Il grande scrittore Italo Calvino sottolineò, in un suo saggio dal titolo Perché leggere i classici, che leggere da bambini e leggere da adulti procurano due esperienze completamente diverse e, inoltre, che per quanto uno possa essere un cosiddetto lettore forte, avrà sempre un’ampia rosa di libri considerati fondamentali e imperdibili che non avrà letto. Queste considerazioni di Calvino ci introducono all’argomento di questo editoriale: casa significa leggere e quanto è importante farlo fin dalla tenera età.
L’esperienza del leggere è soggettiva e ognuno può rispondere a ciò che legge in base a quelle che sono le sue esperienze pregresse e la visione del mondo che si è creato nella propria mente, ma è fuor di dubbio che leggere significa entrare in contatto con un mondo che non ci appartiene, o almeno non del tutto. Ciò significa, quasi sempre, immergersi in quel mondo e fare indirettamente un’esperienza che altrimenti sarebbe quasi impossibile fare. Se, ad esempio, leggete Robinson Crusoe di Daniel Defoe, romanzo pubblicato nel 1719, capirete cosa significa vivere su un’isola deserta e sopravvivere in un mondo dominato dalla natura, dove la civiltà non ha mai messo piede. Se, ancora, leggete 1984 (pubblicato nel 1948) di George Orwell avrete a che fare con una spietata dittatura che opprime il prossimo senza lasciare neanche un briciolo di libertà. Ancora, un romanzo come Moby Dick (1851) di Herman Melville vi istruirà sulla vita a bordo di una baleniera nell’800, ma sarà anche un viaggio nell’ossessione umana, come può essere quella di dare la caccia ad una grande balena bianca.
Leggere, quindi, si può ben dire che è come staccare un biglietto per un viaggio di cui però non si conosce a priori la destinazione e un po’ come quando si va in vacanza, alla fine si potrà dire se il viaggio (libro) ci è piaciuto oppure no.
Quello che abbiamo detto vale sia per chi ama leggere romanzi o comunque storie inventate, sia per chi ama leggere saggi. Con la differenza che nel primo si possono ricevere anche delle informazioni dettagliate su un certo luogo o argomento, mentre nel secondo è proprio l’essere informati l’obiettivo della lettura. Ma in ogni caso significa andare alla scoperta di un mondo che normalmente non ci appartiene, o in alcuni casi, solo parzialmente.
Leggere, d’altro canto, è quasi sempre un’esperienza che ci permette di abbandonare, seppur in un tempo limitato, la nostra vita quotidiana, la realtà che ci circonda ed è questo quello che più ci piace.
L’importante, tuttavia, è leggere fin da bambini e meglio ancora raccontare storie ai bambini fin dalla tenera età, in modo da poterlo abituare e invogliare a leggere quando potrà farlo da solo.
Per tornare a Calvino, leggere un romanzo da bambini o da adolescenti ha un sapore completamente diverso dal leggere quando siamo adulti, per l’ovvio motivo che da grandi abbiamo alle spalle un bel po’ di esperienza e certe cose possiamo trovare descritte nei libri non sono del tutto nuove. Diverso, invece, è il caso di quando si legge da ragazzi: il sapore che un libro ci lascia è proprio quello della scoperta di cose nuove, di esperienze ed informazioni che ci mancavano. È molto probabile, infatti, che alcuni romanzi restino nella mente più a lungo di altri proprio perché li si è letti da giovani. Non è un caso che a proposito dei classici, ossia di quei libri che si dovrebbe aver letto almeno una volta nella vita, spesso si usa il verbo rileggere. Non è inusuale, infatti, che si possa ritornare da adulti a leggere un romanzo che si è già letto nell’infanzia o nell’adolescenza, con la quasi inevitabile sensazione che quel libro riletto non era poi così bello come lo si ricordava. Il problema è che il libro non è cambiato (a meno di una pessima traduzione, ma questa è un’altra storia), ma siamo cambiato noi, ci siamo formati. E qui andiamo ad un’altra classica definizione che si usa quando si incomincia a leggere. C’è sempre qualcuno che ci propone un romanzo di formazione, un libro che – al di là della storia – ci servirà per crescere. La definizione è simile e complementare allo stesso tempo a quella di classico perché un libro è sempre, in qualche modo, di formazione, ci permette sempre di crescere.
Alla fine, in ogni caso, leggere dovrebbe comunque procurarci un sano piacere che potrà accompagnarci per tutta la vita.
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