Delos 19: Ugo Malaguti a cura di Francesco Grasso.
UGO MALAGUTI
Direttore di riviste mitiche come Galassia e SFBC, poi creatore della prima casa editrice specializzata italiana, la Libra, e in seguito della Perseo, Ugo Malaguti è uno dei personaggi che hanno fatto la storia della fantascienza in Italia.
Ricerco la sede della "Perseo Libri" vagando in una gelida serata bolognese, la neve ancora per le strade nonostante sia già Marzo inoltrato. Giunto in via Fossolo, chiedo informazioni ad una anziana signora di passaggio; costei, gentile in modo inquietante, non solo mi spiega attentamente la strada, ma insiste per accompagnarmi fino alla porta della Perseo, e rimane addirittura ad attendere che qualcuno mi apra.Il qualcuno è Ugo Malaguti in persona, che mi fa strada sino al suo ufficio attraverso labirinti di scatoloni e di libri impilati. Mescolato al fumo di sigarette (sulla scrivania, le cicche sul portacenere sembrano aculei di un riccio di mare), sento di respirare veramente la storia del fantastico italiano.
Delos: Da quanto tempo ti occupi di fantascienza?
Ugo Malaguti: La Perseo nasce nel 1984, ma naturalmente io ero nel campo da molto prima. Faccio questo lavoro da... circa 36 anni, prima con l'esperienza di "Galassia", di cui ero direttore, poi con la Libra.
DELOS: Quante persone lavorano alla Perseo?
Ugo Malaguti: Una decina, sparse per l'Italia. Tra le nostre attività, la rivista-libro "Nova-SF", che è giunta al numero 26, dedicata alle opere internazionali, e "Futuro Europa", rivista di narrativa europea e di nuove proposte, che dirigo insieme a Lino Aldani.
Delos: In che senso "europea"?
Ugo Malaguti: In senso letterale: pubblichiamo autori rumeni, finlandesi, spagnoli, polacchi, francesi, tedeschi, greci, turchi... tutti tradotti da esperti collaboratori. Ad esempio, Del Maso si occupa della Francia; mia moglie, che è tedesca, si occupa del materiale da e per la Germania... Comunque, riceviamo materiale anche da oltreoceano (si alza, estrae un plico da una catasta di corrispondenza, mi presenta un dattiloscritto in inglese con tanto di busta di ritorno preaffrancata). Non è così strano come potrebbe sembrare: l'editoria americana, per alcuni versi, è piuttosto dogmatica, e difficilmente pubblica ciò che esce da certi schemi. Per questo, non di rado gli autori statunitensi preferiscono proporre a noi i loro inediti.
Delos: Quanti dattiloscritti ricevete, in media?
Ugo Malaguti: Dall'estero circa 60 opere al mese. Dall'Italia... dipende dal periodo. A volte 40, a volte anche 100 inediti al mese. La differenza è che i dattiloscritti stranieri in genere sono romanzi, mentre quelli nostrani sono racconti. D'altronde è opinione, non solo mia, che gli scrittori italiani siano portati maggiormente verso l'opera breve... Per motivi "storici", se vuoi.
Delos: E gli autori giovani?
Ugo Malaguti: (con un sorriso ironico) Che vuol dire "giovani"? Questo termine non ha sempre avuto lo stesso significato: una volta, se si superavano i 18 anni senza sfondare, si era finiti; oggi hai 50 anni e sei ancora una promessa... (diventando più serio) In realtà, abbiamo un "parco" di autori, che seguiamo da parecchi anni, e puntiamo su di loro. Questo non esclude la ricerca di nuovi talenti, ovvio. Un'editore a volte è come un allenatore di una squadra di calcio: cura una formazione "primavera", composta di esordienti, e la usa come un vivaio, per gli esperimenti; ma, accanto a questa, ha la squadra titolare, di elementi esperti, e non la cambia fintantoché questa vince le partite.
Delos: L'editore allenatore... Devo aggiungere questa figura nella "Scala Gutemberg"... Ma come fate a capire se la squadra vince o meno?
Ugo Malaguti: Ovviamente dai dati di vendita, ma anche dai ritorni dei lettori. Noi siamo molto attenti al giudizio del nostro pubblico: spesso usiamo delle "cartoline di ritorno", in cui chiediamo di riportare il giudizio sulle opere lette.
Delos: Cosa ne pensi dell'editoria amatoriale di fantascienza?
Ugo Malaguti: Le fanzine? In generale, non ne ho una grande considerazione: costituiscono spesso un circolo chiuso, in cui si pubblicano sempre gli stessi nomi, in base al principio "tu pubblichi questo a me, io pubblico quello a te". Cosa più grave, gli stessi autori finiscono per rileggersi solo le proprie opere, ignorando le altre... Le fanzine dovrebbero funzionare come incubatrici, segnalando alle Case Editrici "regolari" le opere migliori, i nomi nuovi più interessanti: ma questo non succede quasi mai.
