Impossibile non ricordare Michael Ende, il grande scrittore tedesco che ha dato vita ad uno dei massimi capolavori della letteratura fantasy contemporanea, La storia infinita; Michael Ende, oggi, rappresenta un punto fermo nell'immaginario dei giovani ma anche dei ragazzi più attempati: lo scrittore tedesco con La storia infinita ha saputo dar vita ad un mondo accattivante, non meno articolato di quello di Tolkien. Le allegorie che Ende ha saputo creare sono un preciso affresco della società moderna: con il suo capolavoro letterario Ende ha indicato precisamente una società incapace di rinnovarsi sempre più votata a perdere i propri sogni, l'idealismo, la capacità di saper ascoltare il proprio io interiore. Se Tolkien con il Signore degli Anelli ha dato vita ad un mondo dove Male e Bene sono in lotta eterna fra di loro ricorrendo ai miti delle leggende germaniche, Michael Ende non gli è di certo inferiore per forza espressiva e capacità narrativa. Michael Ende (1929 - 1995), figlio di un pittore surrealista, fu un attento osservatore della società; amava l'Italia di un amore smisurato tanto da trascorrere proprio nel nostro paese gran parte della sua vita, e in Italia le sue storie a sei anni dalla sua scomparsa continuano a destare non poca ammirazione da parte di intellettuali e semplici amanti della letteratura fantastica.
Nell'84 il capolavoro di Ende diventa un film, un mezzo colossal ricco di effetti speciali, che però non piacque all'autore tedesco, difatti non riconobbe nella pellicola quegli intenti comunicativi che lui aveva nettamente delineato nel libro. Impossibile dargli torto: il film, pur incassando abbastanza bene al botteghino, fu un autentico flop artistico e comunicativo. Tuttavia, sull'onda del successo del primo lungometraggio, La storia infinita ha avuto altri due seguiti, uno più brutto dell'altro. Il film non è stato in grado di esprimere la vera potenza 'comunicativa ed immaginativa' di Ende, si è limitato a sorprendere il pubblico con i soliti effetti speciali, punto e basta. Ende aveva un'idea ben precisa di quello che doveva significare La storia infinita, ascoltare i sogni. La pellicola ha solo banalizzato i sogni traducendoli in paccottiglia da botteghino, proprio quello che Ende non ha potuto, e non ha voluto, sopportare. E forse proprio dalla delusione nata dalla trasposizione del suo libro in pellicola, lo scrittore tedesco ha scritto Momo, un libro che di primo acchito può sembrare una semplice fiaba, ma che in realtà è un vero e proprio atto di accusa contro chi non sa 'prestare orecchio all'innocenza' e a chi 'vive la propria vita di corsa' preoccupato solo del tempo che non potrà sfruttare per inventare qualche diavoleria da mettere in commercio.
Momo rappresenta tutto questo e molto di più. Questo Natale le sale saranno invase da molti film, per così dire, natalizi, ovvero rivolti ad un pubblico giovane; Harry Potter è già tra i favoriti, il personaggio assai banale, commerciale, della pseudo-scrittrice Joanne Kathleen Rowiling, classe 1966, si preannuncia come l'evento dell'anno, un evento tanto grande da mettere in ombra persino il non poco commerciale Tomb Raider e il solito film della Disney, Atlantis.
Momo, al contrario di Harry Potter, è una produzione modesta: la regia è stata affidata ad Enzo d'Alò e la creazione dei personaggi sono opera di Walter Cavazzuti. Enzo d'Alò si è fatto conoscere e apprezzare da critica e pubblico grazie ai lungometraggi animati La freccia azzurra e lo stupendo La gabbianella e il gatto; a tutt'oggi quest'ultimo rimane uno dei migliori film d'animazione affidati alle cure di un regista italiano. La voce del personaggio principale, Momo, è stata affidata ad una bambina di sette anni, mentre nel cast delle altre voci dei personaggi figurano nomi di tutto rispetto del panorama cinematografico italiano: Giancarlo Giannini, Diego Abatantuono e Sergio Rubino prestano la loro voce agli altri personaggi dell'ultima fatica cinematografica di d'Alò. Poi la colonna sonora è stata affidata a quella che è forse la maggiore rocker italiana, Gianna Nannini. Con questi nomi eccellenti c'è ben da sperare: Momo potrebbe essere un grande film artisticamente non inferiore a La gabbianella e il gatto.
Ma chi è Momo?
Momo è una bambina che per puro caso si ritrova nella periferia di una grande città e non sa che pesci prendere: è sperduta. Non ha conoscenza della propria età, non ha identità, apparentemente è come se non esistesse. Ai curiosi che le chiedono come si chiama, lei risponde 'Momo', e la sua sincera innocenza finisce con il conquistare un po' tutti. Momo lascia che la gente esponga i suoi problemi: lei ascolta tutti ma non dà consigli. Semplicemente ascoltando i problemi delle persone, l'umanità riesce ad affrontare le proprie debolezze. Il grande dono di Momo è quello di saper ascoltare, questa la sua grande magia, una magia semplice quanto incommensurabilmente grande. La bambina fuggita dall'orfanotrofio diventa per tutti una piccola maga, una vera maga che non ha bisogno di effetti speciali per stupire il suo pubblico. Ma la quiete della periferia viene ben presto intaccata dagli agenti della Cassa di Risparmio: chi sono questi loschi individui? Gli Agenti della Cassa di Risparmio sono rampanti uomini vestiti in grigio che non hanno tempo da perdere per ascoltare l'umanità: il loro appello è quello di economizzare il tempo, andare di fretta, non indugiare, correre, affrettarsi.
Quando Momo torna da una visita a Mastro Hora, l'anziano amministratore del tempo, deve affrontare una ben triste realtà: il mondo che aveva lasciato non è più lo stesso; gli uomini non sono più disposti ad ascoltare, vanno tutti di fretta, sono tutti indaffarati, tutti presi dall'assurda mania di economizzare il tempo. Gli Agenti della Cassa di Risparmio, non c'è che dire, hanno saputo fare una buona propaganda dei loro principi. Ma Momo non si dà per vinta convita che anche questi uomini in grigio, in fondo, hanno una loro debolezza, basta solo scoprirla.
Se il film di Enzo d'Alò ha saputo tradurre correttamente in immagini quelle che sono le premesse narrative di Michael Ende in Momo, forse, sarà il caso di parlare di un nuovo capolavoro cinematografico made in Italy così come già è accaduto per La gabbianella e il gatto. Non ci resta altro che attendere l'uscita nelle sale del film per poter esprimere un giudizio completo, maggiormente sereno più di quanto non si sia già fatto in questa sede.
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