— Vi confesso, signore, di non comprendere le vostre intenzioni. Byron ignorò le lamentele di Cartero. Controllò di nuovo l’attrezzatura per essere sicuro di non aver dimenticato nulla. Un sacco di juta, corde, grappini, arnesi da scasso. Oltre a due pistole e una sciabola. Era passata una settimana dall’incontro con il Vescovo. Doveva fare in retta, prima di essere arrestato e trascinato in catene alla Torre.— Meglio tu non sappia molto — disse pensieroso, buttando un quaderno e un calamaio nel mucchio. — Non credo che approveresti. Era notte fonda e Mezza Luna spargeva una luce rossastra coprendo di sangue i tetti della città. Entro un paio di giorni sarebbe sorta anche Lisbet, trasformando gli altopiani in isole per l’intera stagione. Non c’era dunque molto tempo. Byron aveva preso una decisione. Non poteva abiurare e tradire il lavoro di una vita. Non esisteva una Marea Finale. Le tre lune non potevano essere presenti assieme nei cieli di Britannia. E l’incombente Anno Mille era solo un pretesto della Chiesa per aumentare il suo potere.
C’era un unico modo per dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la sua teoria rispondeva a verità.
— Il monastero di York?
Cartero lo guardò incredulo. Sembrava non credere alle sue orecchie.
— Esatto— ribatté Byron chiudendo il sacco. — Sono sicuro che la Chiesa nasconda lassù testi antichi mai consultati. Da quel che si dice vi sarebbero conservate pergamene risalenti all’arrivo dei Fondatori. Reperti originali provenienti da London!
— Nessuno ha accesso alla cima del Monte. I monaci non scendono mai a valle e solo i vescovi possono accedere alla cittadella. Il monastero è sacro.
Byron annuì. — L’unica montagna dell’intera Britannia. Al riparo da ogni marea — disse con voce sognante. — Proprio per questo custode di segreti millenari. Dobbiamo sbrigarci. Abbiamo pochi giorni, poi le prime onde allagheranno il fondo. Non riusciremmo mai a imbarcarci di nascosto o, peggio ancora, sbarcare alla base di York senza essere visti.
— Riusciremo?
— Non te l’ho detto? — fu la risposta di Byron. — Mi accompagnerai. Ho dato a Cecyl una bella somma di denaro e l’ho spedito dai suoi cugini a Lancaste. Non posso fare altrettanto con te, ho bisogno del tuo aiuto.
Cartero stava per replicare quando un vociare intenso attirò la sua attenzione. Byron si avvicinò alla finestra. In strada un gruppo di soldati marciava verso il palazzo. La luce delle torce illuminava le uniformi a bande nere e ocra dell’Inquisizione.
Si lanciarono uno sguardo d’intesa. Scesero in fretta giù per le scale uscendo dal retro e infilandosi nei vicoli bui.
Altea aveva deciso di non attendere la sua abiura!
Corsero verso L’Orlo mentre una colonna di fumo e fiamme si alzava dal centro della città, illuminando i tetti delle case. Byron si fermò un attimo a contemplare la scena. La sua casa bruciava. L’angoscia gli strinse lo stomaco in una morsa di ferro. Tutto ciò che possedeva era ormai racchiuso nel sacco che portava in spalla.
— E ora? — chiese Cartero con voce rotta.
Byron si scosse con un fremito di rabbia. — A York! — esclamò con rabbia. — Proverò la mia teoria dovessi morire nel tentativo. Nessuno immaginerà che siamo diretti al monastero. Una volta trovato ciò che ci serve, fuggiremo a Oford. Laggiù la Chiesa ha meno influenza, l’Università ci ospiterà.
Cartero scosse la testa. — Sempre se ne usciamo vivi. È uno dei posti più pericolosi di Britannia. Non sappiamo come entrare, dove andare e come uscire.
— I cancelli sono aperti sino a sera, l’abitato all’interno è accessibile. In qualche modo — terminò Byron testardo — faremo.
Le banchine erano ancora deserte e avvolte nel buio, non fu difficile scendere sino al fondo e perdersi nell’oscurità sanguigna. Una strada lastricata in pietra, incrostata di conchiglie e coralli e levigata dalle maree correva dritta per chilometri, diretta verso il monastero di York. Simili percorsi erano rari a Britannia, collegavano altopiani e luoghi di culto importanti durante le stagioni di secca.
Camminarono tutta la notte, ansimando e sputando per lo sforzo. L’aria era densa e carica di umidità e il percorso accidentato.
Mezza Luna era ormai bassa sull’orizzonte e il sole stava per sorgere in un cielo rosa. Davanti a loro si alzava una piccola montagna, simile a cesto di vimini rovesciato piantato nel paesaggio piatto e uniforme. Sopra la base di calcare bianco, corrosa dalle maree, le pendici erano coperte di boschi. Sulla cima, seicento metri più in alto, sorgeva un complesso di edifici, protetto da mura di cinta. Un insieme di campanili, torri di guardia e tetti, con al centro una cupola di rame verde smeraldo.
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