Purtroppo siamo qui ancora a scrivere, a tarda notte, una notizia col cuore spezzato. Se n'è andato ieri Frederik Pohl, uno dei più grandi personaggi del mondo della fantascienza. Per chi scrive anche un amico: ci eravamo sentiti l'ultima volta qualche mese fa a proposito dei suoi articoli pubblicati su Robot. Cosa che gli faceva molto piacere, anche perché gli permetteva di rinfrescare il suo italiano, lingua che conosceva e un po' anche parlava.
Non conosciamo ancora le cause della morte, eventualmente aggiorneremo l'articolo quando saranno rese pubbliche. Scrivere un necrologio di una persona del livello di Pohl è difficilissimo, o forse semplicissimo. In un articolo su di lui che avevo scritto su un numero di Robot l'avevo chiamato "mister fantascienza", perché Pohl aveva incarnato il genere in ogni modo possibile: era stato uno dei primi fan, animatore del club dei Futurians e delle prime fanzine e convention; aveva fatto lo scrittore, e poi il curatore di riviste, e poi l'agente letterario e poi di nuovo lo scrittore. Aveva fondato la World SF per diffondere la fantascienza non anglofona. Ha attraversato la storia di questo genere dai suoi albori all'inizio del ventesimo secolo fino alla sua agonia all'inizio del secolo successivo.
È stato anche un grande uomo anche dal punto di vista delle idee politiche, di sinistra, anche estrema per un americano, anche in momenti in cui certe idee politiche potevano tagliarti fuori dal mondo della cultura e del lavoro.
Un altro gigante che se ne va, pochi mesi dopo Jack Vance, Richard Matheson e Iain Banks.
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