Anakin Skywalker, che possiede un’alta concentrazione di midi-chlorian nelle proprie cellule e quindi è considerato un privilegiato per la sua innata predisposizione “comunicativa” nei confronti della Forza, è indicato come il Prescelto, ovvero colui che porterà l’equilibrio tra il Lato Oscuro e il Lato Chiaro della Forza. Il maestro Qui-Gon Jinn è sicuro della sua scoperta su Tatooine e lo dimostra affermando dinanzi al Consiglio dei Jedi di aver incontrato una “vergenza nella Forza”, riferendosi a un’antica Profezia appartenente alla religione Jedi; anche se inizialmente Obi-Wan Kenobi definirà il piccolo Anakin “un’altra patetica forma di vita” raccolta su Tatooine. Per “vergenza” s’intende un punto (individuato in questo caso in una persona) verso cui la Forza volge, provocando una sua concentrazione particolarmente rara: a dimostrarlo è il conteggio fuori scala di midi-chlorian riscontrato nel sangue del piccolo Anakin. Continuando il gioco delle analogie tra la Bibbia e la saga di Star Wars si può affermare che il Prescelto corrisponde al Messia atteso dal popolo ebraico, in seguito individuato dalla tradizione cristiana in Gesù di Nazareth, e più volte citato dai profeti nel Vecchio Testamento.
Si legge nel libro del profeta Michea (5, 1):
“E tu, Betlemme di Efrata
così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,
da te mi uscirà colui
che deve essere il dominatore in Israele”
Tatooine, il pianeta che ha ospitato Anakin Skywalker dall’età di tre anni dopo esservi arrivato insieme alla madre come schiavo, non è considerato importante dalla Repubblica Galattica così come la “piccola” Betlemme non rappresenta certamente un problema per il potente Impero romano. Eppure questi luoghi umili, dimenticati e insignificanti, trascurati dai grandi avvenimenti e dal potere, diventano punti nevralgici della Storia, linee di partenza per deviazioni impreviste dell’avventura, necessari snodi per l’evoluzione dei personaggi e dell’universo in cui essi operano. E gli incontri che sembrano avvenire in maniera casuale avvengono in realtà per soddisfare un preciso progetto superiore; anche i fatti drammatici e gli imprevisti spiacevoli sono parte di un disegno.
E ancora, nel libro del profeta Isaia (7, 14) è scritto:
“Pertanto il Signore stesso vi darà un segno.
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio,
e lo chiamerà Emmanuele. Egli mangerà panna e miele
finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene.”
Particolarmente interessante è l’ultima frase. Persino il Figlio di Dio, scegliendo una natura umana e quindi debole e fallace, conoscerà il bene (il “miele” assicurato da Dio) e il male, la povertà, l’infelicità rappresentati dalla “panna” (o in altri testi “burro”), tipico alimento d’emergenza per tempi difficili, come sperimentato dal popolo ebraico durante l’Esodo; in contrasto con il “latte e miele” dei tempi sereni: è dall’agitazione del latte, quindi dalla condizione non tranquilla di un popolo perseguitato e in fuga, che si ricava il burro utilizzato come alimento. Dinanzi a questa conoscenza offerta dalla sua condizione umana, il Figlio di Dio dovrà imparare a scegliere tra il bene e il male una volta sceso tra gli uomini, e per un attimo, quando la sofferenza sembrerà insopportabile, chiederà al Dio Padre addirittura l’allontanamento di un calice divenuto scomodo e portatore di sicuro dolore. Alla fine Gesù sceglierà di proseguire lungo il cammino per compiere il proprio destino; Anakin Skywalker, invece, tradendo la regola del non attaccamento affettivo appresa dalla scuola Jedi, si lascia terrorizzare dall’idea di perdere i propri cari e vende se stesso, il proprio sogno di diventare un Jedi, al Lato Oscuro della Forza pur di acquisire il potere di ridare la vita ai morti e di gabbare così la fine preconizzata che attende l’amata Padmé. E lo fa in maniera conscia, come Gesù nell’orto degli ulivi, consapevole della deviazione intrapresa: <<Mi sta accadendo qualcosa, non sono il Jedi che ;;dovrei essere. Voglio di più… e so che non dovrei.>> Il maestro Yoda, nel corso di un dialogo molto intimo e filiale in Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, tenta di far comprendere a un Anakin ormai adulto che la morte, persino quella di un proprio caro, ha un lato positivo:
“… la paura del distacco conduce al Lato Oscuro…
la morte è parte naturale della vita: gioisci per coloro che intorno a te si trasformano nella Forza, dolore non avere, rimpianto non avere… l’attaccamento conduce alla gelosia, l’ombra della bramosia essa è… esercitati a distaccarti da tutto ciò che temi di perdere…”
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