Le questioni non sono semplicemente etiche o morali, ma anche pratiche. “Immaginate di comprare un’auto che si guida da sola e che l’auto perda il controllo ed investa qualcuno. Di chi è la colpa? Chi verrà denunciato? Voi o la società che ha costruito la macchina?”, si è chiesto Padilha. “Cosa succede se un poliziotto commette un errore e uccide qualcuno? Oggi è il poliziotto ad essere incolpato e non il dipartimento di polizia. Ma se il poliziotto fosse un robot? RoboCop parla proprio di tutti i problemi connessi alle nuove tecnologie”.
Non è solo un problema politico, ma anche molto personale. “Nel film la gente deve credere che la macchina sappia cosa significa essere umani, e quindi la OmniCorp lascia intatto il cervello di Alex Murphy. Lui conserva tutte le sue emozioni, tutti i suoi ricordi e le sue capacità cognitive. Tuttavia non può tenere in braccio suo figlio nè fare sesso con sua moglie”, ha spiegato Padilha. “Essere Robocop è un incubo. Il film parla del dramma di un uomo che affronta una questione esistenziale: come sarà la sua vita? Alex è una macchina o un essere umano?”
Anche se il film presenta un elemento esistenziale, il lato tecnologico è molto spiccato. I produttori del film hanno esplorato con piacere il mondo dei robot. “Una delle cose più eccitanti, sia per i filmmaker che per i fan, sono i robot”, ha dichiarato il produttore Eric Newman. “Ci siamo davvero divertiti: nel film vedremo gli ED-209, macchine omicide iper aggressive e gli EM-208, perfetti soldati dalle sembianze umane”.
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