Delos: E dei premi letterari?
Ugo Malaguti: Vale quanto detto prima. Sono iniziative in teoria lodevoli, ma finiscono per parteciparvi sempre le stesse persone, con la conseguenza che se qualcuno si gira tutti i comitati di lettura, ed io ne ho girati parecchi, è costretto a leggersi dieci volte lo stesso racconto... Per questo, già da tempo evito di essere coinvolto in concorsi professionali o semi-professionali... (con un sorriso) Ricordo quando collaborammo al Premio Montepulciano di Mauro Scarpelli: tra le opere Perseo c'è un'antologia di racconti partecipanti a questa competizione. Considero questa raccolta come un interessante testo di "Antropologia Culturale".
(squilla il telefono: è proprio Mauro Scarpelli. Lui e Malaguti chiacchierano con aria di complicità, scambiandosi amichevoli epiteti come "bestia animalesca" ed altri bonari complimenti).
Delos: Puoi farmi qualche anticipazione sulle iniziative Perseo?
Ugo Malaguti: (si alza e mi mostra un volume in inglese) Questo uscirà a Giugno: "Take back plenty" di Colin Greenland. A Luglio avremo poi un altro tomo della collana "Storia della Fantascienza", e un'inedito di Simak, per la collana opera omnia di quest'autore. Infine, abbiamo in programma l'antologia "A Lucca mai", riservata agli autori italiani.
Delos: Cosa ne pensi di Internet? Avete intenzione di mettere un vostro sito sul Web?
Ugo Malaguti: Sono interessato, ma non a breve termine. Certo è una tecnologia estremamente intrigante... Credo che chi si occupa di futuribile debba essere naturalmente portato ad usare i nuovi strumenti.
Delos: Non tutti la pensano così. Nel campo SF c'è anche chi odia Internet, in generale la telematica (Antonio Serra, ad esempio, autore di Nathan Never, o lo stesso Giuseppe Lippi, curatore di Urania). Una volta feci notare a Marzio Tosello (ex-caporedattore di Urania) questa contraddizione, e lui mi rispose: - Cosa c'è di strano? Forse che chi scrive gialli va in giro ad ammazzare la gente? Ci si può occupare di futuribile ed odiare le nuove tecnologie allo stesso tempo... - Tu cosa ne pensi?
Ugo Malaguti: (ridendo) A me sembra una fesseria. Semmai è vero che ci si fida troppo della tecnica. Prendi i corsi di scrittura, ad esempio: c'è gente convinta che bastino a formare un autore. Che assurdità! Io lo vedo dai racconti che arrivano in visione: una volta giungevano magari opere con pecche nella scrittura, ma originali, che colpivano; adesso sono tutte tecnicamente perfette, tutte tecnicamente uguali, tecnicamente uniformi e sciatte. Ma l'autore bravo, il talento che tutti aspettiamo, non ce lo darà un corso di scrittura, proprio no...
Delos: Vuoi raccontarmi qualcosa del Premio Hugo Italiano?
Ugo Malaguti: Il Premio Hugo italiano... (ridacchia soddisfatto) Era il 1974. Luigi Cozzi era stato autorizzato dai responsabili americani a gestire il Premio per l'Italia. Quell'anno organizzammo (a quel tempo io curavo la Libra) una serie di rassegne cinematografiche a Roma, Firenze, Milano, presentando film di fantascienza che allora in Italia non si proiettavano nemmeno. Ricordo che ci fu un'affluenza di pubblico spaventosa, un successo oltre le previsioni. In quell'occasione vennero assegnati appunto dei Premi Hugo. Ad esempio, ad Isaac Asimov per la serie di Foundation. Fu un'esperienza entusiasmante, ma uscimmo dall'avventura stremati... L'anno successivo si svolse una seconda edizione, ma non ebbe lo stesso successo della prima... Non ci fu mai una terza edizione: questi momenti straordinari sono irripetibili. Erano bei tempi, tempi storici...
Delos: Hai proprio fatto la storia della fantascienza italiana, vero?
Ugo Malaguti: Non esageriamo, non sono così vecchio. Diciamo che sono contento essere stato l'ultimo dei primi, anzichè il primo degli ultimi.
Delos: Bene, è tutto. Grazie per questa lunghissima chiacchierata (mi rendo conto che siamo ben oltre l'orario di chiusura, ma non capisco se sono stato io a trattenerlo, o è stato lui a trattenere me), ed auguri.
Ugo Malaguti: Auguri a voi di Delos.
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