McReady, invece, sembra avere chiaro in mente che la Cosa non è del loro mondo e pertanto non risponde alle “regole” della natura e di ciò che in natura conosciamo sulla Terra. A pagare per primi il prezzo della decisione del gruppo di scongelare la creatura sono i cani utilizzati per le slitte. L’alieno tenta di replicarne uno e da lì comincia la paranoia del gruppo di scienziati. Ecco come Campbell descrive il momento in cui gli uomini della spedizione scientifica scoprono che la Cosa è viva:
Connant si fermò alla curva del corridoio. Il fiato gli sfuggì bruscamente dalla gola. — Gran Dio! — La rivoltella sparò con fragore: tre ondate sonore frastornanti e quasi tangibili riverberarono nello spazio ristretto del corridoio. Altre due. La rivoltella cadde sulla neve compatta della passatoia, e Barclay vide la piccozza da ghiaccio sollevarsi in posizione difensiva. Il corpo muscoloso di Connant gli impediva di vedere, ma oltre il compagno riusciva a udire qualcosa che miagolava e ridacchiava follemente. I cani erano più silenziosi: i loro ringhi bassi erano pregni di una serietà letale. Le zampe ungulate grattavano la neve compatta, le catene spezzate tintinnavano e si attorcigliavano.All’improvviso Connant si spostò, e Barclay poté vedere cosa c’era davanti a lui. Per un secondo rimase paralizzato, poi il fiato gli sfuggì in una imprecazione sbuffata. La cosa si avventò su Connant: le braccia poderose dell’uomo vibrarono di lato la piccozza da ghiaccio, centrando per prima qualcosa che avrebbe potuto essere una mano. L’appendice scricchiolò orribilmente e la massa di carne lacerata, squarciata dai morsi di mezza dozzina di husky inferociti, balzò di nuovo in piedi. Gli occhi rossi avvamparono di odio ultraterreno e di una ultraterrena, inestinguibile vitalità.Capito che la creatura di un altro mondo è in grado di replicare in tutto e per tutto una qualsiasi creatura che risiede sulla Terra, uomo compreso, ognuno degli uomini dell’accampamento non può che guardare con sospetto, se non con malcelato odio, il proprio vicino. Secondo lo storico e critico Sam Moskowitz (1920-1997), l’impulso a scrivere questo racconto sarebbe di origine autobiografica: la madre e la zia di Campbell erano gemelle identiche e spesso facevano degli scherzi al piccolo John sostituendosi a vicenda e quindi confondendo il giovane scrittore. Sarebbe stata questa incertezza a suggerire a Campbell lo spunto per Who Goes There?L’intenzione di Campbell è anche quella di raccontare come un pugno di uomini sia in grado di sopravvivere in un situazioni e in un ambiente estremi. Non solo gli scienziati sono circondati da uno spazio “infinito” fatto solo di neve e di gelo, ma vivono anche in un campo che è necessariamente, potremmo dire, inospitale per dei normali esseri umani che non siano scienziati e tecnici dediti ad un obiettivo scientifico. Se a questo si aggiunge la paranoia di non potersi fidare del proprio collega o compagno l’ostilità ambientale può dirsi totale.
Su questo tema lo scrittore americano ritornerà anche in un suo romanzo, considerato a torto minore: Martirio Lunare (The Moon Is Hell), conosciuto anche con il titolo Luna d’inferno. Anche in questo caso i protagonisti sono degli astronauti sulla Luna che dopo due anni di missione vedono l’astronave che doveva riportarli sulla Terra precipitare. A questo punto si tratta di sopravvivere sul nostro satellite, con ossigeno e cibo che cominciano a scarseggiare e consapevoli che una missione di soccorso potrebbe arrivare troppo tardi.
In La Cosa, va aggiunto anche un particolare non di poco conto: gli scienziati scoprono che l’essere alieno non solo è in grado di replicare la forma fisica di un uomo, ma anche la sua mente, in modo da potersi comportare esattamente come una copia esatta dell’umano assimilato.
Tutto ci rende necessario ai sopravvissuti, o meglio a quelli che si ritengono umani, di distinguere chi è umano da chi è alieno. Parte così la “caccia” a un possibile test chimico che possa dire una parola definitiva su chi è chi. Ma anche questa strada “scientifica” si rivela tortuosa.
Qui, ovviamente, Campbell può dar prova di essere uno scrittore attento all’elemento scientifico della storia, dando sfogo a quella vena di scrittore hard che ha sempre dimostrato di avere con le sue storie ma anche con le scelte che ha operato come editor di Astounding Science Fiction. Ma la descrizione degli approcci scientifici con cui gli scienziati cercano di arrivare alla verità non sono affatto noiosi, anzi. La prosa, complice anche la brevità della storia, è asciutta e tesa come una lama di coltello.
Non vi riveliamo il finale del racconto, ma possiamo dirvi che è in linea con il resto del racconto e non vi deluderà.
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