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Alia Atreides
Alia è, al pari del fratello Paul, prigioniera del destino che l’ha messa al mondo. Abominio per definizione, in quanto esposta all’orgia della spezia mentre era ancora nell’utero materno, ella ha acquisito così tutte le voci interiori delle Bene Gesserit, le coscienze di tutti gli esseri umani che l’hanno preceduta. A soli tre anni è una bambina fatta e finita, capace di uccidere il barone Harkonnen e facilitare al fratello Paul il compito di assurgere al potere. In Messia di Dune, il legame che unisce i destini di Paul e della sorella Alia si fanno evidenti. Entrambi cercano di sfuggire a quel Sentiero che li ha trasformati in mostri: «Avrei voluto essere capace di ridere», afferma tra le lacrime Alia a Duncan in un momento di sincerità. «Ma io sono la sorella dell’Imperatore che è venerato come un dio. La gente ha paura di me. Mai avrei voluto questo». Ritorna l’irriducibile contrasto tra volontà e necessità che lega i destini dei due fratelli, dove la volontà necessariamente è subordinata. Se ne rende conto Paul quanto sente la sorella esclamare che la bandiera degli Atreides ha ormai sventolato su troppe carneficine. «Era strano come entrambi provassero questa schiacciante responsabilità nei confronti di quell’universo rissoso, idolatra, sempre diviso», riflette Paul tra sé.
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