Tutto comincia con uno script ideato da Jonathan Nolan (Person of Interest) per Steven Spielberg. Il regista decise poi altrimenti, ma per Christopher Nolan, Interstellar era il film che voleva fare a tutti i costi, motivo per cui diede inizio a una lunga serie di incontri con lo scienziato Kip Thorne per parlare di buchi neri, singolarità, orizzonte degli eventi, wormholes e la possibilità di viaggiare più veloce della luce.
In una intervista con The Hollywood Reporter il regista e il cast hanno raccontato la creazione del viaggio verso l'ultima speranza di salvezza dell'umanità, a cominciare da Nolan, che ha raccontato: "Io e mio fratello tendiamo a passarci i progetti l'uno con l'altro e ho sentito parlare di Interstellar per anni mentre lavorava con Kip Thorne e ho sempre pensato che fosse un progetto interessante, visto che mio fratello ci stava lavorando con Spielberg."
Così ha colto al volo l'occasione: "Quando ho intravisto l'opportunità non ho esitato, anche perché ho sempre amato la fantascienza. Uno dei miei ricordi più lontani è quello di mio padre che mi portava a vedere 2001 Odissea nello spazio sul grande schermo a Leicester square. È stata un'esperienza straordinaria poter esser portati via da questo pianeta verso i più lontani confini dell'universo."
Il che ha gettato le basi del suo futuro: "È sempre stata una mia ambizione: se avessi mai avuto l'opportunità di essere coinvolto in un grande progetto fantascientifico, qualcosa che parlasse dell'esplorazione dell'universo, avrei fatto di tutto per esserne parte."
Nolan ha una sua visione del viaggio interstellare.
"Se un wormhole potesse essere portato nella nostra realtà, allora l'uomo potrebbe viaggiare verso altre galassie. È il più grande limite per la ricerca di pianeti abitabili: la stella più vicina nella nostra galassia richiede migliaia di anni per essere raggiunta. Il film racconta alcuni dei modi per superare questo problema, ma gli studi di Thorne, la possibilità matematica che i wormhole esistano, sono il vero spunto narrativo della storia."
Ma non si parla solo di teorie scientifiche.
"La parte interessante dei miei incontri con Kip era che lui non rispondeva subito alle mie domande, si prendeva qualche giorno, parlava con altri scienziati e poi tornava con una risposta. Ma dopo che Matthew McConaughey è entrato a far parte del progetto, il baricentro della storia si è spostato su chi fossero i protagonisti in quanto esseri umani."
McConaughey spiega infatti che "Chris non è arrivato portandoci dei compiti da fare a casa, ho notato subito che fosse alla ricerca di qualcosa di originale. Ricordo la sequenza della tempesta di sabbia. Cosa può avere a che fare con un acquazzone? Eppure noi stavamo girando in una tempesta di sabbia e dovevamo dire che stava anche piovendo, che secondo me non era proprio l'ideale per una tempesta di sabbia, ma per lui era qualcosa di nuovo, che nessuno aveva mai fatto."
Anche per Jessica Chastain il percorso non è stato facile. "Ricordo che ero sul set e stavo scrivendo questa equazione davvero complessa. E volevo davvero capire di cosa stavo parlando, cercavo di memorizzare questa folle XYZ3, poi Kip mi ha detto che nella realtà sarebbe stata lunga tre lavagne!"
A loro fa eco Anne Hathaway: "Io credo che la storia parli dell'interconnettività tra tutte le cose, del fidarsi degli altri, del significato che si trova oltre ciò che conosciamo, anche se non ha senso, anche se ci fa male. Attraverso un lungo, infinito arco di tempo le cose appaiono per quello che sono e trovano il loro posto, la loro collocazione."
Anche la Chastain si trova daccordo: "Anch'io penso che siamo tutti collegati, non solo in questo momento, ma in tutti i momenti. Così, mentre cercavo di assorbire la scienza che faceva da base al film, ero molto coinvolta nella componente umana del film, che sentivo molto vicina a me."
Per realizzare il film Nolan è andato a far visita sia alla Nasa che a SpaceX: "Senti sempre questi discorsi astratti, ma loro costruiscono i razzi, vanno davvero là fuori. La nostra generazione è cresciuta con poca interazione con l'idea di lasciare il pianeta, scoprire il sistema solare, la galassia, l'universo. Ma quando lo fai sembrare possibile, cominci a pensare diversamente, la tua prospettiva cambia. Devi affrontare l'idea di queste vaste distanze, di pianeti enormi, di come appaiono i wormhole e i buchi neri, cominci a vederle come possibilità concrete, quasi palpabili. E tutto diventa entusiasmante."
E anche per la realizzazione del film Nolan ha voluto essere più reale possibile: portando crew e cast in un campo di grano a Calgary, Canada, poi in Islanda, in un ghiacciaio mitragliato da un vulcano, dove ha girato per quattro mesi usando set costruiti realmente invece di computer grafica.
Senza contare un'astronave del peso di cinque tonnellate trasportata in Islanda, un intero campo di grano piantato appositamente per il film, un robot dall'apparenza di un monolito, chiamato TARS o lanciare sul set un materiale biodegradabile chiamato C90 per creare la tempesta di sabbia, con sommo piacere del cast tecnico e artistico.
Il tutto per creare un mondo vicino alla fine e un viaggio verso una impossibile ma necessaria speranza, che da noi partirà il 6 novembre, un giorno prima rispetto agli Stati Uniti.
Vi lasciamo con il trailer più recente, siete pronti a partire?
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