"Cominciai a pensare ai robot come a prodotti industriali costruiti da tecnici animati da intenti puramente pratici. Li vedevo come macchine, insomma, dotate di dispositivi di sicurezza che gli impedivano di diventare una minaccia, e destinate a lavori particolari che non implicavano necessariamente l’insorgere dell’elemento patetico”. Con queste parole, Isaac Asimov descrive la sua concezione di robot, a cui deve molta della sua notorietà come scrittore di fantascienza, al punto da essere considerato il padre del moderno concetto di robot.
Questa concezione trovò sintesi nelle famose Tre Leggi della Robotica, formulate per la prima volta nel racconto Circolo vizioso (Runaround, 1942), ma la stessa parola Robotica fu coniata proprio in quell’occasione, designando così la scienza che studia i robot. L’idea di robot di Asimov è un concetto nato in piena era fordista, ossia di massima espansione del capitalismo che assunse nella fabbrica e nell’operaio i simboli più rappresentativi.
Al robot sono seguite anche altre due figure, altrettanto rilevante nell’immaginario collettivo ;;fantascientifico: il Cyborg e l’Androide.
Vale la pena ricordare brevemente che la parola robot è stata usata per la prima volta dallo scrittore e drammaturgo ceco Karel Čapek, nel romanzo RUR - Rossum's Universal Robots (1920), dove appaiono uomini artificiali, utilizzati come forza lavoro a basso costo. Il termine denota, comunque, da quel momento in poi, un uomo meccanico, un essere dotato di un corpo interamente artificiale.
Il cyborg ("organismo cibernetico" o "uomo bionico"), invece, indica una creatura che combina parti organiche e meccaniche. Una sorta di ibrid" align="left">o, dunque, fra il robot e l’essere umano.
Androide, infine, deriva dal greco anèr, andròs, "uomo", e che quindi può essere tradotto "a forma d'uomo". La coniazione del termine si fa generalmente risalire al filosofo, teologo e scienziato S. Alberto Magno (1204-1282), che la utilizzò per definire esseri viventi creati dall'uomo per via alchemica, ma il primo ad utilizzarla in un romanzo fu Mathias Villiers de l'Isle-Adam (1838-1889) in Eva futura (L'Ève future, 1886), nel quale il protagonista è addirittura Thomas Edison.
Le tre figure – il robot, il cyborg e l’androide - seppur apparse in tempi diversi nell’Immaginario collettivo, hanno, comunque, segnato il Novecento, grazie ai numerosi romanzi e ai film di cui sono stati protagonisti. E continuano a farlo. Basta vedere le recenti versioni di Terminator o il più recente restyling di una icona come RoboCop, che torna sul grande schermo. Ebbene ci sembra che queste figure siano importanti ed in qualche modo sono coeve a quella dell’intelligenza artificiale. Non c’è dubbio che la nostra società si sta avvicinando a realizzare compitamente queste icone, basta osservare le quasi quotidiane apparizioni di persone con i google glass, quegli occhiali per la realtà aumentata che già permettono una, seppur breve sintesi, del rapporto uomo-macchina. O le protesi di campioni come Oscar Pistorius e Alex Zanardi che di fatto sono già dei cyborg.
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