Lo troviamo a incarnare la pervasività subdola del Male nelle pagine di Stoker e Camus, sotto forma di araldo della peste, oppure come raffigurazione del lato oscuro e aggressivo della natura nel racconto I topi di Dino Buzzati. Nel Diario di Ratman di Stephen Gilbert (diventato Willard e i topi per il cinema) il ratto diventa anche il temporaneo alleato di una ribellione - rappresentando però una pulsione freudiana incontrollabile, si rivolterà contro chi la evoca impedendogli ogni ritorno alla normalità. Nella narrativa di genere la presenza del Topos è altrettanto frequente. Perfetta simbiosi tra follia e orrore nel classico I topi nel muro di H. P. Lovecraft, diviene società parallela e avversaria nel fantasy Le spade di Lankhmar di Leiber e infine negli horror eco/catastrofici di James Herbert I topi e L’orrenda tana appare come un incubo massificato che assimila e distrugge, in linea agli odierni Zombie.
Tornando al fumetto di Lob & Pichard, è interessante anche osservare come al lato simbolico del racconto si accompagnino altri aspetti, che ne fanno un prodotto aperto a più letture.
Una di questi è di certo il carattere di cerniera che Ténèbrax può avere avuto nell’evoluzione del fumetto d’oltralpe, impegnato nel periodo tra i Sessanta e i Settanta a spostarsi dall’utenza giovanile verso un pubblico più adulto, trasformando del tutto i propri codici espressivi.
Nel 1962 assistiamo alla nascita di Barbarella di Jean-Claude Forest, apparsa sulle pagine della rivista V-Magazine. Un evento che lascerà il segno. Due anni dopo troviamo lo stesso Forest redattore-capo di Chouchou, caratterizzando le scelte editoriali dell’ebdomadario. Il suo orientamento è simile a quello di altri colleghi che in Italia incontrano una strada congeniale in riviste per adulti come Linus, su cui sarebbero poi approdati o addirittura nati vari personaggi della bedé Française. È quel che accade con l’odissea fantascientifica di Ulysse, la cui prima serie origina nel 1968 sul mensile della Milano Libri proseguendo sulle riviste Charlie e Phénix, oppure lo vediamo con Blanche Èpiphanie, eroina da feuilleton apparsa su V-Magazine ma portata al successo dai supplementi di Linus nel 1970.
La premiata ditta Lob & Pichard, dunque, apre una pista in Italia col suo Ténèbrax sull’Almanacco di Linus 1968, per continuarne le pubblicazioni sul n. 49 del 1969 e terminarne le avventure nel 1970 con un episodio nato in esclusiva per il mensile, sul n. 62. Un gruppo di storie che verranno ristampate dall’editore francese Serg nel 1973 e poi nel 1976 dalla Milano Libri in un albo dalla copertina identica, quasi a siglare un gemellaggio culturale in atto.
Infine vale la pena rimarcare che Métal Hurlant, la successiva rivoluzione del fumetto, non scorderà la grinta del personaggio di Lob & Pichard, ripubblicandone il terzo episodio nel 1979 sul supplemento Metal Humour, in compagnia di Nicole Claveloux, Nicollet, Dominique Hé e altri.
Il cerchio aperto in Francia nel 1964 va a concludersi dall’altro lato delle Alpi sei anni più tardi, con l’episodio Ténèbrax a Milano. Abbiamo visto come lo scenario lombardo non sia stato casuale nella scelta dei due autori, ma oggi, rileggendo la storia con un occhio contemporaneo, vi ritroviamo anche uno spaccato di caratteristiche italiche che lasciano riflettere.
Grazie alla sua rete metropolitana, Milano rappresenta l’approdo più vicino e più appetibile per il signore dei sotterranei. La città del racconto ci viene descritta cosmopolita, moderna e congestionata dal traffico, pur conservando dei tratti folkloristici che la rendono una sorella provinciale di Parigi. Alla rappresentazione della cittadinanza formata da poveracci in bicicletta, preti e donne incinte sciatte e piene di figli, fa eco l’immagine della polizia italiana, spesso intenta a pasteggiare a spaghetti e con una barba mal rasata che ne sottolinea l’approssimazione.
In questo particolare tessuto sociale, l’attacco di Ténèbrax si muove con una tattica più psicologica, impadronendosi di spazi e persone poco alla volta, per poi rivendicare con una conferenza stampa la restituzione della figlia in cambio della libertà dei macchinisti rapiti. La polizia con le proverbiali “mani legate”, ;;insieme all’emotività collettiva, consentono al criminale di assumere un’immagine “umana” e giustificabile, enfatizzata dai media. Identità confermata soprattutto dalle dichiarazioni dei suoi ex-prigionieri appena liberati: “Ténèbrax è un uomo in gamba! - Lasciamo fare a Ténèbrax! Là sotto sta dandosi da fare per tutti noi - Grazie al suo genio creativo l’Italia avrà presto la rete metropolitana più grande del mondo - e senza l’aumento delle tasse!”
Alla domanda di Dunor: “Ma caro signore, lei sembra dimenticare che Ténèbrax s’è impadronito del metrò illegalmente!” la candida risposta è “Vi sono circostanze in cui il bene dei popoli esige il fatto compiuto!”
Opinioni di un’attualità che mette i brividi.
Poco importa che il tutto sia dovuto a un condizionamento provocato da ormoni di topo, poco importa l’evidente intento parodistico (più acido dei vecchi film di Fernandel), quel che si deduce attraverso lo sguardo straniero è che gli italiani abbiano storicamente un debole per “l’uomo forte” di turno e che il linguaggio persuasivo di Ténèbrax somigli pericolosamente ad altre propagande passate e presenti, ma sempre uguali a se stesse.
Alla fine dell’ennesima sconfitta, causata da una fiumana di gatti sguinzagliati nella metropolitana, vedremo il sinistro figuro lasciare per sempre Milano a bordo di una talpa meccanica.
La sua voce però ammonisce il lettore con una minaccia da non trascurare: “Addio signori miei, lascio Milano spontaneamente. Addio… o arrivederci…!”
Guardando un telegiornale del 2013 viene da chiedersi se abbia mai abbandonato il campo davvero.
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