il nostro vero nome è un sussurro nel buio, un rumore nascosto nella radiazione di fondo dell’universo, un segnale immerso nel rumore bianco della materia. Il nostro nome vaga libero nella notte.
Noi siamo rabdomanti cibernetici. Ricerchiamo le connessioni segrete che custodiscono il significato e lo spirito di tutte le cose. Siamo decifratori e vogliamo scardinare il flusso di tutte le cose, risolvere il tempo nella sovrapposizione concorrente degli eventi.
Noi vogliamo cantare le strade deserte della notte, i monumenti congelati nel silenzio, le luci al neon della metropolitana, le periferie spettrali, i cimiteri di campagna, i reperti dell’archeologia postindustriale, le autostrade abbandonate, le città rase al suolo dai bombardamenti, le strade dei briganti, la morbida geometria dei corpi, il silenzio attinico di stanze d’albergo abbandonate, la carica sensuale della promiscuità tecnologica, il caos, le stelle, i pianeti deserti, le sonde lanciate verso la notte, la musica radiante di quasar morte, la tenebra metafisica di un orizzonte degli eventi, la connessione neurale. Il respiro della notte, il ruggito delle novae e i sospiri di stanze che deformano la nostra comprensione dei sogni. Siamo antenne puntate nel vuoto, variabili impazzite, violini male accordati, cronoscopi fuori fuoco. Inseguiamo la condivisione delle anime, dei luoghi, del tempo, usando antichi percorsi mistici. Viviamo nella connessione e siamo protesi verso il futuro. Per questo
noi saremo tutto!
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